Medicina di Famiglia e Specialistica
Metabolismo

Effetti della carenza di vitamina D sulle citochine infiammatorie

15 Feb 2024
vitamina

da Vitamin D UpDates

 

Oltre a svolgere un ruolo essenziale nel mantenimento della salute delle ossa, la vitamina D è anche riconosciuta per le sue azioni antibatteriche, antiproliferative, immunomodulatorie e antinfiammatorie 1-2. In particolare, le funzioni immunomodulatorie sono di crescente interesse scientifico. Sono infatti stati pubblicati negli ultimi anni dati sia clinici che epidemiologici a supporto del legame tra lo stato della vitamina D e l’incidenza e la gravità di condizioni immunocorrelate, come la sclerosi multipla, la psoriasi, il diabete, l’artrite reumatoide, le malattie infiammatorie intestinali e le malattie infettive 1,2. Se l’associazione tra questi eventi patologici e la carenza di vitamina D è stata largamente dimostrata, non altrettanto si può dire dell’effetto della supplementazione con colecalciferolo sugli stessi fenomeni. A complicare il quadro, gli studi pubblicati sono estremamente eterogenei per popolazione considerata, per livelli basali di 25(OH)D, per entità della supplementazione e per la modalità (quotidiana piuttosto che a boli) con cui è stata somministrata.

L’attenzione circa l’effetto della supplementazione con colecalciferolo sulle cellule immunitarie e sulle citochine infiammatorie è stata sicuramente riaccesa dalla pubblicazione lo scorso anno dello studio VITAL. In questo studio sono stati arruolati 25.571 soggetti, randomizzati all’assunzione per 5 anni di 2.000 UI di colecalciferolo al giorno (con o senza aggiunta di omega-3) rispetto a placebo, dimostrando una riduzione dell’incidenza di malattie autoimmuni, tra cui artrite reumatoide, polimialgia reumatica e psoriasi, del 22% 3.

La regolazione dell’infiammazione e l’espressione delle citochine è di cruciale importanza anche per la recente ipotesi dell’“inflammaging”: con l’aumentare dell’età si verificherebbe, infatti, lo spostamento verso uno stato proinfiammatorio che creerebbe e manterrebbe un’infiammazione cronica di basso grado (solo parzialmente rilevabile da biomarcatori sierici quali la proteina C reattiva [PCR]) con un successivo lento accumulo di danno. Questo invecchiamento guidato dall’infiammazione cronica sarebbe la base della progressione verso varie malattie croniche 4. Questo sarebbe confermato anche da un recente studio su una biobanca anglosassone su 397.737 soggetti, di età compresa tra 37 e 73 anni. La carenza di vitamina D è risultata associata a maggiore mortalità per varie cause anche se non ai classici marcatori sierici di infiammazione. Se questo è valido nella popolazione generale potrebbe tuttavia essere diverso nelle popolazioni di pazienti con elevata infiammazione, come individui con cancro, diabete mellito o malattie cardiovascolari acute, in cui la supplementazione in soggetti carenti ha evidenziato una riduzione della PCR ad alta sensibilità 5.

 

Meccanismo d’azione della vitamina D

La vitamina D può agire con meccanismo endocrino (la tipica azione di regolazione del metabolismo osseo), ma anche autocrino-paracrino grazie alla presenza all’interno delle singole cellule dell’enzima 1 α-idrossilasi in grado di produrre il metabolita attivo 1,25(OH)2D. È l’azione autocrina-paracrina quella responsabile dell’effetto sulle cellule del sistema immunitario e di conseguenza sulla produzione di citochine proinfiammatorie. L’azione del metabolita attivo così prodotto è modulata dal legame con il suo recettore (VDR). Il VDR presente all’interno del nucleo di numerosissimi tipi cellulari media due tipi di azioni 1,6:

  • percorso non genomico: il legame del ligando ai VDR presenti nel citosol innesca molteplici percorsi a cascate di segnalazione intracellulare, portando a risposte immediate indipendenti dalla trascrizione genica nelle cellule;
  • percorso genomico: il recettore dell’acido retinoico forma un eterodimero con il VDR legato a 1,25(OH)2D. L’eterodimero trasloca nel nucleo cellulare e si lega a degli specifici elementi di risposta alla vitamina D (VDRE) su geni bersaglio, regolando di conseguenza la trascrizione nucleare.

Sia il VDR che l’1-α-idrossilasi sono espressi da diversi tipi di cellule immunitarie, tra cui macrofagi, cellule T, cellule dendritiche, monociti e cellule B, e l’evidenza di studi preclinici ha dimostrato che la vitamina D esercita effetti biologici sia sul sistema immunitario innato che su quello adattativo (Tab. I). L’1-α-idrossilasi extra-renale non è sovraregolata dal PTH (ormone paratiroideo); pertanto, la produzione di 1,25(OH)2D3 dipende dai livelli del substrato 25(OH)D3 e può essere regolata da segnali infiammatori, come il polisaccaride (LPS) e le citochine stesse 1-2,6.

