Medicina di Famiglia e Specialistica
Nutrizione

Regimi alimentari basati sul digiuno: un’analisi delle evidenze, dagli studi di base agli effetti nell’uomo

4 Gen 2022

Da AP&B Alimentazione Prevenzione e Benessere – Rivista a cura di NFI Nutrition Foundation of Italy

Regimi alimentari basati sul digiuno: un’analisi delle evidenze, dagli studi di base agli effetti nell’uomo

L’Intervista all’esperto: Francesco Sofi

di Elena Mattioli

Durante l’edizione 2021 del congresso nazionale della SINU – Società Italiana di Nutrizione Umana – che si è tenuta online lo scorso aprile, Francesco Sofi, Professore Associato di Scienze dell’Alimentazione presso l’Università degli Studi di Firenze, ha presentato i risultati di una interessante review dal titolo Fasting-mimicking diet a clarion call for human nutrition research or an additional swan song for a commercial diet? (La dieta mima-digiuno: rivoluzione scientifica oppure solo una delle tante diete commerciali?) a sua firma1. Lo abbiamo intervistato per fare chiarezza sulle differenze tra i vari regimi alimentari che comprendono periodi di digiuno vero e proprio, protocolli alimentari fortemente ipocalorici alternati a dieta libera, cosiddetta ad libitum, e schemi di crono-nutrizione.

DOMANDA: Da dove derivano le diete tanto in voga negli ultimi anni che comprendono periodi di digiuno?

RISPOSTA: Traggono origine da numerosi studi svolti ormai da decenni che hanno indagato l’effetto sulla sopravvivenza legato a periodi di digiuno o di restrizione calorica sia su organismi unicellulari come lieviti e muffe sia su organismi pluricellulari, partendo dai modelli murini (sui topi) fino ad arrivare agli studi sulle scimmie. I meccanismi molecolari che si instaurano durante i periodi di digiuno sono molto interessanti.

D.: Quali sono questi meccanismi e che effetti producono?

R.: Va detto innanzitutto che il digiuno induce chetogenesi. La mancanza di glucosio come fonte energetica porta l’organismo a mobilitare le riserve di grasso del tessuto adiposo. I trigliceridi vengono scissi ad acidi grassi e glicerolo. Il fegato converte gli acidi grassi in corpi chetonici che diventano la fonte energetica principale per molti tessuti, tra cui in particolare quello cerebrale. I corpi chetonici però sono anche potenti mediatori chimici che producono effetti importanti sul funzionamento delle cellule e degli organi. Regolano l’attività di alcune proteine e molecole note per la capacità di influenzare la salute e l’invecchiamento, tra cui le sirtuine, insieme a numerose altre.
La classe di molecole delle sirtuine è coinvolta in diverse vie metaboliche che inducono il meccanismo dell’autofagia, nella risposta allo stress e in vari parametri metabolici legati all’invecchiamento e allo sviluppo di malattie (es. insulina, fattore di crescita dell’insulina IGF-1 e glucosio). Inoltre, il digiuno sembra possa agire da spazzino (scavenger) nei confronti dei dannosi radicali liberi dell’ossigeno. Le cellule attivano vie che stimolano le difese intrinseche contro lo stress ossidativo e metabolico e meccanismi di riparazione o rimozione delle cellule danneggiate.
Durante i periodi di digiuno, o se si assume un introito calorico fortemente inferiore alle necessità dell’organismo, infatti, si instaurano dei meccanismi di blocco dell’obsolescenza programmata: i fenomeni di apoptosi si riducono. Sembra che le cellule possano entrare in una sorta di “freezing”, di conservazione metabolica.

D.: Il passaggio da questi studi su modelli animali all’uomo è giustificato e supportato da sufficienti prove scientifiche?

R.:  Purtroppo no. Partendo da pochi studi sull’uomo, alcuni dei quali gravati da errori metodologici non trascurabili, descritti in dettaglio nella mia review, e con una forza statistica ancora non sufficiente, negli ultimi anni si è andati incontro a un’applicazione non congrua nell’uomo, saltando alcuni gradini della ricerca che sono invece indispensabili e che tuttora mancano. Il passaggio dai meccanismi osservati negli organismi più semplici al nostro non è così lineare.

