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Salute Digitale

Bambini e digitale: alcuni consigli pratici

5 Set 2024
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La FIMP – Federazione Italiana Medici Pediatri ha realizzato la Guida “Bambini e adolescenti in un mondo digitale”, rivolta a medici, pediatri, genitori ed educatori. Questo documento, realizzato con la collaborazione di medici esperti, ha come obiettivo quello di fornire degli strumenti concreti per educare le famiglie e per promuovere una maggiore consapevolezza sull’uso equilibrato delle tecnologie digitali, creando così un percorso educativo condiviso che favorisca il benessere psicofisico e relazionale dei giovani.


 

I device in gravidanza

La gravidanza – e in particolare il primo trimestre, che corrisponde alla fase dell’embriogenesi – è un momento estremamente delicato, in cui l’intervento di qualsiasi agente lesivo, oltre a procurare un danno immediato, può compromettere il processo di sviluppo successivo, con effetti spesso irreversibili. Sorge quindi spontanea la domanda se l’esposizione ai dispositivi elettronici, e in particolare allo smartphone, possa essere considerata un fattore di rischio. Premesso sin d’ora che questo interrogativo resta ancora privo di risposta, prima di trarre qualsiasi conclusione, sono opportune alcune considerazioni.
Malgrado la responsabilità dell’uomo, il mondo in cui viviamo è di per sé sottoposto a inquinanti “naturali”, per cui non esiste un ambiente del tutto esente da rischi.
I fattori da considerare in gravidanza sono molteplici: l’elettrosmog è uno di questi, ma non bisogna sottovalutare ad esempio il particolato sottile e anche il rumore.
Al di là della conoscenza dei fattori di rischio e del loro meccanismo d’azione, spesso la raccolta di dati convincenti e definitivi è fortemente limitata e ostacolata: l’esposizione (entità, durata e modalità) e la suscettibilità individuale, infatti, senza poi contare altri elementi – ad esempio ambientali e comportamentali – variano da un caso all’altro.
Nell’attuale mondo tecnologico, anche operando scelte restrittive, è difficile evitare l’uso di apparecchiature elettriche. E anche nell’eventualità di una loro completa eliminazione si è comunque sottoposti a onde di vario tipo provenienti da fonti esterne (ad es. linee elettriche, reti cellulari e così via).

 

I possibili rischi

Le ipotesi sono differenti e l’ovvia impossibilità di effettuare sperimentazioni costringe i ricercatori a elaborare i dati di semplici osservazioni. Per questa ragione gli studi scientifici si limitano a elaborare dati ricavati a posteriori (retrospettivi) oppure a partire da un certo momento e per un certo intervallo di tempo, ad esempio per la durata della gravidanza (prospettici), mettendo a confronto gruppi di persone il più possibile simili per età e caratteristiche ma diverse per abitudini o livelli di esposizione a possibili agenti nocivi al fine di rilevare differenze di decorso ed esito della gravidanza.
Un’altra metodologia di indagine, invece, cerca invece di dimostrare se un’ipotesi – come l’impatto sfavorevole di un determinato fattore sulla gravidanza – sia fondata oppure no. Gli studi, oltre a essere scarsi, come anticipato, non sono in grado di fornire prove certe: è dimostrato, ad esempio, che le onde elettromagnetiche possono causare danni alla placenta, alterandone la funzione e aumentando il rischio di aborto e parto pretermine, ma questo non deve portare alla demonizzazione degli smartphone. Allo stesso modo la conclusione di un’indagine, che ha escluso effetti negativi dell’uso in gravidanza di una termocoperta, non giustifica un atteggiamento di assoluta leggerezza e disinvoltura.

 

La raccomandazione pratica

Come premesso, attualmente non è possibile formulare indicazioni precise: la parola chiave è “prudenza”, ossia ragionevolezza nell’esposizione in gravidanza ai campi elettromagnetici. Da qui, ad esempio, la raccomandazione di limitare l’uso dello smartphone ai soli casi di necessità e di adottare tutte le eventuali cautele suggerite dagli stessi produttori. A differenza di sostanze chimiche o farmaci, di cui è noto il livello di sicurezza da non superare, con i device non è possibile stabilire un limite. Un ulteriore aspetto da considerare, infine, è la necessità di un approccio personalizzato: verosimilmente una gestante residente in un grande centro urbano che lavora al videoterminale ha un profilo di esposizione differente rispetto a quello di una casalinga che vive in alta montagna: una conoscenza dettagliata dell’ambiente e dello stile di vita è perciò essenziale per poter offrire consigli mirati ed efficaci.