La vitamina D avrebbe un effetto diretto sulla produzione di citochine i cui meccanismi principali sono riassunti nella Tabella II 6.

 

 

 

Carenza di vitamina D e citochine pro-infiammatorie

La carenza di vitamina D è associata a un aumento dei livelli sierici di mediatori pro-infiammatori, tra cui l’IL-6 e il fattore di necrosi tumorale-alfa (TNF-α), che sono correlati sia allo sviluppo che alla progressione di patologie infiammatorie reumatiche e vascolari 1,2.

Oltre alle evidenze ormai datate che hanno osservato un’associazione tra deficit di vitamina D e citochine pro-infiammatorie nelle classiche patologie reumatologiche infiammatorie, come l’artrite reumatoide o le connettiviti, è stato recentemente pubblicato uno studio che ha documentato una correlazione lineare tra entità del deficit di vitamina D e incremento dei livelli di IL-6 e IL-8 nella fibromialgia. In particolare, livelli ridotti di vitamina D erano associati a maggiori punteggi sia per il dolore diffuso che per gli scores di attività di malattia 7.

In maniera analoga in un altro studio degli stessi autori in pazienti affetti da osteoartrosi di ginocchio è stata osservata una correlazione tra deficit di vitamina D e livelli più elevati di IL-6, e i livelli di IL-6 a loro volta sono risultati associati allo stadio radiografico della patologia e alla scala di funzionalità del paziente 8.

Infine, uno studio condotto su pazienti obesi ha rivelato che le ridotte concentrazioni sieriche di 25(OH)D erano solitamente correlate a livelli aumentati di altri biomarcatori di infiammazione vascolare, come la PCR ad alta sensibilità e il fibrinogeno.

Conclusioni simili sono state raggiunte per i bambini gravemente obesi 1. Tutti questi studi supportano l’ipotesi che nei soggetti carenti di vitamina D sia presente un contemporaneo incremento delle citochine pro-infiammatorie indipendentemente che si tratti di soggetti sani o di soggetti affetti da varie patologie reumatologiche e non.

 

Effetto della somministrazione di colecalciferolo nei soggetti carenti

Se esistono molte evidenze dell’associazione tra deficit di vitamina D e incremento delle citochine infiammatorie, pochi sono invece gli studi che hanno valutato l’effetto della somministrazione di colecalciferolo sullo stato infiammatorio e spesso sono presenti bias che ne limitano l’interpretazione.

In un gruppo di soggetti giovani e sani, ma carenti di vitamina D, abbiamo recentemente valutato l’effetto del colecalciferolo somministrato in 12 settimane sulla produzione di IL-17A, IL-6, IL-8, IL-10, IL-23 e TNF-α. Abbiamo osservato una progressiva riduzione dei livelli di IL-6 e IL-17A, mentre non sono state riscontrate differenze significative nelle concentrazioni sieriche delle altre citochine (Fig. 1) 9.

 

 

IL-6 e IL-17 sono due citochine chiave rispettivamente nell’artrite reumatoide e nelle spondiloartriti. La riduzione dei livelli sierici osservati in questo studio potrebbe supportare un possibile ruolo dell’integrazione di vitamina D nei pazienti affetti da malattie reumatologiche per ottimizzare la risposta terapeutica ai farmaci specifici. A supporto di questa opzione è stato inoltre osservato che nei pazienti con artrite reumatoide a seconda dei livelli sierici di 25(OH)D, l’integrazione di vitamina D avrebbe effetti diversi (positivi) sul dolore e sull’attività della malattia 10.

In un altro studio su soggetti sani ma anziani (età media sopra i 70 anni) la somministrazione di colecalciferolo non ha invece modificato l’espressione genica e i livelli sierici di IL-6, IL-8, IL-10, TNF-α e IFN-γ. Da sottolineare tuttavia come i livelli di 25(OH)D sierici basali fossero più alti rispetto allo studio precedente e il dosaggio di colecalciferolo variabile a seconda dei gruppi di trattamento 11.

L’effetto sulla riduzione delle citochine è stato studiato anche in un piccolo gruppo di uomini sani sottoposti a intensa attività fisica di resistenza. Rispetto al placebo i soggetti supplementati hanno mostrato effetti positivi in termini di aumento dei livelli ematici di 25(OH)D, rapporto CD4+/CD8+ (risposta immunitaria) e capacità aerobica, inibendo le citochine infiammatorie (IL-6 e in misura minore TNF) e CK (creatina chinasi) e LDH (lattato deidrogenasi) (indicatori del danno muscolare) 12. In Tabella III sono riassunte le caratteristiche principali degli studi che hanno valutato gli effetti della supplementazione con colecalciferolo sui livelli sierici delle citochine infiammatorie. L’effetto è più controverso invece in condizioni patologiche.

