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Salute e Sanità

Follow-up del pretermine: fondamentale la collaborazione tra servizi territoriali e pediatri di famiglia

11 Nov 2022

a cura di Piercarlo Salari, pediatria e divulgatore medico scientifico – Milano

 

In occasione della Giornata Mondiale della Prematurità, celebrata il 17 novembre, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) presenta il volume “Il Follow-Up del neonato pretermine. I primi sei anni di vita”: si tratta dell’evoluzione del progetto iniziato nel 2015 con la pubblicazione delle prime “Indicazioni sul Follow-up del neonato pretermine nei primi tre anni di vita” e frutto del lavoro di una Task Force dedicata, composta non solo dai rappresentanti dei diversi Gruppi di Studio della SIN coinvolti nel Follow-up del neonato a rischio, ma anche da professionisti della Società Italiana di Neuropsichiatria Infantile e dell’Istituto Superiore di Sanità, nonché di numerosi esperti delle singole aree di valutazione e della partecipazione dell’Associazione dei Genitori “Vivere Onlus”.

Il titolo stesso del volume esprime intrinsecamente una raccomandazione in sintonia con lo scenario attuale: il follow-up dei neonati pretermine deve essere esteso fino ai sei anni di vita. In altri termini, la Società scientifica ravvisa la necessità di monitorare le cure dopo la dimissione dalla Terapia Intensiva Neonatale, gli esiti clinici a breve e lungo termine e l’efficacia di nuovi approcci terapeutico-assistenziali, che rappresentano i principali obiettivi dei programmi di follow-up e da sempre sono parte integrante dell’assistenza dei neonati prematuri.

 

Un razionale che scaturisce dai bisogni assistenziali contingenti

La complessità dei neonati dimessi dalle terapie intensive rende sempre più necessari servizi di follow-up multidisciplinari, integrati con i Servizi di Neuropsichiatria infantile e con i Pediatri di Famiglia. Anche grazie al miglioramento relativo alla sopravvivenza di bambini estremamente piccoli per l’età gestazionale (24-26 settimane) la prevalenza di problematiche cliniche e neuropsichiatriche ha infatti registrato un incremento significativo nel corso dell’ultimo decennio: i disturbi del neurosviluppo, in particolare, rappresentano una quota rilevante, in termini di incidenza e di possibile impatto sulla qualità della vita futura. Per questa ragione, nella visione attuale, la prematurità viene sempre più equiparata a una malattia cronica, che può manifestarsi nel corso del tempo, con una gravità inversamente proporzionale alla durata della gravidanza. Nel contempo è radicalmente cambiato l’approccio al neonato pretermine, non più considerato un paziente ad alto rischio e pertanto da isolare, bensì un individuo dotato, per quanto immaturo, di competenze relazionali che devono essere stimolate garantendo un ambiente idoneo: da qui la necessità di un percorso di accompagnamento per i genitori e al tempo stesso di un’osservazione costante, che non possono esaurirsi al raggiungimento dei traguardi in passato ritenuti esaustivi.

 

I fronti dell’impegno della SIN

Nell’ambito della sua ampia e variegata operatività, si identificano due aree principali verso cui la SIN è particolarmente orientata: la sicurezza nelle cure – tema portante del XXVIII Congresso Nazionale, svoltosi a Firenze dal 26 al 29 ottobre – che riguarda la gestione del rischio clinico e l’adozione nelle Neonatologie e Terapie Intensive Neonatali italiane del risk management e, quale altro importante ambito di interesse, i servizi di follow-up. Da una survey nazionale avviata nel 2019, è emerso che l’organizzazione di un network strutturato tra i servizi di follow-up e i professionisti coinvolti nel percorso di presa in carico dei bambini con disturbi dello sviluppo correlati alla nascita pretermine presenta numerose criticità, a partire dalla mancanza di risorse umane e professionali, come dimostra il fatto che sono ancora pochi i servizi in grado di seguire i nati pretermine fino all’ingresso a scuola. Proprio in questa fascia d’età, infatti, a dispetto di uno sviluppo neurocomportamentale in apparenza privo di alterazioni grossolane, sintomi o elementi di sospetto, possono emergere disturbi del linguaggio, del calcolo, dell’apprendimento, del comportamento e della motricità fine che, per quanto ritenuti di minore entità, si ripercuotono sulla resa scolastica, sulle relazioni e più in generale sulla qualità di vita del bambino. Migliorare i servizi di follow-up e uniformare metodologie e strategie di intervento sul territorio nazionale, fornendo a tutti i Centri strumenti condivisi per la valutazione dello sviluppo dei neonati pretermine, sono dunque gli obiettivi che la SIN intende perseguire, coerentemente con i criteri definiti nel Libro Rosso degli “Standard Organizzativi per l’Assistenza Perinatale” che ha pubblicato lo scorso anno.

In definitiva, questo complesso di attività scientifiche, assistenziali e politico-sanitarie si può sintetizzare in una citazione del prof. Fabio Mosca, past president SIN: “Promuovere la salute dei neonati, mettendola al centro di ogni scelta, istituzionale, politica e sanitaria, è un obiettivo primario per un Paese che si prende cura dei propri figli, iniziando proprio dai più fragili”. In tale contesto il pediatra di famiglia è un anello di congiunzione essenziale e imprescindibile per assicurare ai nati pretermine un attento monitoraggio, di cui hanno particolare bisogno nel periodo in cui si definiscono e consolidano le traiettorie del neurosviluppo, rappresentato dai primi sei anni di vita.

 

Bibliografia

 

 

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