Update per il Pediatra
Malattie Respiratorie

Attuali sviluppi in tema di vaccinazione anti-virus respiratorio sinciziale

13 Mar 2024
virus-respiratorio-sinciziale

Da Rivista Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica, organo ufficiale SIAIP

 

Abstract

Il virus respiratorio sinciziale (VRS) è il maggiore responsabile delle infezioni respiratorie nei bambini di età inferiore ai 5 anni e causa prevalente delle infezioni acute delle basse vie respiratorie, dei ricoveri ospedalieri e dei decessi nei lattanti con meno di 6 mesi, soprattutto nei Paesi a basso-medio reddito. Tale patogeno rappresenta inoltre una tra le maggiori cause di morbilità e mortalità nei soggetti con più di 60-65 anni affetti da patologie cardiache e polmonari. Sinora, la profilassi dell’infezione da VRS si è basata unicamente sull’utilizzo dell’anticorpo monoclonale palivizumab che tuttavia è autorizzato in una fascia ristretta della popolazione pediatrica escludendo la maggior parte dei bambini a rischio. Tra i migliori strumenti di prevenzione vi è altresì la vaccinazione. Oggi sono in studio numerose tipologie di vaccino anti-VRS di cui si parlerà nel presente articolo. I risultati disponibili sono incoraggianti e promettono, in un futuro non molto lontano, l’utilizzo di tali vaccini non solo in età pediatrica ma anche negli adulti a rischio con più di 60 anni e nelle donne gravide (immunizzazione passiva). Resta indiscussa la necessità di aumentare, nella popolazione generale e nel personale sanitario, la consapevolezza circa il VRS e il carico di malattia di cui è responsabile oltre che il bisogno di rendere le strategie preventive equamente accessibili in ogni parte del mondo.

 

 

Il virus respiratorio sinciziale (VRS) è il maggior responsabile di un ampio spettro di infezioni respiratorie, da lievi, a carico delle alte vie aeree, a gravi, come la bronchiolite e la polmonite, nei bambini al di sotto dei 5 anni. Inoltre, tale patogeno è tra le maggiori cause di morbilità e mortalità negli individui con più di 60-65 anni, in particolare quelli affetti da malattie cardiache e polmonari 1-3.

Nei bambini l’infezione è contratta nel 70% dei casi nel primo anno di vita e nel 90% dei casi nel secondo anno, esordendo nel 40% dei casi con un interessamento delle basse vie respiratorie 4. Durante la pandemia COVID-19 tale età d’incidenza sembra essere aumentata 6,8.

Nel 2019, una revisione sistematica della letteratura ha stimato, a livello mondiale, 33 milioni di casi di infezioni acute delle basse vie respiratorie associate al VRS nei bambini con meno di 5 anni, un quinto dei quali in quelli al di sotto dei 6 mesi di vita, con 3.6 milioni di ricoveri ospedalieri di cui 1.4 milioni in lattanti di età compresa tra 0 e 6 mesi (picco di incidenza 28 giorni-3 mesi). Un dato interessante che emerge dalla revisione è che, nonostante più del 95% delle infezioni delle basse vie respiratorie abbia interessato i Paesi a basso-medio reddito, il tasso dei ricoveri ospedalieri per bronchioliti/polmoniti è risultato più elevato, in particolare sotto i 6 mesi di età, nei Paesi ad alto reddito probabilmente per una migliore accessibilità alle cure. Per quanto riguarda la mortalità, gli autori hanno stimato che il 2% di tutti i decessi nel mondo nei bambini con meno di 5 anni è attribuibile al VRS (il 3,6% se si considerano i lattanti tra i 28 giorni e i 6 mesi) e, contrariamente al tasso dei ricoveri, il 97% dei decessi si verifica nei Paesi a reddito medio-basso, in maggior misura nei lattanti sotto i 3 mesi (limitata accessibilità alle cure/costo delle cure/numero di posti letto limitati in corso di epidemia da VRS) 5. I dati riportati sottolineano l’importanza della prevenzione dell’infezione e quindi delle strategie di immunizzazione nei bambini con meno di 5 anni, al fine di ridurre sia la morbilità e la mortalità legata al virus sia il carico economico sanitario dovuto alla cronicizzazione della malattia respiratoria. Infatti, molti studi hanno dimostrato un rischio aumentato di sviluppare episodi di wheezing ricorrente e asma nei bambini che contraggono, nei primi anni di vita, una infezione sia grave che lieve da VRS 9-11. A oggi, non è ancora noto se l’evoluzione in malattia respiratoria ostruttiva cronica sia causata da un danno diretto del virus sulle vie aeree o se vi siano preesistenti fattori predisponenti che rendono il VRS un trigger in un individuo suscettibile 12.