 

L’organizzazione della cameretta

Se disponibile, la cameretta è una stanza di particolare importanza non soltanto perché vissuta dal bambino come un “territorio esclusivo”, ma anche perché rappresenta il luogo in cui egli trascorrerà buona parte del suo tempo e organizzerà le proprie attività di studio e di gioco.

Oggi non mancano certamente soluzioni pratiche per quanto riguarda sia i mobili sia i vari accessori che possono contribuire a rendere più ordinati e funzionali gli spazi, per cui la scelta dell’arredamento avverrà sulla base di esigenze e preferenze. È invece importante prestare attenzione ad alcuni aspetti che, per quanto apparentemente secondari e trascurabili, concorrono di fatto a cementare l’alleanza tra bambino e genitori e a dare coerenza e concretezza alle “regole” per un utilizzo corretto dei mezzi digitali. Ecco qualche indicazione utile.

È importante che la cameretta si adegui, trasformandosi, alla crescita del bambino, rispecchiandone la personalità: a partire dall’età scolare sarà opportuno ascoltare e soddisfare, per quanto possibile, le sue richieste e aspettative, anche se non sempre in sintonia con il gusto dei genitori.

L’organizzazione è fondamentale: è bene perciò riservare idealmente uno spazio dedicato allo studio e uno al riposo, evitando il più possibile commistioni: quando il bambino andrà a letto, infatti, non dovrà sentirsi “tentato” dallo svolgimento di attività che possono distrarlo e contrastare l’addormentamento o il riposo notturno.

Nella cameretta non dovrebbero essere presenti televisore e, sulla base dei consigli specifici per ogni fascia d’età, altri dispositivi (ad es. tablet, computer, smartphone), il cui utilizzo dovrebbe avvenire sotto il controllo dei genitori.

Dettagli spesso trascurati riguardano l’illuminazione e l’ergonomia: il tavolo di lavoro dovrebbe essere posizionato in modo da sfruttare al meglio la luce naturale e dotato di una lampada adeguata. La cameretta dovrebbe poi godere di un’illuminazione diffusa, possibilmente a led. Va infatti ricordato che una stanza troppo buia o male illuminata contribuisce all’affaticamento visivo, che risulterebbe addirittura amplificato in caso di esposizione a schermi. Fondamentale è poi la sedia, che dovrebbe essere regolabile in base alla statura del bambino e al piano di lavoro. Anche quest’ultimo dovrebbe avere un’altezza a lui proporzionata e consentire uno spazio sufficiente per lo svolgimento delle varie attività (ad es. studio, disegno, piccole opere decorative e così via).

Una valutazione a sé merita l’adolescente, che potrebbe avere maggiori esigenze di sistemazione di oggetti (libri, accessori personali, indumenti, strumenti musicali, poster e così via): in questo caso i dispositivi digitali saranno inevitabili in qualità di strumenti non solo di interazione ma anche di studio. Poiché, com’è fisiologico, la necessità di autonomia in questa fase delicata risulterà progressivamente crescente, sarà fondamentale la sua responsabilizzazione attraverso la paziente costruzione sin dall’età scolare di un rapporto di fiducia e di un dialogo aperto con i genitori.

 

Dalla nascita ai tre anni


Premessa

I primi mille giorni sono cruciali per lo sviluppo cerebrale e la maturazione di esperienze sensoriali e relazionali, tra cui l’esplorazione dell’ambiente, la manipolazione di oggetti e il contatto con gli altri.
Anche se il bambino in questa fascia d’età non è ancora in grado di utilizzare autonomamente i dispositivi digitali (smartphone, tablet, smart TV, PC, console), ne subisce in ogni caso l’attrazione e l’influenza: per questa ragione è bene limitare la sua esposizione.

 

Consigli pratici

Per il comportamento dei genitori

  • Bilanciare attività motoria e gioco con il tempo dedicato ai dispositivi (“screen time”), evitandone l’uso (ad es. per leggere notifiche o inviare messaggi) durante i momenti di interazione con neonati e bambini.
  • Non utilizzare i dispositivi a scopo di intrattenimento, addormentamento o rilassamento, sia in casa sia fuori (ad es. in auto o al ristorante).
  • Evitare di pubblicare o condividere sui social network o tramite app di messaggistica informazioni, immagini e video riguardanti la gravidanza, i neonati e i bambini.

