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Alimentazione

Proprietà e biodisponibilità di curcuma e curcuminoidi: le ricerche nutrizionali

15 Apr 2021

Tratto da AP&B (alimentazione, prevenzione e benessere) –  Nutrition Foundation of Italy

La ricerca nutrizionale è oggi in grado non solo di riconoscere i composti bioattivi che rendono un alimento utile al mantenimento di benessere e salute, ma anche di studiarne le migliori modalità di utilizzo, prevedendo la possibile realizzazione di integratori o alimenti funzionali. Si inquadra in questo filone la ricerca sulla curcumina, che rappresenta il polifenolo lipofilo prevalente nei curcuminoidi estratti dal rizoma di Curcuma longa: rimedio tradizionale tra i più utilizzati della medicina orientale (a iniziare da Cina e India), ma anche in cucina (è la base di tutti i curry), ottimo colorante, ingrediente cosmetico.

 

Possibili meccanismi di efficacia

La curcumina, per la sua natura polifenolica, è in grado di regolare l’azione delle principali molecole coinvolte nell’infiammazione e nelle patologie su base infiammatoria: citochine, enzimi, recettori, fattori di trascrizione e di crescita, modulatori dei processi apoptotici. La sua peculiare struttura sarebbe la chiave della sua efficacia antiradicalica, evidenziata dal miglioramento dei marker di stress ossidativo e dall’aumento nel siero dell’attività degli enzimi superossidodismutasi (SOD) e catalasi, nonchè dalla concentrazione della glutatione perossidasi (GSH). La natura lipofilica, infine, avvicina l’attività antiossidante della curcumina a quella della vitamina E. Ed è sempre la sua natura lipofilica che permette alla curcumina di superare la barriera ematoencefalica, come dimostrato in alcuni modelli animali, promuovendo un’azione neuroprotettiva.

 

Il problema della bassa biodisponibilità

L’ostacolo fondamentale all’attività in vivo di questo polifenolo è la sua scarsa biodisponibilità, dovuta al basso o bassissimo assorbimento dopo assunzione orale (caratteristica del resto comune a tutte le molecole di questa classe). La curcumina viene metabolizzata a livello intestinale dal microbiota (soprattutto da ceppi di Escherichia coli e di Blautia spp.) con produzione di derivati dotati, come già accennato in apertura, di attività biologica, ma l’assorbimento complessivo è scarso e prevale l’eliminazione diretta del prodotto con le feci. Il metabolismo a livello epatico della limitata quota assorbita, molto attivo, produce acido ferulico e diidroferulico, eliminati con la bile. È tuttavia possibile migliorare l’assorbimento gastrointestinale dei curcuminoidi selezionando i macronutrienti con cui consumare la curcumina. Il consumo con uova e oli vegetali, o altri alimenti ricchi di lecitina (un emulsionante naturale) è in grado di svolgere efficacemente questo effetto, aumentandone la biodisponibilità. Si sa anche che incorporare i curcuminoidi in polvere nel latticello (300 mg di curcuminoidi in 100 g di latticello, pari allo 0,3%), prima di ottenere uno yogurt, aumenta fino a 15 volte la bioaccessibilità dei polifenoli, vale a dire la quantità rilasciata dalla matrice alimentare durante la digestione.

 

Curcumina e salute

I potenziali effetti favorevole sulla salute dei curcuminoidi non possono quindi prescindere dall’efficienza della via di somministrazione, che deve ottimizzarne la biodisponibilità, ma anche dalle dimostrazioni fornite dai trial clinici, che confermano l’importanza delle azioni antinfiammatorie e antiossidanti della curcumina.

