Update per il Pediatra
Psicopatologia

Il perfezionismo: da “semplice” tratto personologico a epifenomeno di disturbo psico-comportamentale

13 Giu 2022

a cura di Piercarlo Salari, pediatria e divulgatore medico scientifico – Milano

 

Nello scenario della Pediatria attuale è ricorrente il richiamo a un aumento dei disturbi del comportamento, da quelli più complessi e meritevoli di una gestione multidisciplinare alle forme atipiche o ai tratti meno pervasivi, ma non per questo privi di rilevanza per le loro possibili ripercussioni sul benessere psicofisico e sullo stile di vita. Proprio in queste ultime si può inserire quello che di per sé è definito un “costrutto multidimensionale”, il cosiddetto perfezionismo, che, come dimostra il crescente numero di pubblicazioni nell’ultimo trentennio, sta registrando un aumento significativo nella popolazione adolescenziale. Per il pediatra, a cui spetta il non facile compito di intercettare segnali sospetti e, soprattutto in questa fascia d’età, valutare opportunità e modalità di intervento, può essere di particolare interesse contestualizzare il perfezionismo – che di per sé non acquista connotazioni necessariamente negative – nella vita del singolo ragazzo.

 

Dalla definizione all’approccio pratico

In una prospettiva bioecologica, come poc’anzi anticipato, il perfezionismo caratterizza una personalità che stabilisce (e si impone) aspettative e standard prestazionali eccessivi e sviluppa di conseguenza preoccupazioni altrettanto abnormi circa la probabilità di commettere errori unitamente a un atteggiamento ipercritico verso di sé, in grado di minare l’autostima. In effetti la letteratura differenzia il perfezionismo in “normale”, positivo, tipico di chi si prefigge obiettivi ragionevolmente accettabili, per quanto ambiziosi e impegnativi, e “nevrotico”, o negativo, che si traduce in una continua ricerca di infallibilità, ossessiva, stressante e dominata dalla paura di sbagliare e soprattutto animata dal conseguimento di traguardi non realistici. Appare quindi evidente come un tratto di personalità, in base alla sua espressione, può diventare, agli occhi dei genitori e ovviamente del pediatra, un’espressione di abilità cognitiva e un’efficace leva motivazionale o al contrario catalizzare nell’adolescente insoddisfazione e disadattamento, con potenziali ripercussioni sulla futura vita relazionale, affettiva e professionale. Come spesso si verifica nella sfera psico-comportamentale, il confine con la normalità è alquanto labile e dinamicamente precario, ma anche un singolo elemento, apparentemente di scarsa importanza, potrebbe essere la spia di un disagio più profondo e consolidato come pure un’opportunità per modulare un percorso strutturato.

 

Fattori predittivi

Non sempre il perfezionismo è innato. Anzi, alcuni fattori ambientali spesso svolgono un ruolo determinante e tendono ad associarsi con maggiore probabilità al suo sviluppo. Un recente studio condotto in Croazia su 203 studenti, di cui 134 ragazze, ha infatti valutato attraverso un questionario con scale validate cinque elementi:

  • i dati sociodemografici;
  • la multidimensionalità del perfezionismo;
  • il livello di soddisfazione per la vita generale e per la situazione attuale;
  • la qualità delle relazioni con familiari e coetanei;
  • l’utilizzo dei media.

I risultati hanno dimostrato che il sesso femminile è predittore di aspettative dei genitori e standard personali mentre quello maschile si associa maggiormente alla comparsa di dubbi sulle proprie capacità. La qualità delle relazioni con i familiari è risultata un fattore predittivo negativo di aspettative e preoccupazioni dei genitori, nonché di dubbi sulle capacità, prestazioni personali e timore di commettere errori. Analoga correlazione, inversa con questi ultimi due elementi, è emersa per la qualità delle relazioni con i coetanei e la soddisfazione generale della vita. Pur senza dimostrare un impatto significativo dell’intensità dell’utilizzo dei media, lo studio non ha tuttavia escluso una possibile influenza della tipologia di contenuti ricercati nel web (basta pensare, per esempio, ai condizionamenti dei messaggi su forma fisica e controllo del peso) e della modalità e finalità di impiego dei media stessi (i social, per esempio, possono stimolare un confronto in senso competitivo, che amplifica a sua volta il perfezionismo nelle sue differenti e variegate manifestazioni). Ogni studio, in effetti, rispecchia una specifica condizione biopsicosociale, che potrebbe non trovare riscontro in altre realtà, ma queste conclusioni stimolano in ogni caso una riflessione sulla complessità fenomenologica del perfezionismo e sulla necessità di un suo inquadramento altrettanto analitico.

 

Risvolti conclusivi e spunti di ricerca

In ultima analisi è opportuno puntualizzare che il perfezionismo riconosce due componenti antagoniste: lo sforzo di miglioramento, che si associa spesso a un livello più elevato di autonomia di un individuo, al quale si contrappone la “preoccupazione di voler essere perfetti”, caratterizzata, al contrario, da più bassi gradi di autodeterminazione. Già a partire da questa analisi è possibile comprendere se, come già accennato, esso debba essere considerato in senso positivo oppure no. Va poi ricordato che le ragazze hanno maggiori probabilità di andare incontro a dipendenza dalle nuove tecnologie e di sviluppare perfezionismo autocritico, indotto e favorito dal desiderio di confronto ed emulazione nei confronti di coetanee o in linea con modelli o messaggi propagandati da influencer. L’acquisizione di informazioni sull’uso di internet, in termini non tanto di tempo dedicato alla navigazione quanto di siti e argomenti consultati, oltre naturalmente alla “frequentazione” di social media, completa la raccolta anamnestica, che in questi casi deve sia rilevare tipologia, durata, decorso e impatto dei sintomi sia tracciare anche un profilo il più possibile aderente ed esaustivo di abitudini e comportamenti del singolo individuo. Per il pediatra la segnalazione o il riscontro di perfezionismo è quindi un indizio prezioso, da ricercare appositamente e integrare nella valutazione complessiva di un bambino o di un adolescente prima di stabilire l’orientamento più consono in base anche alla compresenza di disturbi comportamentali o altri sintomi sospetti.

Sarà compito della ricerca del prossimo futuro validare criteri metodologici che consentano di “misurare”, ossia oggettivare, il perfezionismo, per identificarne le eventuali ripercussioni sulla salute mentale e codificare possibili strategie terapeutiche mirate.

 

Fonti

  • Nazari N. Perfectionism and mental health problems: Limitations and directions for future research. World J Clin Cases. 2022; 10:4709-4712. https://www.doi.org/10.12998/wjcc.v10.i14.4709
  • Livazović G, Kuzmanović K. Predicting adolescent perfectionism: The role of socio-demographic traits, personal relationships, and media. World J Clin Cases. 2022; 10:189-204. https://www.doi.org/10.12998/wjcc.v10.i1.189
  • Lavrijsen J, Soenens B, Vansteenkiste M, Verschueren K. Is intelligence related to perfectionism? Multidimensional perfectionism and parental antecedents among adolescents across varying levels of cognitive ability. J Pers. 2021; 89:652-671. https://www.doi.org/10.1111/jopy.12606

 

 

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