Medicina di Famiglia e Specialistica
Responsabilità medica

La cultura della colpa dei sanitari (anche al tempo del coronavirus)

14 Ott 2022

Da Responsabilità Medica, Diritto e Pratica Clinica

 

di Enrico Lanza – Ricercatore nell’Università di Catania

 

Abstract

Il problema della responsabilità sanitaria costituisce tema attuale, di grande complessità, che nella fase storica della pandemia da Covid-19 ha ricevuto nuovo alimento. Nel tempo, per circoscrivere le pretese di responsabilizzazione manifestate dai pazienti, i sanitari hanno sviluppato strategie (la medicina difensiva, il consenso informato) e stimolato interventi del legislatore (il decreto Balduzzi del 2012, la legge Gelli-Bianco del 2017, gli scudi penali del 2021 in relazione al Covid-19), in modo da svolgere, con la massima serenità possibile, la loro difficile attività. Ciascuna delle soluzioni implementate, però, non ha dato gli esiti sperati, in parte per la permanenza di quella che può essere definita la cultura della “colpa” (della necessità di individuare un responsabile per il verificarsi di un evento infausto, che l’evoluzione tecnologica ci fa credere sempre e comunque controllabile), in parte per l’uso improprio – rispetto alla loro funzione effettiva – che di alcuni strumenti si è fatto. Per affrontare adeguatamente il problema – che dovrebbe essere quello dell’efficacia e dell’efficienza della funzione sanitaria e non della colpevolizzazione dei sanitari – non sembra importante tanto individuare nuovi strumenti tecnici (come potrebbe essere, per esempio, la costruzione del fatto posto in essere dal sanitario come illecito di condotta), quanto, piuttosto, favorire un mutamento culturale (col supporto della teoria dell’organizzazione), che ci spinga a vedere l’errore medico come occasione di miglioramento. Dall’errore dobbiamo imparare: la responsabilità (o, meglio, la responsabilizzazione) è un processo che deve guardare al futuro, la cui risposta non deve essere necessariamente la sanzione punitiva.

 

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