Update per il Pediatra
Nutrizione

Impatto nutrizionale e psicosociale nell’allergia alimentare in età pediatrica: necessità di una visione a 360 gradi

14 Apr 2023
allergia-alimentare

Da Rivista Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica, organo ufficiale SIAIP

 

Riassunto 

Il trattamento dell’allergia alimentare IgE-mediata consiste nell’evitare l’alimento causa di reazione allergica. In associazione, è indicato un piano di azione per reazione allergica, a volte comprensivo di adrenalina autoiniettabile. Oltre a tali implicazioni dietetiche e mediche, ne sussistono due ugualmente importanti: nutrizionali e psicosociali. Dal punto di vista nutrizionale, è noto che i bambini affetti da allergia alimentare presentino un ritardo di crescita staturoponderale rispetto ai loro coetanei sani. Nello specifico, tale deficit staturoponderale è direttamente correlato con lo specifico elemento escluso dalla dieta, il numero di alimenti esclusi e la durata della dieta di eliminazione. Dal punto di vista psicosociale, spesso il bambino non può mangiare gli alimenti che assumono gli altri conviviali, percepisce un alone di ansia genitoriale intorno al suo momento del pasto, lui stesso può aver paura che ciò che assume può avere conseguenze dannose per la sua salute. Inoltre, la sua qualità di vita e quella dei suoi genitori appare inficiata. La necessità di gestione della problematica allergologica, nutrizionale e psicosociale, rende il nutrizionista pediatra e il neuropsichiatra infantile figure di supporto dell’allergologo pediatra nella gestione del bambino affetto da allergia alimentare.

Parole chiave: allergia alimentare, dieta di eliminazione, difficoltà di alimentazione, qualità di vita

 

 

“Dottore, sono triste. Qualche giorno fa abbiamo festeggiato il Natale in famiglia, tutti hanno mangiato una fetta di pandoro allo scoccare della mezzanotte e io non ho potuto partecipare.” A parlare è una bambina di 4 anni, affetta da allergia alimentare all’uovo. Ebbene, questa frase rappresenta il vissuto del bambino affetto da allergia alimentare. Attualmente il trattamento dell’allergia alimentare IgE-mediata consiste nell’evitare l’alimento causa di reazione allergica. In associazione, è indicato un piano di azione per reazione allergica, a volte comprensivo di adrenalina autoiniettabile 1. Oltre a tali implicazioni dietetiche e mediche, ne sussistono due ugualmente importanti: nutrizionali e psicosociali.

 

Implicazioni nutrizionali

È noto che i bambini affetti da allergia alimentare presentino un ritardo di crescita staturoponderale rispetto ai loro coetanei sani 2. Nello specifico, tale deficit staturoponderale è direttamente correlato con il numero di alimenti eliminati dalla dieta e con la durata della dieta di eliminazione 3,4. Altresì, appare evidente che l’eventuale presenza di un deficit nutrizionale sia correlato allo specifico alimento escluso dalla dieta 5. Posto che latte vaccino e uovo rappresentino gli alimenti maggiormente implicati nell’eziologia dell’allergia alimentare in età pediatrica 6, l’adeguatezza nutrizionale di una dieta priva di tali alimenti può essere problematica, in quanto latte vaccino e uovo forniscono una parte importante dei nutrienti nella dieta di un bambino e sono presenti in differenti alimenti, complicando quindi le scelte dietetiche del bambino.5 In merito al latte vaccino, la sua eliminazione dalla dieta, in assenza di dieta bilanciata o di supplementazione vitaminica, è correlata a deficit di calcio e vitamina D, in associazione a ridotta densità minerale ossea e insorgenza di rachitismo 7,8. Ulteriori potenziali carenze nutrizionali, coinvolgenti zinco e vitamine del gruppo B, possono inoltre essere riscontrate in tali bambini 9. Allo stesso tempo, in merito all’allergia all’uovo, una dieta di eliminazione può essere associata a deficit di vitamine del gruppo B, vitamina D e selenio 5. Anche frutta a guscio, pesce, crostacei, soia, grano possono causare allergia alimentare in età pediatrica. L’istituzione di una dieta di eliminazione da tali alimenti può potenzialmente comportare ulteriori deficit di micro- e macronutrienti e di vitamine 5,10-14 (Tab. I).

