22-infettivologia

Medicina di Famiglia e Specialistica
Infettivologia

Il Pidotimod e la gestione delle infezioni urinarie

5 Apr 2023

Claudio Ucciferri

Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara

 

Negli ultimi anni i farmaci immunomodulanti hanno acquisito un ruolo sempre maggiore per l’azione che rivestono sia sul sistema immune, che sulla regolazione dello stato infiammatorio. Tra questi appare molto interessante un dipeptide sintetico, Pidotimod, che si è rivelato in grado di agire su vari aspetti della risposta immunitaria, favorendo la maturazione della cellula dendritica, l’espressione di TLR2 e TLR7 e consentendo, quindi, una corretta presentazione antigenica attraverso la stimolazione della produzione di INF1. Il Pidotimod stimola inoltre la produzione di IgA nella mucosa, migliorando la funzionalità dei macrofagi e l’equilibrio delle popolazioni T cellulari, come dimostrato in un recente lavoro sull’infezione da HIV. Recentemente, inoltre, la molecola si è dimostrata una valida opzione in ambito territoriale, per il trattamento del paziente affetto da infezione da SARS-CoV-2, riducendo significativamente le ospedalizzazioni causate dalla progressione della malattia da COVID-19.

 

Le infezioni urinarie sono frequenti in Medicina generale ed in pediatria?

Le infezioni delle vie urinarie (IVU) costituiscono una delle più frequenti cause di consultazione del medico di Medicina generale e di prescrizione di antibiotici. Le IVU sono caratterizzate da una infiammazione dell’apparato urinario dovuta alla presenza di microorganismi, soprattutto batteri. Sono più frequenti nelle donne rispetto agli uomini (rapporto di 4 a 1) a causa della capacità dei microrganismi di risalire più facilmente il tratto urinario femminile rispetto a quello maschile. Infatti, il 40-50% delle donne sperimenta un’infezione urinaria almeno una volta nel corso della propria vita e tra di esse circa il 20% ha episodi ricorrenti. Negli uomini le IVU sono rare tra gli adolescenti e negli adulti con età inferiore a 45 anni.

Un’altra popolazione a rischio di IVU sono i soggetti portatori di catetere urinario, poiché il catetere può essere facilmente infettato dai batteri.

Infine, nei bambini, le infezioni urinarie rappresentano le infezioni più frequenti dopo quelle delle vie aeree.

Si possono classificare le IVU in base alla sede di infezione: cistite (infezione limitata alla vescica), uretrite (infezione dell’uretra), pielonefrite (infezione a carico del rene). La cistite è tra le più comuni forme di IVU e può manifestarsi in maniera sporadica o ricorrente (quest’ultima sussiste se si verificano almeno 3 episodi in un anno o 2 episodi in 6 mesi).

 

Quali sono i criteri di approccio sul territorio?

Al medico di Medicina generale in genere spetta il primo approccio delle infezioni urinarie. In genere la diagnosi può essere fatta con la semplice anamnesi e con la descrizione dei sintomi. Tuttavia, la corretta gestione deve prevedere l’adeguato inquadramento del paziente, con l’individuazione di eventuali fattori di rischio, la scelta della terapia adeguata e le pratiche per prevenire nuovi episodi. Dal punto di vista eziologico le infezioni urinarie acquisite in ambiente comunitario sono dovute all’Escherichia coli nell’80-85% dei casi.

Spesso, soprattutto nelle forme ricorrenti, si rende necessario l’utilizzo di cicli ripetuti di antibioticoterapia; ciò comporta la progressiva emergenza di resistenze ai comuni antibiotici, col rischio di provocare un notevole disagio al paziente. Pertanto, un ruolo fondamentale riveste l’utilizzo di strategie atte a prevenire gli episodi di IVU, in modo da poter limitare l’utilizzo degli antibiotici e rallentare l’emergere di ceppi resistenti.

 

La prevenzione delle IVU è possibile?

Esistono numerose pratiche che possono essere consigliate al paziente per ridurre il rischio di infezioni urinarie o di eventuali recidive:

  • bere acqua in quantità adeguata durante tutto il corso della giornata;
  • svuotare la vescica completamente, soprattutto dopo i rapporti sessuali;
  • adottare una dieta ricca di fibre e povera di grassi e proteine animali;
  • utilizzare metodi contraccettivi diversi dalla spirale o dal diaframma;
  • provvedere alla corretta igiene intima;
  • evitare prodotti intimi potenzialmente irritanti e prediligere la biancheria intima di cotone;
  • ridurre l’utilizzo del catetere urinario;
  • migliorare la risposta del sistema immunitario e la produzione di IgA.

 

Quale ruolo ha il Pidotimod nella prevenzione e nella terapia delle IVU?

Il Pidotimod è stato testato in uno studio multicentrico randomizzato in doppio cieco verso placebo in 60 pazienti da 2-8 anni con infezioni ricorrenti delle vie urinarie, dimostrando una risoluzione più rapida dei sintomi ed un tempo di guarigione più breve. Ma, dato più importante, ha dimostrato una significativa riduzione del rischio di recidive (di oltre i due terzi). Ciò probabilmente è correlato con la capacità del Pidotimod di migliorare diverse funzioni della risposta immunitaria innata e adattativa. Questo effetto è più evidente nei contesti di immunodeficienza, come l’invecchiamento, dove il declino delle funzioni immunitarie diventa il driver principale nell’insorgenza delle infezioni. Gli effetti della somministrazione di Pidotimod sono da ricondurre alla sua attività sulle cellule dendritiche, sui Toll Like Receptors e sulla produzione di IgA a livello mucosale, che consente di spiegare l’efficacia nella riduzione delle recidive nei soggetti a rischio.

 

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