Medicina di Famiglia e Specialistica
Salute e sanità

La telemedicina tra opportunità e necessità

13 Giu 2023
telemedicina

a cura di Piercarlo Salari, medico e divulgatore medico scientifico – Milano

Intervista al dott. Gerardo Medea

Medico di medicina generale a Brescia e responsabile nazionale dell’Area metabolica della Società Italiana Medicina Generale (SIMG)

 

Le radici della telemedicina sono meno recenti di quanto si possa immaginare: la fondazione della società scientifica di settore (SIT, Società Italiana di Telemedicina) risale al 2007 e tre anni dopo il Ministro della Salute Ferruccio Fazio istituì, in seno al Consiglio Superiore di Sanità (CSS), un Tavolo di lavoro dedicato. Come si legge nel portale SIT, essa comprende tutte le applicazioni delle ICT (Information e Communication Technologies) orientate a incontrare i bisogni dei pazienti, del personale sanitario, dei cittadini e dei governi. Altri suoi obiettivi sono poi l’educazione di pazienti e cittadini, la formazione del personale, la ricerca clinica e tecnologica e il superamento non solo dei confini di spazio e di tempo, ma anche delle barriere che impediscono o riducono l’efficienza degli atti medici. Una definizione più tecnica è quella riportata nelle Linee di indirizzo nazionale, scaricabili dal portale del Ministero della Salute, secondo cui “per Telemedicina si intende una modalità di erogazione di servizi di assistenza sanitaria, tramite il ricorso a tecnologie innovative, in particolare alle Information and Communication Technologies, in situazioni in cui il professionista della salute e il paziente (o due professionisti) non si trovano nella stessa località. La Telemedicina comporta la trasmissione sicura di informazioni e dati di carattere medico nella forma di testi, suoni, immagini o altre forme necessarie per la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e il successivo controllo dei pazienti. I servizi di Telemedicina vanno assimilati a qualunque servizio sanitario diagnostico/terapeutico”. Alla luce di questa doverosa premessa tecnica, appare evidente che la telemedicina offre l’opportunità di coniugare l’innovazione tecnologica con la riorganizzazione dell’assistenza sanitaria. Ne abbiamo parlato con il dott. Gerardo Medea, medico di medicina generale a Brescia e responsabile nazionale dell’Area metabolica della Società Italiana Medicina Generale (SIMG).

 

Tra le sue molteplici potenzialità, qual è l’ambito applicativo ottimale della telemedicina in Medicina Generale?

La telemedicina sta diventando uno strumento sempre meno ineludibile per la gestione delle cronicità, in particolare del diabete e dello scompenso cardiaco, in considerazione del loro elevato impatto epidemiologico e sui carichi di lavoro in Medicina Generale. La pandemia COVID-19, con il ricorso massivo da parte del MMG al telemonitoraggio, che ha contribuito a salvare probabilmente moltissime vite umane, ha accelerato la conoscenza e l’approccio a queste nuove metodiche di gestione dei pazienti cronici. Il teleconsulto (tra MMG e uno o più specialisti), per esempio, consente di ottenere un parere specialistico in tempi più brevi, riduce il tempo speso da entrambi i professionisti e potrebbe contribuire a decongestionare le liste di attesa.

 

Quali sono gli strumenti che il medico di famiglia potrebbe utilizzare con maggiori vantaggi e utilità per il paziente?

La telemedicina agevola il monitoraggio della pressione arteriosa e della glicemia (per il diabete e l’ipertensione), ma anche del peso (per lo scompenso cardiaco). Per quanto riguarda la strumentazione diagnostica di primo livello, l’elettrocardiografo, l’holter pressorio e cardiaco e ora anche l’ecografia possono essere utilizzati in MG con i servizi sempre più diffusi ed economici di telediagnosi, se il medico di famiglia non può o non vuole provvedere egli stesso alla refertazione. Questo grazie anche a telecamere digitali e a opportune piattaforme, che permettono l’invio di immagini ad alta risoluzione per le valutazioni da parte degli specialisti. Il paziente può risparmiare tempo e spese, anche solo in termini di viaggi e spostamenti, poiché l’ambulatorio del proprio medico curante è quasi certamente più a portata di mano rispetto all’ospedale. Il teleconsulto, inoltre, non esclude la possibilità o la necessità di una visita tradizionale, che potrà tuttavia essere programmata con tempi e modi anche più appropriati, trattandosi di un caso che ha già ricevuto una prima valutazione.

 

In quale modo il medico di famiglia dovrebbe accostarsi alla telemedicina?

Bisogna ricordare innanzitutto che la Medicina Generale è, tra le specialità mediche, quella che più di tutte utilizza (almeno da quando esiste) lo strumento della telemedicina più economico e capillarmente diffuso (il telefono) e che è stata una delle prime a dotarsi di una cartella clinica elettronica per la registrazione dei dati (obbligatoria in base all’accordo collettivo nazionale).
I servizi di telediagnosi hanno comunque costi contenuti, soprattutto se si acquistano pacchetti con un numero elevato di consulenze (ciò è possibile nelle medicine di gruppo).
I teleconsulti specialistici spesso si basano sulla disponibilità e sulla generosità (quindi senza costi) dei singoli professionisti, ma è giusto remunerare il consulente per il tempo speso per questa attività clinica.
Un altro importante problema è l’utilizzo di piattaforme sicure e certificate per la tutela della privacy dei pazienti, anche perché durante il teleconsulto è molto probabile che possano essere utilizzati i dati della cartella clinica.
Infine, è inoltre importante stabilire, all’interno di specifici percorsi assistenziali, come nel caso del PDTA diabete, le situazioni cliniche per le quali sia possibile e consentito attivare il teleconsulto oppure i tempi di effettuazione degli esami diagnostici di primo livello – come, per esempio, un ECG – gestibili in MG, per i quali utilizzare la telediagnosi.

 

Quali sono i rischi e le possibili insidie della telemedicina?

Essenzialmente l’utilizzo inappropriato, vale a dire l’uso sostitutivo e non integrativo della visita medica tradizionale, soprattutto quando quest’ultima è ineludibile oppure perché il paziente non la condivide o non è in grado di collaborare pienamente a queste nuove modalità di gestione. In realtà credo che sia necessario un adeguato addestramento per il paziente e molta formazione anche per il medico di famiglia, al fine di sfruttare con successo e senza rischi (per il medico e per il paziente) queste nuove opportunità tecnologiche.

 

In conclusione, le tecnologie di telemedicina si propongono come un’opportunità per affrontare le sfide di sostenibilità del sistema sanitario e migliorare accesso, efficacia, efficienza e appropriatezza dei servizi. Come però affermano le linee di indirizzo pubblicate dal Ministero della salute nel 2012, la telemedicina non sostituisce bensì integra la prestazione del medico. Appare poi evidente che questo processo di innovazione si spinge ben oltre la semplice introduzione di nuove tecnologie e la pianificazione di investimenti, in particolare su strumenti di telemonitoraggio domiciliare e infrastrutture, ma implica una vera e propria trasformazione epocale della professione medica, richiamando l’attenzione su problematiche di carattere etico e sulla necessità di stabilire opportuni standard procedurali a garanzia e tutela di una buona pratica clinica.

 

Bibliografia

 

 

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