Update per il Pediatra
Salute Digitale

La gestione del dialogo con l’adolescente in tema di digitale

27 Ago 2024
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La FIMP – Federazione Italiana Medici Pediatri ha realizzato la Guida “Bambini e adolescenti in un mondo digitale”, rivolta a medici, pediatri, genitori ed educatori. Questo documento, realizzato con la collaborazione di medici esperti, ha come obiettivo quello di fornire degli strumenti concreti per educare le famiglie e per promuovere una maggiore consapevolezza sull’uso equilibrato delle tecnologie digitali, creando così un percorso educativo condiviso che favorisca il benessere psicofisico e relazionale dei giovani.


 

 

L’uso del digitale, se fatto in modo adeguato, rappresenta un arricchimento per l’adolescente perché stimola i processi cognitivi, ma se diventa eccessivo e impatta gravemente nella vita sociale diventa un problema. In adolescenza un uso esagerato può sottendere problematiche psichiche, una difesa in grado di proteggere l’adolescente da profonde angosce e ansie per i compiti di sviluppo che lo attendono. Compito del pediatra, tramite il dialogo, è individuare la profonda angoscia che talvolta si cela dietro un abuso del digitale.

 

Uno sguardo all’adolescenza

L’adolescenza è un periodo della vita complesso in quanto caratterizzato da molteplici cambiamenti, fisici, psichici e sociali, che porteranno alla creazione della propria identità. Per molti adolescenti questo periodo di trasformazioni è fonte di stress: durante l’adolescenza è “normale” l’allontanamento dai genitori e la ricerca degli amici, del gruppo. Il dire “no” serve, fin dai primi anni di vita, ad affermare la propria identità e quei no vanno sempre ascoltati. L’adolescenza è anche il periodo in cui si possono manifestare i sintomi di esordio di una varietà di malattie mentali, inclusi disturbi dell’umore, disturbi alimentari e disturbi psicotici come la schizofrenia.

 

Nativi e immigrati digitali

Gli adolescenti di oggi sono nati e cresciuti in una società pervasa dalla digitalizzazione. Sono, infatti, definiti “nativi digitali”, termine coniato nel 2001 dallo scrittore statunitense Marc Prensky. Gli immigrati digitali sono invece coloro che sono cresciuti in una società ancora analogica e che hanno imparato a gestire gli strumenti digitali in età adulta. Il digitale fa parte della vita degli adolescenti di oggi ed è fonte di stimolazione cognitiva: rappresenta una sfida e non deve essere criminalizzato. Vivono in un ambiente multimediale, in cui prevale la comunicazione tramite più mezzi, diversi tra loro, per veicolare le informazioni. Questi mezzi hanno sviluppato delle aree cognitive particolari in cui l’immagine prevale sulla parola e per gli adolescenti l’accesso a internet avviene prevalentemente dallo smartphone.

 

Individuare possibili abusi

Diventa prioritario identificare precocemente l’adolescente che sta abusando dell’utilizzo del digitale perché può diventare un problema non soltanto per lui ma per l’intero nucleo familiare. L’abuso di internet può seriamente aggravare tratti psicopatologici pre-esistenti, che costituiscono la base della dipendenza, producendo un continuo processo di disconnessione del soggetto dalla realtà. Purtroppo ancora oggi continua a mancare una chiara e definita diagnosi per la dipendenza da internet. Nell’ultimo Manuale Statistico Diagnostico per i Disturbi Mentali (DSM-V), redatto dall’American Psychiatric Association (APA, 2013), è stata formalizzata la prima definizione condivisa soltanto per quanto riguarda il “Disturbo da Gioco Online (IGD)” (Internet Gaming Disorder). L’abuso di internet può innescare altre attività, come l’utilizzo eccessivo dei videogame, il gioco d’azzardo, i giochi di ruolo. Purtroppo tra le dipendenze negli adolescenti è presente anche il gioco d’azzardo. Per individuare negli adolescenti i diversi comportamenti di gioco e le eventuali difficoltà a essi legate è stato utilizzato il South Oaks Gambling Screen Revised for Adolescents (SOGS-RA), composto da 12 item che consente di descrivere tre profili di giocatore.

 

Il percorso e gli strumenti da utilizzare

Illustriamo brevemente gli elementi e gli step di un’attenta valutazione che consente al pediatra di intercettare situazioni di possibile disagio.