Per l’approccio ai bambini

  • Non consentire fino ai ventiquattro mesi l’accesso ai dispositivi digitali, inclusi quelli personali.
  • Accendere la TV soltanto per vedere un programma (che deve essere adeguato all’età del bambino), senza lasciarla come sottofondo.
  • Evitare l’utilizzo di videogiochi o altri contenuti digitali alla presenza dei bambini, in quanto possono sovra-stimolarli.
  • A partire dai 20-24 mesi scegliere contenuti digitali con specifici obiettivi educativi da guardare e condividere con i bambini per un tempo giornaliero complessivo non superiore a un quarto d’ora.

 

L’età prescolare


Premessa

Dal terzo anno la vita del bambino si arricchisce ancor più di esperienze formative che plasmano il suo carattere, promuovono la maturazione delle capacità espressive, a partire dal linguaggio, stimolano la costruzione e l’elaborazione del pensiero e danno una forte spinta alla sua socializzazione e allo sviluppo dell’autonomia. L’interesse e la curiosità per l’ambiente, che prima erano istintivi, si strutturano sempre più in un percorso di esplorazione consapevole e mirata a compiere nuove scoperte da archiviare nella memoria e utilizzare come nuovi bagagli di conoscenza. È quindi naturale, per non dire scontato, che i dispositivi digitali diventino attraenti e inevitabili catalizzatori di attenzione: da qui la necessità di un vigile accompagnamento da parte dei genitori che dovranno stabilire sin da subito norme chiare e precise.

 

Consigli pratici

Per il comportamento dei genitori

  • I genitori sono il modello di riferimento per i propri figli, che imparano attraverso l’osservazione e l’imitazione: devono essere loro i primi a dare il buon esempio, dimostrandosi coerenti con le stesse regole e abitudini che intendono trasmettere ai piccoli.
  • Bilanciare attività motoria e gioco con il tempo dedicato ai dispositivi (“screen time”), evitandone l’uso (ad es. per leggere notifiche o inviare messaggi) durante i momenti di interazione con i bambini.
  • Non utilizzare i dispositivi a scopo di intrattenimento, addormentamento o rilassamento, sia in casa sia fuori (ad es. in auto o al ristorante) oppure come premio o ricompensa per il comportamento dei bambini.
  • Evitare di pubblicare o condividere sui social network o tramite app di messaggistica informazioni, immagini e video riguardanti i minori.

Per l’approccio ai bambini

  • Affiancare i bambini quando utilizzano i dispositivi digitali, senza lasciarli mai soli, supervisionando e condividendo le loro attività.
  • Far comprendere che i dispositivi non sono giocattoli ma strumenti da utilizzare con cura, illustrandone prerogative, funzionamento e potenzialità. In particolare: − dai 3 anni si possono mostrare a un bambino le caratteristiche del mondo virtuale (ad es. navigazione, siti, banner); − dai 5 anni è bene spiegare che la realtà virtuale non è una finzione e che, anche se compiuta con un dispositivo, un’azione può determinare conseguenze reali.
  • Stabilire sin da subito regole chiare su dove, come, quando e, di volta in volta, per quanto tempo i bambini possono utilizzare i dispositivi (tablet, TV, console per video-giochi) e a quali contenuti possono avere accesso (cartoni, serie animate, video, videogiochi, ebook), avvalendosi di password e sistemi di parental control.
  • Scegliere contenuti digitali con obiettivi educativi, creativi e interattivi da condividere con i bambini.
  • Evitare di lasciare la TV come sottofondo ma accenderla soltanto per guardare un programma, che deve essere sempre adeguato ai piccoli.
  • Assicurarsi che i bambini abbiano una buona qualità e durata (10-13 ore per notte) del sonno e seguano una vita dinamica, ad esempio con pratica di sport o attività all’aria aperta.

