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Dermatologia

Il ruolo cruciale della barriera epidermica in dermatite atopica e psoriasi

11 Apr 2022
dermatite atopica

di Edoardo Zattra, Dermatologo ULSS 6 Euganea

INTRODUZIONE

Diverse barriere concorrono ogni giorno a proteggere l’uomo dall’ambiente esterno: la pelle, il sistema respiratorio e l’intestino.

Tra queste, la pelle risulta essere la prima protezione nei confronti degli agenti esterni di natura chimica, fisica o biologica, permettendo al contempo con la sua organizzazione di evitare un’eccessiva evaporazione dell’acqua: elemento fondamentale per la fisiologia delle nostre cellule.

Nel neonato e fino a circa il primo anno di vita, la barriera cutanea è in costante evoluzione. Lo strato corneo è, infatti, il 30% più sottile rispetto a quello dell’adulto, c’è una maggiore TEWL e la barriera cutanea non è del tutto sviluppata, esponendo così a un maggior rischio di assorbimento percutaneo di sostanze irritanti o nocive. La rapidità e la continua evoluzione di questi cambiamenti portano a una maggiore sensibilità cutanea durante l’età neonatale e infantile. Vi è quindi la necessità di prestare ancora più attenzione a tutto ciò che viene applicato sulla cute, soprattutto di fronte a una patologia cutanea.

 

LA FUNZIONE BARRIERA DELLA PELLE: GLI STUDI DI P.M. ELIAS

La funzione di barriera della pelle è dovuta alla presenza di diverse strutture, tra cui lo strato corneo, le tight junctions, il microbioma e la barriera immunologica. Queste strutture, per permettere alla pelle di esplicare efficientemente il suo ruolo protettivo, devono agire all’unisono.

È ormai ampiamente riconosciuto il ruolo cruciale dello strato corneo e in particolare della matrice di lipidi composta da ceramidi, colesterolo e acidi grassi presenti in esso: una carenza o uno sbilanciamento nei rapporti tra questi lipidi determina, infatti, una barriera cutanea alterata.

In questo senso sono stati fondamentali gli studi condotti nei primi anni ‘80 da Peter M. Elias, che per primi considerarono le alterazioni della barriera cutanea, dovute ad uno sbilanciamento quali-quantitativo dei lipidi epidermici, come uno dei fattori scatenanti e non conseguenti alla dermatite atopica.

Infatti, oltre ai fattori immunologici e ambientali, alla base di questa patologia vi è un difetto genetico della permeabilità della barriera cutanea, dovuto ad una carenza di ceramidi che porta a sbilanciare il rapporto tra le componenti che formano la barriera lipidica, essenziale per garantire la funzione di barriera.

 

IL DANNO DI BARRIERA

La maggiore permeabilità della barriera da un lato favorisce la penetrazione di agenti esterni, alimentando l’infiammazione, e dall’altro determina un aumento della perdita dell’acqua transdermica, favorendo la secchezza cutanea e il disagio che ne deriva.

Si instaura così un circolo vizioso in cui l’ingresso facilitato di agenti esterni alimenta il processo infiammatorio che a sua volta provoca reazioni difensive, tra cui l’ispessimento dello strato dei corneociti, peggiorando così la funzionalità di barriera.

La dermatite atopica colpisce circa il 20% dei bambini e nel 15% dei casi insorge entro il primo anno di vita (intorno ai 3 mesi). Nel 40% dei casi persiste anche in età adulta.

 

TRATTAMENTI PER RIPRISTINARE LA BARRIERA EPIDERMICA

È fondamentale prendersene cura sin da subito con un approccio completo e corretto, andando ad agire sull’infiammazione e sull’alterazione della barriera cutanea. Il trattamento, in accordo con le linee guida europee, dipende dalla gravità della dermatite atopica, classificata secondo l’indice SCORAD in:

  • severa (SCORAD>50),
  • moderata (SCORAD 25-50),
  • lieve (SCORAD <25).