 

a. Individuare i campanelli di allarme

I campanelli di allarme che fanno sospettare che l’utilizzo del digitale sta diventando una dipendenza sono:

  • eccessiva quantità di tempo trascorso davanti a internet, con perdita della percezione dei propri bisogni primari, come il sonno e la fame;
  • alterazione del ritmo sonno veglia cioè rimanere svegli di notte e dormire di giorno;
  • perdita di interessi per il mondo esterno e per le attività che prima si praticavano regolarmente;
  • segnali di isolamento sociale, con netta riduzione dei rapporti con i compagni di classe e gli amici extrascolastici;
  • improvviso calo del rendimento scolastico;
  • affettività appiattita, per un rifiuto di accettare emozioni troppo grandi e difficili da gestire;
  • alterato rapporto con la famiglia, cioè non si partecipa e non si prende parte alle decisioni con la famiglia;
  • presenza di aggressività quando per un qualsiasi motivo non si può accedere alla rete o perché non disponibile o perché negata, con sentimenti di rabbia, tensione, ansia o depressione;
  • aumento continuo del bisogno di essere online e, parallelamente, manifestazione della necessità di possedere accessori sempre migliori per il computer e per il suo utilizzo;
  • ricorrere a discussioni e bugie, soprattutto quando si parla del tempo trascorso online.

In casi estremi, fortunatamente rari, alcuni adolescenti smettono di andare a scuola. Vi è il ritiro sociale e passano la maggior parte del tempo a giocare con videogiochi sul web.
Nel 1998 gli studi di Kimberly Young indicarono le conseguenze del protrarsi di lunghi periodi di attività in rete (e in posizioni poco salutari):

  • perdita o impoverimento delle relazioni interpersonali;
  • modificazioni dell’umore;
  • alterazione della percezione del tempo;
  • sintomi fisici (tunnel carpale, dolori al collo e alla schiena, problemi alla vista).

 

b. Il setting

Alcuni consigli su come creare un setting favorevole all’ascolto dell’adolescente, che spesso si sente inadeguato sia nello studio del pediatra, sia in quello del medico di famiglia.

  • Sala d’attesa dedicata: l’ambiente deve essere idoneo, evitando la presenza contemporanea di lattanti, bambini piccoli e con patologie acute. La visita deve avvenire in una stanza abbastanza lontana da quella di attesa in modo che il colloquio non possa essere ascoltato.
  • Nella visita garantire la riservatezza. Molto spesso gli adolescenti non amano essere visitati davanti a uno dei genitori e questo desiderio va rispettato. Nella visita è bene mostrare al paziente uno schema dello sviluppo sessuale per spiegare come procede lo sviluppo e quali cambiamenti bisogna aspettarsi.
  • Riservare dei tempi dedicati: disponibilità di giornate prestabilite o con fasce di orario dedicate. Se l’adolescente lo desidera, proporre alla famiglia che il colloquio si svolga in assenza di terze persone.
  • Dare la disponibilità telefonica direttamente all’adolescente e dicendo che qualora ti voglia parlare sei sempre disponibile.

 

Il colloquio con l’adolescente

Tra gli adolescenti che trascorrono un eccessivo tempo sulla rete, si devono distinguere due principali tipologie: dipendenti “per fuga” e “per azione”. I primi sono i “ritirati sociali”, i secondi, i “sovraesposti sociali”. Sono in proporzione più frequenti i ritirati sociali, in cui l’abuso nell’utilizzo della rete si configura come una difesa in grado di proteggerlo dal mondo esterno, reale, percepito come troppo complesso e pericoloso oppure per paura del fallimento, del rischio di fare una brutta figura, perché fondamentalmente sono presenti una profonda insicurezza e angoscia.

Il clinico, quando ha tra i suoi pazienti un adolescente i cui genitori riferiscono un preoccupante utilizzo del digitale tanto da compromettere la vita sociale, familiare e scolastica, ha una grande responsabilità, cioè quella di individuare precocemente e di riconoscere se sono presenti disturbi emotivi e comportamentali che sottendono l’eccessivo utilizzo del digitale. Questi disturbi vanno individuati nella fase in cui non sono chiaramente evidenti, cioè “sottosoglia”. Un disturbo psichico in adolescenza va trattato precocemente perché può compromettere la futura qualità della vita e le relazioni sociali. Gli adolescenti spesso somatizzano un disagio psichico, e possono lamentare sintomi somatici non accompagnati da un’obiettività clinica: “le reazioni psichiche mascherate da quelle fisiche”.

Nel valutare i comportamenti problematici è indispensabile sapere se l’adolescente vive in una famiglia disponibile ad ascoltarlo, che di fronte alle difficoltà è di supporto o se, invece, sono presenti problematiche conflittuali che possono incidere pesantemente sulla serenità domestica. L’abuso di internet spesso è la punta di un iceberg ed esprime un’angoscia profonda. Riconoscere tempestivamente un disagio sociale o psichico può suggerire di valutare la possibilità di indirizzare il nostro adolescente verso un servizio di psicoterapia o neuropsichiatrico infantile.

