Update per il Pediatra
Salute Digitale

I potenziali benefici della tecnologia: internet e apprendimento

15 Mag 2024
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La FIMP – Federazione Italiana Medici Pediatri ha realizzato la Guida “Bambnini e adolescenti in un mondo digitale”, rivolta a medici, pediatri, genitori ed educatori. Questo documento, realizzato con la collaborazione di medici esperti, ha come obiettivo quello di fornire degli strumenti concreti per educare le famiglie e per promuovere una maggiore consapevolezza sull’uso equilibrato delle tecnologie digitali, creando così un percorso educativo condiviso che favorisca il benessere psicofisico e relazionale dei giovani.


 

 

Non siamo nati per leggere: così esordisce in un suo saggio Maryanne Wolf (2008). E secoli prima Dante scriveva “… ché non fa scienza, sanza lo ritenere, avere inteso…” (Paradiso, Canto V, 41-45). Nel corso della nostra storia evolutiva, i nostri sistemi cognitivi sono stati alterati dall’avvento di invenzioni tecnologiche come strumenti primitivi, lingua parlata, scrittura e sistemi aritmetici. Internet, sviluppata da Tim Berners-Lee nel secolo scorso, evoluta dal progetto ARPA da parte del Ministero della Difesa degli USA del 1960 in una rete di scambio di informazioni tra scienziati e accademici situati ovunque nel mondo, rilasciata ufficialmente dal 1993 per un uso pubblico, è progressivamente divenuta quell’invenzione tecnologica capace di rimodellare profondamente la cognizione umana per diventare parte integrante della nostra vita, in un mondo iperconnesso ad alta velocità: una rete globale di informazioni.

 

Neuroimaging: adattamenti neurali indotti dall’uso di internet

Crescendo con le tecnologie internet, i “nativi digitali” gravitano verso comportamenti multitasking di elaborazione delle informazioni caratterizzati da un rapido spostamento dell’attenzione e da tempi di decisione ridotti nella loro elaborazione. Recenti indagini di neuroimaging hanno suggerito delle associazioni tra questi impatti cognitivi legati a internet e cambiamenti strutturali nel cervello. Small et al. (2008; 2009), valutando le conseguenze tra soggetti con e senza esperienza di ricerca su internet, hanno riscontrato un cambiamento in questi ultimi. Nel merito lo studio rileva inizialmente che per i partecipanti esperti si è osservato un aumento delle attivazioni cerebrali, specialmente nelle regioni prefrontali nel compito di ricerca su internet rispetto al compito di lettura, mentre i partecipanti non esperti hanno mostrato scarsa differenza nelle attivazioni cerebrali tra i due compiti. Successivamente però, dopo cinque giorni di pratica su internet, anche i partecipanti non esperti hanno mostrato ulteriori attivazioni prefrontali durante la ricerca nel web. Questi risultati suggeriscono quindi come l’esperienza di ricerca su internet possa alterare i processi neurali coinvolti nell’elaborazione delle informazioni. Tuttavia il significato funzionale dell’aumento dell’attività e dell’attivazione dell’area prefrontale rimane controverso e potrebbe essere anche riconducibile a uno sforzo di elaborazione di informazioni in formato web da parte di “immigrati digitali” della generazione X. È stato rivelato, tramite l’analisi della morfometria basata su voxel (VBM), che i livelli più elevati di media-multitasking comportano una diminuzione della densità della sostanza grigia nella corteccia del cingolo anteriore: un’area che ha mostrato significative connessioni con le regioni cerebrali deputate al controllo cognitivo. Ovvero a indicare come l’impegno in un’attività secondaria avesse ridotto le attivazioni cerebrali coinvolte nel compito primario. Allo stesso modo, di riflesso, potrebbe risultare che, mentre gli studenti si impegnano nell’uso dei media durante l’apprendimento in classe, l’attività cerebrale necessaria per un apprendimento efficace verrebbe compromessa. Tuttavia, lo studio di Tanaka et al. (2013) ha rivelato che i videogamers esperti presentano maggiori volumi di sostanza grigia nella corteccia parietale posteriore, dato correlato con migliori prestazioni della memoria di lavoro visiva. Complessivamente, le indagini di neuroimaging mostrano costantemente come l’esposizione al multitasking attraverso i videogiochi d’azione porti a cambiamenti strutturali e funzionali nella rete frontale-parietale, cambiamenti associati a migliori prestazioni di attenzione.