 

Dall’età scolare all’adolescenza


Premessa

Con l’ingresso a scuola il bambino comincia a farsi carico di notevoli impegni, dall’organizzazione del tempo, tra incombenze scolastiche e attività ludiche e sportive, alla gestione delle relazioni e al rispetto delle regole di convivenza con gli altri. Sono anni decisivi per la scoperta e l’affinamento di gusti, preferenze e talenti personali, per la crescita psicoaffettiva e per lo sviluppo di nuove competenze, come ad esempio il graduale processo che porterà all’elaborazione di pensieri astratti, alla capacità di prevedere e a stabilire obiettivi programmandone il raggiungimento attraverso l’utilizzo ragionato di strumenti, strategie e risorse.
La curiosità di scoprire sempre più il mondo digitale, l’utilizzo di risorse internet per scopi didattici e la dimestichezza con le tecnologie inducono spesso nei bambini il desiderio di possedere un dispositivo personale; è importante tuttavia non sopravvalutare questa loro apparente disinvoltura e soprattutto non abbassare la guardia, al fine di evitare i rischi sia di comportamenti lesivi nei confronti degli altri (ad es. cyberbullismo) sia di condotte digitali illecite (ad es. atti di pirateria informatica), contatti sociali non adeguati (adescamento in rete) o esposizione a contenuti inappropriati.

 

Consigli pratici

Per il comportamento dei genitori

  • È sconsigliabile regalare ai bambini tablet o smartphone prima dei 12-14 anni, ma piuttosto far utilizzare loro un dispositivo dei genitori, che avranno così la possibilità di effettuare eventuali controlli.
  • In caso di necessità particolari, che impongono un contatto costante del bambino con i genitori, è preferibile disattivare la connessione internet dello smartphone.
  • Bilanciare attività motoria e gioco con il tempo dedicato ai dispositivi (“screen time”), evitandone l’uso (ad es. per leggere notifiche o inviare messaggi) durante i momenti di interazione con i bambini.
  • Evitare di pubblicare o condividere sui social network o tramite app di messaggistica informazioni, immagini e video riguardanti i minori.

Per l’approccio ai bambini

  • Monitorare e supervisionare l’attività digitale dei bambini, a cui è bene impedire l’accesso ai dispositivi dei genitori mediante password e sistemi di parental control.
  • Far comprendere che i dispositivi non sono giocattoli ma strumenti da utilizzare con cura, illustrandone prerogative, funzionamento e potenzialità.
  • Stabilire regole chiare su dove, come, quando e, di volta in volta, per quanto tempo i bambini possono utilizzare i dispositivi (tablet, TV, console per videogiochi) e a quali contenuti possono avere accesso.
  • Evitare di lasciare la TV come sottofondo ma accenderla soltanto per guardare un programma, che dovrebbe essere privo di messaggi o contenuti violenti. Per alcuni programmi può essere utile lo scambio di osservazioni e commenti del bambino con i propri genitori.
  • I videogiochi possono essere anche valida fonte di apprendimento e di stimolo (ad es. nella risoluzione di problemi e nello sviluppo dello spirito di squadra) ed è opportuno che siano adeguati: a tale scopo un utile orientamento per i genitori è il PEGI (Pan European Game Information), il sistema europeo di classificazione basato sui contenuti rapportati all’età.
  • Assicurarsi che i bambini abbiano una buona qualità e durata (9-11 ore per notte) del sonno e seguano una vita dinamica, ad esempio praticando sport e/o attività all’aria aperta.

 

L’adolescenza


Premessa

L’adolescenza è un periodo quanto mai delicato e caratterizzato da varie dinamiche e conflittualità: alla ricerca della propria identità, promossa dalle profonde trasformazioni fisiche ed emotive e spesso accompagnata da opposizione alle regole e rifiuto dei modelli familiari, si contrappongono ansie, paure e incertezze che scaturiscono dal confronto con gli altri e possono portare ad atteggiamenti di chiusura e a creare vulnerabilità spesso insospettabili. Si affinano ulteriormente il pensiero logico e astratto ma talvolta l’impulsività tende a prendere il sopravvento e a intraprendere azioni sottostimando o perfino sfidando con spregiudicatezza i pericoli, senza riflettere sulle possibili conseguenze.
Per quanto riguarda i dispositivi digitali i dati suggeriscono un’elevata diffusione soprattutto nel mondo dei giovanissimi che, oltre a utilizzare il computer per varie finalità scolastiche, fanno largo impiego di social network e servizi di messaggistica, diventati strumento di comunicazione anche tra genitori e insegnanti. Se dunque il mondo digitale è ormai essenziale e imprescindibile, non mancano insidie di vario genere che è fondamentale prevenire.