 

La gestione

Il colloquio con un adolescente spesso non è semplice. Presuppone la presenza delle “tre C”: competenza, credibilità e fiducia (competence, credibility, confidence). La fiducia si ottiene se si è competenti e soprattutto credibili. In questo il pediatra curante è facilitato, perché spesso conosce da sempre il suo paziente adolescente. Il presupposto indispensabile per instaurare un rapporto di fiducia reciproca è aver avuto, da sempre, un rapporto diretto con il bambino futuro adolescente, rivolgendosi direttamente a lui, chiamandolo per nome e ascoltando le sue richieste sempre con attenzione, adottando con il passare degli anni un linguaggio adeguato all’età. Questo atteggiamento richiede un esercizio e una capacità comunicativa, che anche se non innata, si può acquisire con gli anni. Quando poi quel bambino diventa adolescente sa che può contare sul suo pediatra, perché negli anni l’ha sempre ascoltato e supportato. Il colloquio rappresenta un’occasione per indagare se sono presenti determinati comportamenti a rischio, e per dare la possibilità all’adolescente di esprimere il disagio, l’ansia, la rabbia.

Come condurre il colloquio con un adolescente:

  1. rivolgersi direttamente all’adolescente e ascoltarlo attentamente quando parla delle sue preoccupazioni mostrando un reale interesse;
  2. rispettare la sua riservatezza se ad alcune domande/osservazioni non risponde;
  3. spiegargli che rispetterai il vincolo del segreto tranne alcune eccezioni. Questo punto serve ad aumentare la fiducia verso il medico;
  4. esplorare il suo mondo e chiedere del rapporto con i genitori ed eventuali fratelli, con i compagni di classe, gli insegnanti e con gli amici extrascolastici;
  5. utilizzare domande aperte, non giudicanti, chiedendo dei suoi interessi e solo in seguito porre domande specifiche, più personali. Importante è raccogliere una completa anamnesi psicosociale con particolare attenzione a eventuali comportamenti sociali a rischio/dannosi o storia di violenze/abusi. Si può utilizzare il questionario HEADSS, che rappresenta uno strumento riconosciuto a livello internazionale per l’anamnesi psicosociale negli adolescenti e comprende i seguenti ambiti: casa, scuola e lavoro, comportamento alimentare, attività e gruppo di pari, droghe, sessualità, rischio di suicidio e depressione, sicurezza. Tramite questo questionario l’adolescente può scoprire quali sono le aree di preoccupazione e angoscia;
  6. invitare più volte l’adolescente a porre domande;
  7. può essere utile chiedere di visionare la scheda di valutazione in cui vi è il riepilogo dei risultati scolastici. Le valutazioni finali dell’anno scolastico forniscono importanti informazioni se vi sono stati dei cambiamenti significativi nei comportamenti e/o nelle prestazioni durante l’anno;
  8. identificare quali sono i fattori protettivi e di supporto che possono essere utilizzati per favorire la resilienza.

Durante i colloqui è possibile determinare le cause dell’uso eccessivo della rete. Alla base vi sono di solito l’insicurezza e la sensazione d’inadeguatezza provocate dal confronto con il mondo reale, per cui il mondo virtuale diventa una difesa, un riparo, il mezzo tramite cui rapportarsi al mondo esterno. Questo atteggiamento è giustificato dal periodo di profonde trasformazioni fisiche e psichiche che avvengono nell’adolescenza.

Se dal questionario HEADSS sono evidenziate abitudini di vita pericolose e/o scorrette, ci viene in aiuto una tecnica, “il colloquio motivazionale”, il cui obiettivo è valutare e valorizzare il grado di volontà dell’adolescente di cambiare le sue abitudini scorrette, evitando nella maniera più assoluta di forzarlo, collaborando alla sua personale idea di cambiamento. Per fare ciò bisogna quindi definire insieme (psicoterapeuta o adolescentologo e paziente) gli obiettivi da raggiungere e come raggiungerli.

 

Il colloquio con i genitori

Il colloquio con i genitori è un momento molto importante. Spesso i genitori si rivolgono al pediatra preoccupati per l’uso smodato del digitale da parte del figlio, nel timore che ci sia una dipendenza che possa avere effetti negativi sulla salute mentale e sui rapporti sociali. In questo incontro, con opportune domande, si valuta se le loro preoccupazioni sono fondate.
In un momento successivo, e sulla base di quanto appreso dai genitori, si passerà al colloquio diretto “a tu per tu” con l’adolescente che deve avere la consapevolezza che le sue preoccupazioni saranno “realmente ascoltate” e quindi che può esprimere le sue sensazioni e le sue paure e soprattutto può raccontare i suoi problemi senza l’aggiunta del contenuto emotivo che, se presenti, possono dare i genitori.
Solo in seguito, nei tempi e modi che si riterranno più opportuni, si potrà passare a un colloquio in presenza sia dell’adolescente sia della famiglia.
Riveste quindi molta importanza la figura del pediatra adolescentologo, preparato ad affrontare tutte le problematiche di questa difficile età di transizione.

 

 

 

LEGGI LA GUIDA FIMP “BAMBINI E ADOLESCENTI IN UN MONDO DIGITALE”

 

 

 

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