 

 

In linea generale, le carenze nutrizionali più comunemente descritte nei pazienti affetti da allergia alimentare in età pediatrica sono rappresentate da vitamina D, zinco, ferro, vitamine del gruppo B e acidi grassi 13. Il percorso di ogni bambino affetto da allergia alimentare deve quindi prevedere anche una valutazione nutrizionale e bilanci di crescita più frequenti rispetto ai bambini sani 14. La realizzazione di questo obiettivo si estrinseca mediante una stretta collaborazione tra pediatra nutrizionista e pediatra di base. Nello specifico, sia il controllo periodico della curva di crescita staturoponderale che la stima delle necessità nutrizionali del bambino a seconda della sua età e compliance sia alla dieta priva dell’alimento implicato e alla dieta sostitutiva, finalizzata a limitare eventuali carenze nutrizionali, rappresentano il cardine dell’approccio nutrizionale alla problematica dell’allergia alimentare in età pediatrica 14. Tali aspetti possono essere verificati anche tramite l’utilizzo di questionari dedicati, come il Food Frequency Questionnaire (FFQ) 15. Curva di crescita staturoponderale e assetto nutrizionale sono fortemente interconnessi. È infatti dimostrato che un rallentamento della curva di crescita staturoponderale rappresenta l’indicatore maggiormente sensibile di una carenza nutrizionale 16. La tempistica delle visite di controllo del bambino varia a seconda dell’età del paziente. In assenza di fattori di rischio, appare ragionevole una programmazione dei controlli di crescita staturoponderale al tempo 1, 2, 4, 6, 9, 12 mesi di vita nel primo anno di vita e successivamente ogni 6-12 mesi e, qualora questa non presenti connotati patologici, una valutazione dell’apporto nutrizionale ogni 12 mesi (Tab. II) 14.

 

 

Nell’ambito della valutazione di quest’ultima, alcuni esami ematici possono permettere un inquadramento maggiormente specifico di tale aspetto: emocromo, elettroliti, azotemia, creatinina, profilo lipidico (colesterolo totale, HDL, LDL, trigliceridi), profilo proteico (elettroforesi proteica, albumina, prealbumina, RBP), assetto marziale (ferro sierico, ferritina, transferrina), vitamine e micronutrienti 14.  Nell’ottica di tali controlli seriati, è fondamentale l’individuazione di specifici fattori di rischio, in presenza dei quali occorre intensificare la programmazione dei controlli staturoponderali e dell’assetto nutrizionale 14. Essi sono: diagnosi ritardata di allergia alimentare, insorgenza di tale allergia in età precoce, presenza di allergie alimentari multiple con eliminazione della maggior parte degli alimenti dalla dieta, eliminazione dalla dieta di alimenti ad alto valore nutrizionale (latte vaccino, uova), scarsa conformità alla gestione della dieta (riluttanza ad ampliare la dieta), estrema autolimitazione del cibo, associazione con malattie atopiche (asma, DA) o malattie croniche 14. A ogni modo, una dieta sostitutiva permette l’introduzione di quantità adeguate di tutti i nutrienti 16. È fondamentale che essa non sia casuale, ma pianificata da un pediatra nutrizionista. È peraltro dimostrato che un counseling dietetico sia associato a un miglioramento dei parametri antropometrici e laboratoristici nutrizionali in pazienti affetti da allergia alimentare in età pediatrica 17. L’integrazione farmacologica dovrebbe essere considerata quando le modifiche della dieta sono inadeguate a soddisfare i bisogni di vitamine, minerali e oligoelementi 14.

 