 

Consigli per i genitori

  • Prevedere un patto con i ragazzi che comprenda regole chiare e precise su come, quando e quanto (al massimo 3 ore al giorno, inframmezzando pause in cui praticare attività motoria) usare i mezzi digitali e sull’obbligo giuridico di vigilanza che i genitori hanno nei confronti dei figli.
  • È consigliabile instaurare un’alleanza con l’adolescente mostrando comprensione e disponibilità al dialogo. Controllare di nascosto o con qualsiasi mezzo lo smartphone, invece, non giova alla responsabilizzazione dei giovani e mina la fiducia su cui si deve imperniare il rapporto genitori-figli. I controlli dovranno progressivamente ridursi con la crescita e la maturazione dei ragazzi, fino alla loro completa autonomia.
  • Illustrare ai ragazzi i comportamenti corretti da tenere nel web e, se opportuno, stimolarli a discutere e riflettere su situazioni reali che li riguardano direttamente o emergono da fatti di cronaca.
  • Informare gli adolescenti dei rischi che possono correre online (cyberbullismo, adescamento) e metterli in guardia da siti equivoci o inadeguati per tipologia di contenuti alla loro età.
  • Spiegare che la realtà virtuale non è finta, che ogni azione può avere conseguenze come nella vita normale e che rimane una traccia di tutto ciò che si fa o si posta online.
  • Promuovere il mantenimento di una vita regolare e di sane abitudini (ad es. 8-10 ore di sonno per notte, evitare l’uso di dispositivi digitali al momento dei pasti e prima di andare a scuola o a letto), invogliando gli adolescenti a praticare sport e a coltivare le relazioni sociali con amici e coetanei.
  • Individuare – discutendone con il pediatra – eventuali comportamenti insoliti o anomali, come ad esempio sbalzi di umore, difficoltà di concentrazione, sonnolenza diurna, cambiamento delle abitudini alimentari, perdita di interessi, preoccupazione eccessiva per il peso corporeo, impiego di parole o espressioni offensive o inusuali oppure tendenza all’autoisolamento.
  • Informarsi sui videogiochi e cercare di conoscere gli youtuber e gli streamer seguiti dai propri figli adolescenti.

 

I videogiochi

I videogiochi sono un genere di svago e divertimento che stimola il bambino a proiettarsi in altre realtà, facendo leva sulla sua fantasia o invogliandolo a sfruttare il suo spirito di osservazione o a mettere in pratica le sue capacità creative. Si tratta, insomma, di strumenti che possono contribuire all’apprendimento e al problem solving oppure a stimolare la socializzazione e lo spirito di squadra.

Un presupposto fondamentale è che i videogiochi siano adeguati all’età: ogni fase dello sviluppo, infatti, presenta caratteristiche e necessità proprie, per cui lo sviluppo cognitivo del giocatore è un elemento fondamentale da tenere presente nella scelta di un videogioco. Una guida in tal senso è rappresentata dal PEGI (Pan European Game Information), il sistema europeo di classificazione dei videogiochi che supporta i genitori a intraprendere scelte informate sull’acquisto, in quanto fornisce una classifica rating sui contenuti in base all’età e non alla difficoltà.

È consigliabile ai genitori, prima di acquistare un videogioco, di provarlo personalmente, in modo da valutarne possibili fattori di rischio o, in alternativa, di acquisire informazioni specifiche attraverso, ad esempio, le recensioni pubblicate nel web.

Per quanto possano apparire affascinanti e invitanti, soprattutto agli occhi dei bambini, attratti dai colori e dagli effetti grafici, i videogiochi dovrebbero essere introdotti a partire almeno dai 5-6 anni d’età.

È bene che i genitori, soprattutto le prime volte, prestino attenzione alle reazioni del proprio bambino, supportandolo e condividendo con lui osservazioni, impressioni ed emozioni derivanti dall’esperienza ludica. Elementi da non trascurare nei bambini più grandi (8-10 anni), sono: comportamenti anomali, necessità di aumentare il tempo di gioco, cambiamenti dell’umore (ad es. irritabilità o euforia), alterazioni del ritmo sonno/veglia, ricorso al gioco per compensare stati emotivi spiacevoli e perdita di interesse per le altre attività, in particolare scolastiche.