D.: Sono state quindi diffuse conclusioni non così certe?

R.: Sì, la cassa di risonanza mediatica ha amplificato una deriva di natura commerciale di alcune diete, compromettendo la natura scientifica del lavoro svolto finora, anticipando conclusioni che non è ancora possibile trarre. Si rischia così di buttare all’aria una lunga serie di studi sperimentali a causa di un approccio sbagliato sull’uomo. Non c’è ancora uno studio scientifico che renda il dato clinicamente rilevante nella nostra specie. La medicina della longevità attira molto, ma le cosiddette “diete della longevità” non sono ancora applicabili nell’uomo con la garanzia di ottenere i risultati sperati o propagandati.

D.: I protocolli dei vari studi che includono il digiuno sono simili?

R.: No. Questo è uno dei problemi principali. Gli studi finora sono stati svolti con protocolli molto diversi, a volte con regimi di restrizione calorica non ben definiti o che non tenevano conto delle necessità energetiche variabili da persona a persona. Le differenze di peso, genere, livello di attività fisica durante la giornata sono caratteristiche che rendono i soggetti non paragonabili tra loro. Nelle diete con periodi di alimentazione ad libitum alternati a periodi di digiuno o di forte restrizione calorica (anche inferiori a 600-800 kcal/die) non è stata definita la dieta dei periodi “liberi”. Questo rischia di indurre comportamenti di compensazione scorretti nei giorni “normali”. Anche gli schemi di alternanza tra digiuno e dieta libera sono numerosi. Tutto ciò rende praticamente impossibile fare dei confronti tra diverse ricerche per trarre conclusioni univoche, scientificamente fondate e condivisibili. I regimi dietetici dovrebbero essere adattati all’indice di massa corporea dei singoli (BMI, body mass index) e gli studi andrebbero impostati in modo più equilibrato e tale da renderli confrontabili tra loro.

D.: L’interesse dei media agli approcci dietetici di digiuno intermittente o di forte restrizione calorica per brevi periodi possono portare al rischio del “fai-da-te”?

R.: Sì perché gli ambiti delle ricerche in corso, rilanciate dai media, sono molto ampi ed è facile fare confusione. Gli studi legati a periodi di digiuno hanno inoltre obiettivi diversi. Spaziano dalla perdita di peso per persone sovrappeso o obese, alla ricerca del prolungamento della vita rallentando l’invecchiamento, a settori più specialistici, come quello oncologico, che coinvolgono moltissime persone. È allo studio, per esempio, come applicare proficuamente il digiuno, inteso come forte restrizione calorica, nei giorni immediatamente antecedenti alla chemioterapia adiuvante nel trattamento del tumore al seno. È stata pubblicata sul New England Journal of Medicine una review completa che descrive quello che si conosce sugli effetti del digiuno intermittente su salute, invecchiamento e varie patologie negli animali e nell’uomo2. Oltre ai tumori sono citate le patologie neurodegenerative, l’asma, la sclerosi multipla, l’artrite…

D.: Che differenza c’è tra una dieta tradizionale e le diete che prevedono il digiuno?

R.: Le diete tradizionali si basano su una restrizione calorica moderata, per esempio del 20% in meno rispetto al fabbisogno calorico di una persona3. Di solito sono mirate alla perdita di peso e non vanno a intaccare il modo in cui si assume abitualmente il cibo. Lo schema classico è quello di tre pasti principali, colazione, pranzo e cena, intervallati da uno spuntino a metà mattina e uno a metà pomeriggio.
Parlando invece di regimi che prevedono il digiuno occorre distinguere in modo chiaro due filoni di ricerca ben distinti tra loro. Uno è quello del digiuno intermittente, caratterizzato dall’alternanza di giorni di digiuno completo con giorni di dieta libera. Sono stati proposti vari protocolli, per esempio digiuno a giorni alterni (1:1), due giorni di digiuno e cinque di dieta ad libitum alla settimana (2:5), oppure 1:6. In questo contesto si inserisce anche l’approccio mima-digiuno, che al posto del digiuno completo prevede una forte restrizione calorica, del tutto insufficiente a coprire il fabbisogno energetico del soggetto, che mima, appunto, il digiuno, sempre alternato a periodi di alimentazione libera.
L’altra linea di ricerca, invece, è quella della crono-nutrizione, che non interviene sull’apporto calorico quotidiano, ma limita il periodo durante il quale si assume il cibo nell’arco della giornata. Anche in questo caso sono stati proposti più protocolli, per esempio 8 ore di alimentazione libera e 16 ore di digiuno ogni giorno, oppure lo stesso schema applicato però solo uno o due giorni alla settimana.

