Aderenza e semplicità: quale ruolo nella terapia con GLP1-RA

Sandro Gentile - Felice Strollo

ISBN: 978-88-3379-188-3
Anno: 2020

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Descrizione

Sono numerose le evidenze che, a fronte di farmaci sempre più efficaci e sicuri, solo una percentuale di pazienti con diabete mellito raggiunge gli obiettivi terapeutici. È necessario comprendere quali fattori possono determinare tale esito per rendere operative azioni positive nel controllo della progressione della malattia. Nella vita reale aderenza e persistenza sono fattori determinanti per l’efficacia di un trattamento, fattori che concorrono al buon controllo del diabete nel tempo e al minor rischio di complicanze.

Tra le malattie croniche, il diabete, e in particolare il diabete tipo 2, è una delle condizioni cliniche nelle quali è più facile registrare un basso livello di adesione terapeutica. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) “aumentare l’efficacia di adesione alla terapia potrebbe avere un impatto molto maggiore sulla salute della popolazione rispetto a qualsiasi miglioramento medico specifico”.

In altri termini non solo molecole più performanti. L’aderenza al trattamento per il diabete dipende da numerosi fattori, tra cui un’adeguata informazione/ educazione sull’autogestione della malattia e la complessità del trattamento inteso non solo come numero di farmaci da assumere. La semplificazione dei regimi terapeutici, l’utilizzo di strumenti tecnologici per il monitoraggio attivo e la riorganizzazione del sistema sanitario, che permetta ai medici un approccio pro-attivo nei confronti dei propri pazienti, sembrano essere gli strumenti più efficaci.

L’aderenza terapeutica varia a seconda delle classi dei farmaci presi in esame, ma due punti sono chiaramente evidenti: la non aderenza aumenta all’aumentare del numero di farmaci da assumere quotidianamente ed è più alta per le terapie iniettive rispetto alle non iniettive.

In tal senso non c’è dubbio che la facilità di impiego di un farmaco settimanale è vincente dal punto di vista del paziente rispetto a una somministrazione quotidiana. La semplicità d’uso dei device e la capacità educativa del team curante possono rappresentare la chiave di volta del successo di un approccio terapeutico complesso, come è la terapia iniettiva. Ciò indica come al momento della scelta di un farmaco – o meglio dell’unità “farmaco-device” –, oltre alle caratteristiche cliniche del paziente e del profilo di efficacia e sicurezza del farmaco, bisogna sempre più tener conto dei fattori che possono impattare sull’aderenza e persistenza in terapia, legati alle caratteristiche del device.

Un recente studio ha dimostrato come confrontando dati di trial RCT (randomized clinical trials) e dati di studi osservazionali con i GLP1-RA (agonisti recettoriali del glucagon-like peptide 1) vi sia una differenza di 0,5% di riduzione della glicata in più negli RCT e questa differenza per oltre il 75% sia dovuta all’aderenza che nella real life è più bassa. In tal senso è ben noto come la complessità della cura sia correlata anche alle operazioni manuali che vanno effettuate per passare dalla prescrizione all’effettiva esecuzione dell’iniezione di insulina o di GLP‑1-ra.

Più è semplice la modalità di iniezione e verosimilmente meglio questa viene praticata. Rendere agevole e ben accetta ai pazienti la somministrazione di un farmaco per via iniettiva – già di per sé poco gradita – rappresenta una facilitazione che ne può decretare un uso più aderente alla terapia prescritta. Nella pratica clinica si registrano differenze – in qualche caso anche molto rilevanti – tra i vari device per numero di azioni richieste, per la complessità delle azioni stesse e per i controlli raccomandati per una corretta preparazione all’iniezione.

I dati scientifici a oggi disponibili indicano chiaramente come le caratteristiche di semplicità, maneggevolezza del device e anche il fattore tempo necessario per insegnarne il corretto uso ai pazienti siano fattori molto rilevanti da considerare nella scelta terapeutica dei medici prescrittori. Ovviamente è necessario che il team di cura dedichi il giusto tempo all’educazione terapeutica.

Mi auguro che questa pubblicazione possa essere utile al team curante per approfondire questo argomento, un po’ trascurato nella pratica clinica ma che gli Autori invece dimostrano essenziale. Senza minimamente entrare nella valutazione dell’efficacia delle molecole che i device iniettano, in questa pubblicazione vengono chiariti i fattori che condizionano l’aderenza terapeutica, si procede quindi a una disamina critica dei device disponibili per la terapia con GLP1-RA e, infine, si analizzano le criticità del mondo reale rispetto ai trial. Mi sembra la presente pubblicazione un’occasione per una riflessione approfondita sugli errori più frequenti che si rilevano nei pazienti che curiamo senza dare nulla per scontato: anche l’arma più efficace e sofisticata diventa inutile se chi la deve usare non sa come usarla o la usa male.

Amodio Botta

Direttore U.O. di Diabetologia e Nutrizione Clinica

Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale ”S. Giuseppe Moscati”, Avellino

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