Fino a pochi mesi fa l’unica strategia preventiva disponibile si basava sull’uso, ormai ventennale, dell’anticorpo monoclonale palivizumab diretto contro un epitopo del sito antigenico A della proteina di fusione (proteina F) del VRS di sottotipo A e B. Si tratta di un anticorpo umanizzato ricombinante che, attraverso la neutralizzazione e la inibizione della fusione del VRS con la cellula ospite, è risultato efficace sia nel prevenire le affezioni gravi delle basse vie respiratorie da VRS in neonati e lattanti a rischio, che nel ridurre gli episodi ricorrenti di wheezing e, nel lungo termine, lo sviluppo di asma, nei bambini nati pretermine 13,14. Purtroppo il palivizumab è indicato solo in una ristretta popolazione pediatrica, in particolare nei bambini nati con età gestazionale pari o inferiore a 35 settimane con meno di 6 mesi di vita all’inizio della epidemia stagionale da VRS e nei bambini al di sotto dei 2 anni trattati negli ultimi 6 mesi per broncodisplasia polmonare o con malattia cardiaca congenita emodinamicamente significativa. Considerando che la maggior parte delle ospedalizzazioni per infezione da VRS occorre in bambini nati a termine sani 15, il programma di prevenzione sinora adottato ha lasciato la maggior parte della popolazione pediatrica a rischio (quella sotto i 5 anni e in particolare sotto i 6 mesi di vita), nella condizione di poter sviluppare una forma di malattia severa. Inoltre il palivizumab, avendo una breve emivita (pari a 19-27 giorni), richiede ripetute somministrazioni (una iniezione intramuscolare al mese per tutto il corso della stagione critica che dura circa 5 mesi) con una conseguente eventuale ridotta efficacia del trattamento in caso di bassa aderenza allo stesso. Infine, nell’ottica di un uso esteso a una popolazione più ampia, i costi sarebbero molto elevati 16. Per superare questi limiti sono state identificate altre strategie per la prevenzione dell’infezione da VRS basate sia sulla immunizzazione passiva del paziente pediatrico (vaccinazione materna in gravidanza, anticorpi monoclonali long-acting) che su quella attiva (vaccinazione anti-VRS in età pediatrica) (Tab. I).

 

 

Restando in tema di anticorpi monoclonali (mAbs), a oggi sono in studio molecole proteiche che grazie alla presenza di mutazioni nella porzione Fc dell’anticorpo presentano una emivita più lunga rispetto a quella del palivizumab (es. nirsemivab, clesrovimab) essendo pertanto in grado di proteggere con un’unica somministrazione e per l’intera stagione epidemica, gli individui sottoposti a trattamento (nirsevimab emivita 63-73 giorni, clesrovimab emivita 73-88 giorni) 17-19. Tali caratteristiche oltre che un vantaggio in termini economici (unica dose vs dosi mensili) permetterebbero l’utilizzo degli anticorpi monoclonali long-acting in tutta la popolazione pediatrica (strategia di prevenzione universale) e non solo nei bambini a rischio per prematurità e/o comorbidità. Tali prodotti di nuova generazione, anch’essi efficaci verso i ceppi A e B del virus, hanno un’elevata attività neutralizzante diretta contro la proteina F oltre che una più alta affinità verso il VRS rispetto al palivizumab (fino a oltre 50 volte superiore) 19,20. È notizia recente (settembre 2022), l’approvazione da parte dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) del nirsemivab dimostratosi capace di ridurre dell’80% le infezioni respiratorie da VRS che richiedono assistenza medica e del 77% quelle che necessitano di ospedalizzazione. Il Board del Calendario per la Vita e la Società Italiana di Neonatologia hanno già espresso la propria posizione sul possibile utilizzo dell’anticorpo monoclonale a lunga emivita per la prevenzione universale delle malattie da VRS nel neonato 21.

 

 

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