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Medicina generale

A tu per tu con il Dott. Magni

13 Ott 2016

Questa settimana nel nostro blog abbiamo voluto intervistare il Dott. Alberto Magni che ci ha illustrato la sua visione come medico di famiglia di ultima generazione, sull’assistenza del paziente anziano, nella sua complessità.

Qual è la percentuale media di over 65 tra i pazienti assistiti da un medico di famiglia?

La percentuale media dei pazienti over 65 è di circa il 25% degli assistiti seguiti da un Medico di Medicina Generale; questo dato in realtà non corrisponde al carico di lavoro per fascia di popolazione di un medico di famiglia. La fascia d’età degli ultrasessantacinquenni rappresenta infatti la porzione della popolazione assistita che maggiormente entra in contatto con il proprio medico di famiglia. Un paziente over 65 accede all’ambulatorio in media 15 volte in un anno; se paragonato con il numero di contatti di un paziente nella fascia d’età 35-40 anni che è di circa 4 visite/anno è evidente che la popolazione over 65 determina un carico di lavoro importante per le cure primarie. Il carico di lavoro in questo gruppo di pazienti è determinato principalmente dalla gestione delle patologie croniche e il medico di medicina generale rappresenta un fondamentale attore nel management del percorso di questi pazienti.

 

Come lo vive professionalmente (carico di lavoro) e umanamente?

Dal punto di vista professionale mi posso ritenere più che soddisfatto; da circa 1 anno svolgo questo lavoro in una medicina di gruppo (8 medici di medicina generale con personale di segreteria e infermiere) e il ritorno emotivo di questo mestiere ripaga le difficolta che a volte si incontrano. Il rapporto con i pazienti nel setting della Medicina Generale è particolare; si è medici prima di tutto, talvolta si diventa amici, e indubbiamente si rappresenta un punto di riferimento per loro. E’ un percorso di vita oltre che un lavoro.

 

Quali sono i problemi clinico-assistenziali più critici per il medico di famiglia?

La vera sfida per i nuovi medici di famiglia sarà quella di gestire in maniera appropriata, sia dal punto di vista clinico che organizzativo, i pazienti con più di una patologia cronica. La formazione universitaria insegna infatti la gestione delle singole patologie e le linee guida che sono alla base del nostro lavoro sono strutturate in maniera verticale sulle diverse patologie. Ma la real life della gestione di un paziente cronico/complesso è ben diversa; spesso il medico di famiglia deve gestire nel singolo paziente 2 o più patologie e di conseguenza un percorso diagnostico terapeutico estremamente complesso (per esempio un paziente affetto da cardiopatia ischemica post infartuate, broncopneumopatia cronica ostruttiva, diabete mellito e ipertensione può assumere anche 5 o più farmaci contemporaneamente per più volte al giorno).

 

Occupandosi di cure palliative, come si è evoluto questo settore e come il medico di famiglia svolge un ruolo di riferimento?

In questi mesi sto frequentando la Scuola di Alta Formazione della Società Italiana di Medicina Generale per Medici di Medicina Generale con Particolare Interesse in Cure Palliative e Terapia del Dolore. Obiettivo del percorso formativo è quello di formare dei medici di famiglia con l’obiettivo di rappresentare all’interno delle future forme organizzative della medicina generale (AFT Aggregazioni Funzionali Territoriali) un punto di riferimento per i colleghi della stessa AFT in tema di Cure Palliative. Questo non deve essere confuso con il ruolo dello Medico Specialista in Cure Palliative che rimane distinto dal MMG con particolare interesse; quest’ultimo svolge attività di formazione tra pari sul tema Cure Palliative e ha come ruolo quello di facilitare il collega della sua AFT nella Rete di Cure Palliative territoriale.

 

A cura di Silvia Maculan

 

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