Il trattamento farmacologico differisce a seconda della gravità della dermatite. In tutti e tre i gradi, però, dal più lieve al più severo, sia per l’adulto sia per il bambino si raccomanda l’applicazione di cosmetici e/o di dispositivi medici emollienti: la cosiddetta “terapia di base”, in cui la scelta dell’emolliente è strategica per il buon esito del trattamento. Per essere efficaci, infatti, gli emollienti non devono svolgere solamente un’attività idratante superficiale, ma devono favorire la riparazione e il riequilibrio della barriera cutanea alterata. Per esplicare questa funzione dovrebbero contenere ceramidi, colesterolo e acidi grassi nelle giuste proporzioni.

È importante inoltre prestare molta attenzione alla detersione, spesso sottovalutata. Questa. infatti, ancora prima del trattamento topico rappresenta il primo gesto per non danneggiare ulteriormente la barriera cutanea già compromessa.

In questo senso bisogna prediligere detergenti per affinità, ovvero detergenti che basano la loro azione lavante su molecole lipidiche, le quali hanno il vantaggio di permettere di rimuovere lo sporco in un modo molto più delicato rispetto ai detergenti schiumogeni (detersione per contrasto).

 

IL RUOLO DELLA BARRIERA NELLA PSORIASI

La dermatite atopica, tuttavia, non è l’unica patologia in cui l’alterazione di barriera è coinvolta nell’eziologia della malattia.

Un’altra patologia per cui negli ultimi anni è stato indagato a fondo il ruolo dei lipidi epidermici in relazione alla funzione di barriera è la psoriasi. Questa patologia è determinata da una risposta immunologica sbilanciata, che come diretta conseguenza provoca un ciclo di proliferazione dei cheratinociti alterato. Seppur si presenti con maggiore frequenza nell’adulto, è una patologia che può insorgere anche in età pediatrica: in un terzo dei casi si presenta nei primi anni di vita. Nel bambino e in particolare nel lattante la diagnosi non è facile, per questo spesso la psoriasi infantile è sottostimata.

Studi recenti hanno evidenziato che la barriera cutanea dei soggetti psoriasici è carente di lipidi epidermici, in particolare di ceramidi. Questa carenza di conseguenza permetterebbe una maggiore penetrazione di agenti esterni, che a loro volta portano all’attivazione incontrollata della reazione già sbilanciata del sistema immunitario, alimentando il circolo vizioso alla base della psoriasi, nel quale la predisposizione genetica resta comunque il fattore fondamentale.

Anche in caso di psoriasi, quindi, l’applicazione di emollienti contenti lipidi epidermici rappresenta un aspetto fondamentale di supporto alla terapia. Studi recenti hanno inoltre dimostrato che l’applicazione continua di questi prodotti aiuta a ridurre le recidive e a mantenere nel tempo i risultati ottenuti con la terapia stessa.

 

L’IMPORTANZA DEGLI EMOLLIENTI

La dermatite atopica e la psoriasi ci mostrano quindi come la carenza e lo sbilanciamento nei rapporti dei lipidi epidermici siano un fattore scatenante della patologia insieme ai fattori genetici, immunologici e ambientali. Accanto alla terapia farmacologica, l’applicazione di cosmetici e dispositivi medici a base di lipidi rappresenta un aspetto fondamentale nel trattamento di queste patologie. Inoltre, essendo la barriera costituzionalmente alterata e maggiormente esposta ad allergeni e aggressioni esterne, è importante prestare attenzione alla qualità formulativa dei prodotti emollienti e detergenti, scegliendo formule rigorose prive di ingredienti potenzialmente sensibilizzanti o irritanti, come profumi, alcuni conservanti, tensioattivi lauril solfati, ecc.

Dal momento che l’alterata permeabilità della barriera è tra i fattori scatenanti, l’applicazione di prodotti contenenti lipidi epidermici fin dalla tenera età può aiutare a prevenire o a ridurre la severità di questi disturbi.

 

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