Implicazioni psicosociali 

Si pensi a un bambino affetto da allergia alimentare mentre è a tavola o a una festa. Spesso non può mangiare gli alimenti che assumono gli altri conviviali, percepisce un alone di ansia genitoriale intorno al suo momento del pasto, lui stesso può aver paura che ciò che assume può avere conseguenze dannose per la sua salute. Non sorprende quindi che tra il 25 e il 45% di bambini affetti da allergia alimentare abbiano problematiche ascrivibili a difficoltà nell’alimentazione 18. Tale difficoltà nell’alimentazione sembra rintracciare le sue cause già nei primi mesi di vita del bambino 19. L’atto di alimentarsi è un comportamento appreso che si sviluppa attraverso una interconnessione di abilità motorie, sensoriali, componenti psicosociali e comunicazione con il genitore 19. Tale fisiologica modalità di apprendimento può essere interrotta dall’insorgenza di una patologia (come l’allergia alimentare) e dallo stress ambientale associato 19. Tale interruzione può interferire non solo con il corretto apprendimento delle sequenze motorie che conducono il bambino ad alimentarsi, ma anche con la motivazione e l’accettazione da parte del bambino dell’atto di alimentarsi 19. Ciò può condurre a frustrazione, ansia e alterazione delle tecniche di insegnamento dell’alimentazione da parte del genitore 19. Questo a sua volta influisce negativamente sulla partecipazione del bambino ai pasti in famiglia 19. Se ne deduce che l’insorgenza della difficoltà alimentare non è legata solo al bambino, ma anche al genitore 20. L’ansia può giocare sicuramente un ruolo nel rifiuto del cibo 20. Tale sintomatologia ansiosa si può esprimere nel rifiuto del cibo basato sulla paura legata a precedenti esperienze negative, riflettendosi anche su alimenti che non sono stati identificati come allergeni che il bambino deve evitare, ma che sono motivo di sintomatologia ansiosa a causa del fatto di essere una novità presentata a tavola 21. Tale sintomatologia ansiosa non è propria soltanto del bambino 21. Anche il genitore ne può essere affetto, comunicandola al bambino sia verbalmente che non verbalmente 21. Tale ansia genitoriale innesca un circolo vizioso che rinforza l’inflessibilità e il rifiuto del cibo in alcuni bambini, dando luogo a un fenomeno di selettività alimentare 19. Nell’ambito delle visite di controllo, il pediatra ha il compito di riconoscere alcuni campanelli di allarme, che possono condurre al sospetto di difficoltà nell’alimentazione: difficoltà nella deglutizione, preferenza per liquidi o per alimenti non adeguati all’età, conati di vomito o episodi di vomito legati al pasto, eccessivo tempo di masticazione e del consumo del pasto in generale, accettazione solo di un esiguo numero di alimenti nella dieta o di una ridotta quantità degli stessi, tempistica dei pasti principali non regolari con tendenza a numerosi spuntini nel corso della giornata, sintomatologia ansiosa al momento del pasto 19-20. Individuate le eventuali criticità nell’ambito dell’alimentazione del bambino, è compito del curante richiedere una valutazione neuropsichiatrica infantile con la finalità di confermare l’eventuale problematica di difficoltà alimentare del bambino prima che essa diventi strutturata. Tale trattamento dovrà prevedere il coinvolgimento di un’equipe multidisciplinare, coinvolgendo anche le figure del logopedista e dello psicologo 13. A ogni modo, il successo del trattamento dipende in gran parte dall’impegno del genitore e dalla sua educazione sulle strategie di trattamento e la loro applicazione sia nel contesto domestico che all’esterno 19. La gestione del bambino affetto da allergia alimentare al di fuori dell’ambiente domestico appare cruciale anche dal punto di vista sociale 19. Infatti, il bambino affetto da allergia alimentare può avere ridotta opportunità di partecipare ad ambienti di pari livello come gruppi di gioco o la scuola materna a causa della preoccupazione del genitore 19. In merito all’esposizione accidentale agli allergeni alimentari a cui è allergico il bambino 19. Questa pratica, limita anche l’abilità del bambino di “imparare a mangiare”, con le abilità di sviluppo associate 19. Inoltre, alcuni pazienti non superano l’allergia alimentare durante la prima infanzia. In tali soggetti appare significativa l’associazione tra allergia alimentare e connotati patologici a livello emozionale e sociale 22, tra cui ansia e depressione 23,24. Tale osservazione si struttura nell’ambito delle evidenze presenti in merito all’associazione tra pattern alimentari restrittivi e insorgenza di anoressia e bulimia nervosa in adolescenti e giovani adulti 25,26. Recenti evidenze hanno dimostrato tale correlazione anche nell’ambito dell’allergia alimentare 27 e la probabile sussistenza di un’associazione tra allergia alimentare, dispercezione corporea e disturbi del comportamento alimentare 28. Ne consegue che l’allergia alimentare sembra così assumere anche un connotato sociale 29. Il 53% delle famiglie con bambini affetti da allergia alimentare hanno abbandonato il tavolo del ristorante in almeno un’occasione, l’89% evitano specifici ristoranti, il 57% hanno modificato la pianificazione delle loro vacanze almeno in un’occasione, il 69% decidono di accompagnare il loro figlio nei viaggi organizzati dalla scuola, il 25% hanno cambiato scuola al proprio figlio 29. L’allergia alimentare ha quindi un impatto sulla qualità della vita degli individui affetti e dei loro caregiver. Molti fattori possono influire sulla qualità della vita di un bambino, quali la sua età, la gravità dell’allergia alimentare e l’anamnesi allergologica 30.

 

Conclusioni

Quali devono essere gli obiettivi nell’ambito del trattamento dell’allergia alimentare? Innanzitutto, quando possibile, trattare precocemente tale allergia. In secondo luogo, ridurre il rischio di anafilassi tramite opportune strategie assistenziale rivolte al paziente e alle famiglie. Inoltre, aumentare le possibili opzioni alimentari per soddisfare al meglio le esigenze nutrizionali dal punto di vista dei macro- e micronutrienti in base all’età del paziente. In ultimo, valutare l’eventuale presenza di sintomatologia ansiosa nei confronti dell’alimento colpevole mettendo il paziente nelle condizioni di partecipare alle attività sociali senza paura 29. Tali obiettivi interessano la sfera allergologica, nutrizionale, psicologica e sociale, rendendo pertanto il nutrizionista pediatra e neuropsichiatra infantile figure di supporto all’allergologo pediatra nella gestione del bambino affetto da allergia alimentare.

 

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