D.: Come potrebbe evolversi la ricerca nel campo della crono-nutrizione?

R.: Probabilmente in futuro si arriverà a capire se per l’organismo è più salutare limitare l’assunzione calorica a un arco ristretto di ore della giornata o se è più conveniente fare periodicamente un giorno intero di digiuno. I nostri ritmi di vita e l’abbondanza di cibo ci portano adesso a introdurre cibo anche nell’arco di 14-16 ore. Ridurre progressivamente questo intervallo a 12 e poi a 8 ore, tenendo conto anche del cronotipo della persona, potrebbe portare di per sé anche a una restrizione calorica, ma soprattutto potrebbe rivelarsi utile per le esigenze dell’organismo in chiave di salute e longevità. L’intervallo di ore di digiuno, pur rimanendo uguale, può essere tarato in modo diverso a seconda dei ritmi circadiani di ognuno. Le persone, infatti, non sono tutte uguali: i due gruppi principali sono i mattinieri e i notturni, definiti anche allodole e gufi, con una similitudine di immediata comprensione.

D.: Le diete che prevedono il digiuno sono facili da seguire e sicure?

R.: Purtroppo questi approcci non sono facili da seguire né esenti da effetti indesiderati. Ciò è testimoniato anche dal fatto che alcuni studi hanno avuto un’elevata percentuale di partecipanti che non li ha portati a termine (drop-out). Il digiuno o la forte restrizione calorica possono indurre affaticamento, debolezza, cefalea, disturbi della memoria, dolori muscolari, crampi addominali e nausea. Anche per chi riesce a mantenere lo schema dietetico che viene proposto, il rischio a lungo termine è quello di andare incontro involontariamente, nel lungo periodo, a malnutrizione, in particolare a insufficienza di macro- e micronutrienti. Qualunque sia l’obiettivo per il quale si intende modificare le proprie abitudini alimentari, il consiglio è quello di affidarsi a professionisti seri ed esperti, evitando con cautela di fare da soli o di lasciarsi attrarre da best-seller accattivanti che possono nascondere proposte commerciali e pasti sostitutivi che hanno poco a che vedere con i presupposti scientifici di cui abbiamo parlato.

 

Bibliografia

1Sofi F. FASTING-MIMICKING DIET a clarion call for human nutrition research or an additional swan song for a commercial diet? Int J Food Sci Nutr. 2020;71(8):921-928.

2de Cabo R, Mattson MP. Effects of Intermittent Fasting on Health, Aging, and Disease. N Engl J Med. 2019;381(26):2541-2551.

3Dinu M, Sofi F, et al. Effects of popular diets on anthropometric and cardiometabolic parameters: an umbrella review of meta-analyses of randomized controlled trials. Adv Nutr. 2020;11(4):815-833.

SCARICA IL PDF
Le informazioni che si trovano in questo sito si intendono per un uso esclusivamente informativo e non possono in alcun modo sostituire la consultazione con il proprio medico.

Pacini Editore Srl
via Gherardesca 1, 56121 Pisa • cod.fisc, p.iva, reg.imp.prov.pi 00696690502 • Cap.soc.iv. 516.000 euro
Copyright © 2015. All Rights Reserved.
Cookie Policy | Privacy policy | Politica della Qualità Ambiente e Sicurezza