 

Dalla semantica del web all’intelligenza artificiale

Le informazioni fruibili tramite internet sono tipicamente presentate come ipertesti e icone visuali come annotazioni, a cui gli utenti possono accedere rapidamente, tramite collegamenti ipertestuali incorporati che riducono le risorse cognitive disponibili per un’elaborazione più profonda e una ritenzione mnestica. Inoltre, questo vasto bagaglio di conoscenze facilmente fruibile tramite un’efficiente ricerca online costituisce una forma di nozioni prontamente disponibili, con una conseguente ridotta necessità di elaborazione finalizzata alla memorizzazione. Queste due componenti (rapidità, fruibilità) garantirebbero una forma di memoria transattiva esterna. Tuttavia, questa maggiore dipendenza da fonti di memoria esterne potrebbe non essere necessariamente un comportamento disadattivo. Effettivamente ognuno di noi fa affidamento a strumenti esterni quali ad esempio calendari e appunti, e questo “off-sourcing” esterno della memoria può avere effetti di potenziamento cognitivo. Ma una possibile e verosimile deriva dell’accesso alle informazioni esterne potrebbe, ad esempio, essere l’utilizzo incondizionato di ChatGPT (Open AI), applicativo basato sull’intelligenza artificiale (IA). Con la sua elaborazione di testi – che a volte rasenta il plagio e con uno stile altrettanto discutibile – potenzialmente agirebbe come strumento demotivante all’apprendimento: la tecnologia è vissuta come facilitazione per raggiungere qualsiasi obiettivo, con il minimo sforzo, e nel caso dell’apprendimento prescindendo dalle conoscenze realmente acquisite. L’IA, già presente e sempre più performante, se non governata metterà – anche nella didattica – in discussione non solo l’esistenza di libri e docenti ma l’apprendimento degli studenti, lo sviluppo della trasmissione della conoscenza a livello generazionale, la (nostra) capacità cognitiva e la (nostra) memoria.

 

Necessità di revisione della didattica

Fattori come la conoscenza preliminare dell’argomento, lo stile cognitivo globale, una maggiore motivazione e interesse, e migliori capacità metacognitive contribuiscono a migliorare l’apprendimento dagli ipertesti. Gli effetti dannosi degli ambienti ipertestuali sull’elaborazione delle informazioni non sono inevitabili e possono essere mitigati promuovendo l’apprendimento adattivo, i comportamenti di lettura e fornendo supporto alla navigazione. Compito degli insegnanti, “immigrati digitali”, è promuovere una didattica diversa da quella in cui sono cresciuti, rivolta a una generazione di studenti più interessata al proprio smartphone che alla classe in cui “siedono” e appartengono. È necessaria quindi una didattica nuova che, parlando ad esempio di Minecraft per introdurre i concetti di lossodromica, l’uso delle risorse e la cooperazione, utilizzando Scratch per avvicinarsi alla programmazione mantenendo vivo il ragionamento per il corretto sviluppo di competenze trasversali nonché di processi creativi e logici, GeoGebra per insegnare la matematica, raggiunga l’obiettivo di fornire agli argonauti della generazione z quegli strumenti necessari all’apprendimento attraverso internet. Ovvero una didattica che favorisca l’adattamento mettendo in campo pensiero e azione, con la consapevolezza che la scuola non ha più il monopolio della conoscenza. Un sistema educativo che non stimola gli studenti, che non li interroga e rende partecipi su grandi temi non solo li perderà ma li danneggerà.

 

Un’opportunità per gli individui con disturbi dell’apprendimento

Potenzialmente anche i soggetti con disturbo dell’apprendimento, come gli altri, possono beneficiare dei contenuti fruibili attraverso internet mediante l’approccio digitale multimediale. Tuttavia, complessivamente occorre interrogarsi su come il giovane discente, senza distinzione, possa considerare l’analisi del testo e la ricerca di significati più profondi a causa della sua consuetudine all’immediatezza e all’apparente completezza delle informazioni mostrate a video, informazioni che sembrano tutte accessibili senza sforzo critico e apparentemente senza la necessità di andare oltre l’informazione offerta. Da qui discende il ruolo dell’insegnante: il cuore del processo della “lettura” in ogni sua forma è andare oltre il testo.

 

 

 

LEGGI LA GUIDA FIMP “BAMBINI E ADOLESCENTI IN UN MONDO DIGITALE”

 

 

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