Medicina di Famiglia e Specialistica
Malattie respiratorie

Novità nel trattamento delle neoplasie pleuro-polmonari avanzate

4 Gen 2022

da Rassegna di Patologia dell’Apparato Respiratorio, Rivista ufficiale dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri – Italian Thoracic Society (AIPO – ITS)

Introduzione

A livello globale, l’insieme delle neoplasie pleuro-polmonari è responsabile di circa 1,3-1,8 milioni di nuove diagnosi e di circa 1,2-1,5 milioni di morti ogni anno; di queste, circa l’85% sono attribuibili al cancro polmonare non a piccole cellule (NSCLC), il 15% circa al cancro polmonare a piccole cellule (SCLC) e l’1% circa al mesotelioma pleurico maligno (MPM). Almeno dal 2018, le maggiori novità per quanto concerne le terapie delle neoplasie pleuropolmonari avanzate sono rappresentate dalle combination therapies (associazioni di immuno- checkpoint, ICIs, ad altri agenti immunoterapici e/o a regimi chemioterapici standard) e per impatto regolatorio e per risultati raggiunti.

I numeri e il peso delle neoplasie pleuro-polmonari

Secondo le più recenti indagini epidemiologiche, a livello globale, l’insieme delle neoplasie pleuro-polmonari è responsabile di circa 1,3-1,8 milioni di nuove diagnosi e di circa 1,2-1,5 milioni di morti ogni anno; di queste, circa l’85% sono attribuibili al cancro polmonare non a piccole cellule (NSCLC), il 15% circa al cancro polmonare a piccole cellule (SCLC) e l’1% circa al mesotelioma pleurico maligno (MPM). In aggiunta, è importante sottolineare come le neoplasie pleuro-polmonari rappresentino alcune delle patologie con il più elevato burden of disease (carico di malattia) in termini socio-sanitario-economici 3.

Tuttavia, è interessante rilevare come a fare da contraltare a questi dati vi sia un sempre crescente interesse scientifico nei confronti del trattamento di queste patologie, accompagnato da un esponenziale incremento delle molecole approvate a partire dal 2000 in poi.

Panoramica sulle novità nel trattamento delle neoplasie pleuro-polmonari avanzate

Indubbiamente, l’anno della svolta per il trattamento delle neoplasie pleuro-polmonari avanzate è stato il 2015, anno in cui l’FDA (USA Food and Drug Administration) ha approvato il nivolumab per il trattamento di seconda linea del NSCLC avanzato, progredito dopo una prima linea a base di platino 6. Il nivolumab appartiene alla classe degli inibitori di immuno-checkpoint (ICIs), nello specifico agli inibitori del checkpoint PD-1/PD-L1, che agiscono bloccando uno degli assi sfruttati dalle cellule tumorali per evadere l’immunosorveglianza tramite l’inibizione dell’attività e della proliferazione delle cellule T 7. Dal 2015, l’immunoterapia si è quindi progressivamente imposta nel panorama dei trattamenti delle neoplasie pleuro-polmonari avanzate, andando ad affiancare, e spesso a sostituire, i regimi chemioterapici standard. Sebbene in grado di garantire notevoli risultati tanto in termini di efficacia quanto di tollerabilità anche in monoterapia, gli ICIs riescono a garantire outcome ancor superiori quando associati ad altri agenti immunoterapici e/o a regimi chemioterapici standard, rappresentando le cosiddette combination therapies.

Si può senza dubbio affermare che, almeno dal 2018, le maggiori novità per quanto concerne le terapie delle neoplasie pleuro-polmonari avanzate sono rappresentate dalle combination therapies, e per impatto regolatorio, e per risultati raggiunti.

Novità nel trattamento del NSCLC avanzato

Il maggior numero di dati riguardati le combination ci giunge da studi condotti in pazienti affetti da NSCLC avanzato.

Nello studio KEYNOTE-189, 616 pazienti naïve affetti da NSCLC avanzato non-squamoso senza driver molecolari sono stati randomizzati (2:1) a ricevere la combinazione cis/carboplatino + pemetrexed + pembrolizumab (un ICI anti PD-1) o a ricevere una terapia standard con cis/carboplatino + pemetrexed + placebo. Al cut-off previsto, il braccio sperimentale ha dimostrato la sua superiorità rispetto a quello di controllo: PFS (Progression Free Survival): 8,8 mesi vs 4,9 mesi, HR (Hazard Ratio): 0,52, con un tasso comparabile di eventi avversi (TRAEs: Treatment Related Adverse Events) di grado 3-4 tra i due bracci: 67,2% vs 65,8%. Inoltre, in seguito ad una analisi prolungata dei dati, il braccio sperimentale si è confermato superiore anche in termini di OS (Overall Survival): 22,0 mesi vs 10,7 mesi, HR: 0,56; grazie a questi risultati positivi, questo regime ha ricevuto l’approval sia da parte dell’FDA che dall’EMA (European Medicines Agency) per questo sottogruppo di pazienti.

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