 

  • Diabete di tipo 2. Secondo una recente metanalisi delle ricerche condotte sull’efficacia dei curcuminoidi nel dismetabolismo glucidico, la curcumina, somministrata con un veicolo lipidico o combinata con la piperina, esercita una certa azione antidiabetica attraverso la modulazione della glicemia (con riduzione dei livelli di emoglobina glicata – HbA1c e HOMA index).
  • Rischio cardiovascolare. I risultati emersi negli studi sulla modulazione del metabolismo glucidico e lipidico sono alla base del contributo che l’assunzione di curcumina fornisce al controllo del rischio cardiovascolare, emerso anche in soggetti già coronaropatici.
  • Invecchiamento. Le proprietà antinfiammatorie e antiossidanti della curcumina hanno suscitato l’interesse dei ricercatori che studiano le molte sfaccettature dell’invecchiamento, a partire dalla senescenza cellulare. Una review in pubblicazione questo febbraio su Biomedicine & Pharmacotherapy puntualizza le varie direzioni in cui si vanno indirizzando gli studi che utilizzano più modelli di invecchiamento di organi e apparati e più vie sperimentali per studiare le possibili applicazioni della curcumina anche nel cosiddetto inflammaging (invecchiamento sostenuto dall’infiammazione cronica di bassa intensità).
  • Gonartrosi. L’assunzione di curcumina  riduce in modo soddisfacente il dolore (-18%) e migliora fino al 25% la funzionalità dell’articolazione nei trial di confronto con placebo, con una bassa incidenza di effetti collaterali. L’azione antinfiammatoria della curcumina, probabilmente alla base della sua azione sulla gonartrosi, è stata evidenziata anche nelle patologie allergiche a livello respiratorio, come l’asma.
  • Patologie dermatologiche. L’impiego della curcumina in dermatologia è ben consolidato. Creme e saponi proposti dalla medicina ayurvedica sono da millenni utilizzate anche come coadiuvanti in patologie complesse come psoriasi e sclerodermia, perché riducono in modo significativo le manifestazioni infiammatorie più evidenti.
  • Malattie infiammatorie croniche intestinali. Il morbo di Crohn e la colite ulcerosa sono caratterizzate da una massiccia reazione infiammatoria cronica, che verrebbe contrastata dalla somministrazione di curcumina, riducendo in questo modo la virulenza dello stato flogistico cronico. L’efficacia risulta associata all’assunzione di curcumina per un periodo di tempo prolungato (almeno tre settimane); la curcumina stessa migliora l’esito della somministrazione contemporanea dei farmaci specifici per queste condizioni morbose.
  • Azione antitumorale. Secondo i risultati di studi sperimentali, la curcumina ha buone potenzialità di contrastare più fasi dello sviluppo oncologico, dalla trasformazione neoplastica delle cellule alla loro proliferazione e diffusione. Si tratta però di evidenze definite preliminari dai ricercatori, che devono essere valutate in studi ampi, randomizzati, su gruppi di popolazione non omogenei e utilizzando formulazioni standardizzate.

 

Punti Chiave

  • Tutti i curcuminoidi sono dotati di attività biologica; il più noto è la curcumina, utilizzata da millenni nelle medicine tradizionali dell’Asia e del Subcontinente indiano per trattare una varietà di disturbi e patologie.
  • Per la sua struttura polifenolica la curcumina ha proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, che spiegano la versatilità d’azione attribuita alla sostanza nel corso dei secoli.
  • Il maggiore ostacolo all’efficacia della curcumina in vivo è la sua scarsa biodisponibilità, dovuta all’insufficiente assorbimento intestinale, al rapido metabolismo epatico ed alla significativa eliminazione con la bile e con le feci.
  • Più di una formulazione alternativa è stata messa in campo per superare l’ostacolo della ridotta biodisponibilità, contribuendo a migliorare l’efficienza della curcumina negli studi clinici.
  • Finora, le dimostrazioni più solide dell’efficacia della curcumina sono associate al controllo delle alterazioni a carico del metabolismo glucidico e di quello lipidico.
  • Evidenze promettenti si sono messe in luce anche nelle malattie infiammatorie croniche intestinali, in patologie dermatologiche e allergiche (compresa l’asma). .
  • In pazienti con pregressi problemi epatici gli integratori a base di curcumina vanno utilizzati con cautela e sotto controllo medico.

Approfondisci l’argomento sulla rivista di AP&B 

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