Un suggerimento utile è di stabilire sin dall’inizio delle regole chiare già a partire dal tempo di gioco: 20-30 minuti al giorno tra i 6 e i 9 anni, 60 minuti nelle epoche successive, in 2-3 sessioni di 20-30 minuti l’una, evitando l’uso dei videogiochi prima di andare a dormire. Particolare attenzione va posta in caso di giochi e chat online, che possono esporre a contatti con sconosciuti e al rischio di adescamento.

 

Youtube, programmi televisivi e social network

 

Youtube

Nata inizialmente come piattaforma per la pubblicazione di video, Youtube ha rapidamente assunto connotati assimilabili a quelli di una rete televisiva, con la possibilità non solo di assistere a trasmissioni in diretta ma anche di creare canali propri e di interagire con la community attraverso commenti e reazioni. Sono così emerse le figure di Youtuber e Streamer, che in forza dell’elevato numero di follower hanno acquisito notorietà in rete e al tempo stesso potere persuasivo. Si è così a poco a poco definito un nuovo profilo professionale, della cui formazione oggi si occupano vere e proprie scuole: quello dell’“influencer”, personaggio pubblico dotato non solo di carisma e doti comunicative ma anche di competenze di digital marketing.
Per questa ragione è importante conoscere interessi e modelli di riferimento di bambini e ragazzi, prestando attenzione all’impatto che queste “celebrità del web” esercitano su di loro (condizionando, ad es., comportamenti, linguaggio ed espressioni dei ragazzi) e ai messaggi che diffondono (ad es. riferimenti all’uso di alcol e droghe, promozione del gioco d’azzardo, pubblicità più o meno occulta e così via). La parola d’ordine deve essere perciò sorveglianza: ancora una volta, se il bambino sa di poter contare su un rapporto di fiducia con i propri genitori si confronterà volentieri con loro, riportando le proprie esperienze e in caso di necessità chiedendo consiglio.

 

La TV

Per la maggior parte degli adulti sarebbe inconcepibile un mondo senza televisione, che da elettrodomestico si è integrata nell’arredamento e da semplice apparato “ricevitore” si è trasformata sia in una vetrina interattiva di programmi e contenuti on demand sia in uno strumento in grado di interfacciarsi con altri dispositivi (ad es. smartphone, sistemi di videosorveglianza, piattaforme web di teleconferenza e così via). Gli adulti sono i primi a dover riflettere sull’uso che fanno della TV, spesso lasciata accesa come sottofondo non soltanto di giorno ma anche con l’erronea convinzione che possa conciliare il sonno. In altre parole i bambini, con la loro istintiva e spontanea disposizione a imitare i genitori, tenderanno ad acquisirne e riproporne le abitudini. Per contro, se usata correttamente, la TV può essere un valido stimolo all’apprendimento e può fornire importanti opportunità di approfondimenti didattici.

Un altro aspetto fondamentale, valido del resto anche in tutti gli ambiti della multimedialità, è sorvegliare i bambini: i sistemi di parental control consentono di escludere programmi inappropriati, ma anche per quanto riguarda serie TV e serie animate è importante che i genitori si informino prima sui contenuti.

 

I social network

Le policy internazionali vietano l’uso dei social network prima dei 13 anni di età e il nuovo codice sulla privacy fissa l’età del consenso digitale a 14 anni. Questo perché i social network non sono adatti ai bambini, che possono facilmente esporsi a vari rischi e pericoli: ad esempio postando propri contenuti (foto e video) con l’obiettivo di catturare follower oppure pubblicando commenti offensivi su coetanei o ancora, per spirito di emulazione o desiderio di notorietà, cimentandosi in gare e sfide (“challenge”). Questi rischi, se pure con tendenza verso una progressiva riduzione, permangono naturalmente in età adolescenziale: ecco perché, essendo ormai i social network ineludibili, è importante che i genitori affianchino sempre i propri figli soprattutto nelle loro prime esperienze, instaurando con loro un dialogo aperto, insegnando il corretto utilizzo delle risorse e spiegando che il mondo digitale non è finto ma strettamente connesso alla vita quotidiana delle persone.

 

 

 

LEGGI LA GUIDA FIMP “BAMBINI E ADOLESCENTI IN UN MONDO DIGITALE”

 

 

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