 

 

Una metanalisi di qualche anno fa su oltre 80 studi in condizioni patologiche differenti non ha evidenziato effetti significativi dell’integrazione di vitamina D sui biomarcatori infiammatori, tra cui proteina C-reattiva, IL-6 e TNF-α. Oltre all’eterogeneità delle condizioni morbose e della loro patogenesi, c’è da sottolineare che solo in 22 di questi studi è stata dosata l’IL-6 e solo in 25 il TNF-α 13. Valutando alcune condizioni cliniche specifiche, Corrado et al. hanno recentemente dimostrato che l’esposizione in vitro a dosi crescenti di 1-25(OH)2D in soggetti carenti era associata a una significativa riduzione di IL-17A e delle citochine profibrotiche (FGF2, TGF-β, CTGF) sia nei pazienti con sclerosi sistemica che nei soggetti sani, con un effetto dose-dipendente 14.

Invece in 44 pazienti affetti da sclerosi multipla e carenti in vitamina D, dopo 12 mesi di supplementazione con 500-1000 UI/ die [a seconda dei livelli basali di 25(OH) D] di colecalciferolo, è stato osservato un aumento dei livelli sierici di citochine antinfiammatorie (IL-10, TGF-β) e dell’IFN-γ regolatorio, mentre l’IL-17 (proinfiammatoria) è rimasta invariata 15.

In pazienti affetti da patologia cardiovascolare l’integrazione di vitamina D, in soggetti carenti, è stata in grado di ridurre l’espressione di citochine pro-infiammatorie e proaterogeniche come IL-2 e interferone-γ (IFN‑7), che sono responsabili dell’attivazione delle cellule T-helper-1 e dell’infiammazione vascolare 1.

Un discorso a parte merita lo stato di obesità. L’infiammazione cronica di basso grado sembra giocare un ruolo cruciale nello sviluppo delle comorbilità associate all’obesità, come l’insulino-resistenza, le malattie cardiovascolari e il cancro. La risposta infiammatoria sistemica nell’obesità avrebbe origine principalmente dal tessuto adiposo, promuovendo l’infiltrazione di cellule infiammatorie (macrofagi) e il rilascio di mediatori pro-infiammatori, portando a un’infiammazione sistemica di basso grado.

A sostegno di ciò, studi precedenti hanno mostrato correlazioni positive tra il volume del tessuto adiposo e la secrezione di citochine pro-infiammatorie 4. Un recente studio ha valutato l’effetto della supplementazione con probiotici (ceppi di lattobacilli e bifidobatteri), omega-3 e omega-6 e vitamina D sull’infiammazione di basso grado in individui con sovrappeso e obesità. Lo studio non ha mostrato differenze sull’outcome primario che erano i livelli di hs-CRP (proteina C-reattiva ad alta sensibilità). Tuttavia, nei soggetti trattati i livelli sierici di IL-6 sono diminuiti dopo la somministrazione a indicare un effetto seppur modesto sull’infiammazione 16.

I limiti principali di questo studio sono oltre la limitata casistica, la somministrazione contemporanea di probiotici omega-3-6 e colecalciferolo che non permettono di distinguere l’effetto dei singoli elementi e la bassa dose di vitamina D somministrata (200 UI/die, ben al di sotto delle dosi che finora hanno dimostrato effetti extrascheletrici).

Sebbene il razionale sia molto forte, solo uno studio ha documentato una riduzione della concentrazione sierica di IL-6 dopo la sola somministrazione di colecalciferolo nei soggetti obesi 17.

 

Conclusioni

Gli studi che hanno valutato l’effetto della supplementazione con vitamina D sulle citochine infiammatorie sono ancora pochi, talvolta con risultati discordanti e spesso non confrontabili tra loro in quanto condotti su popolazioni a volte carenti, a volte no e con comorbilità differenti. Tuttavia negli studi condotti su soggetti giovani, sani e carenti di vitamina D, dove i fattori confondenti sono ridotti, ed è possibile così valutare l’effetto “puro” del colecalciferolo, si evidenzia un effetto della supplementazione nel ridurre le citochine pro-infiammatorie. Se questi dati si confermassero, la vitamina D potrebbe diventare un trattamento complementare nella prevenzione e nel trattamento di numerose patologie reumatiche e infiammatorie.

 

Bibliografia

  1. Holick MF, Mazzei L, García Menéndez S, et al. Genomic or non-genomic? A question about the pleiotropic roles of vitamin D in inflammatory-based diseases. Nutrients 2023;15:767. https://doi.org/10.3390/nu15030767
  2. Giannini S, Giusti A, Minisola S, et al. The immunologic profile of vitamin D and its role in different immune-mediated diseases: an expert opinion. Nutrients 2022;14:473. https://doi.org/10.3390/nu14030473
  3. Hahn J, Cook NR, Alexander EK, et al. Vitamin D and marine omega-3 fatty acid supplementation and incident autoimmune disease: VITAL randomized controlled trial. BMJ 2022;376:e066452. https://doi.org/10.1136/bmj-2021-066452
  4. Laird E, O’Halloran AM, Molloy AM, et al. Vitamin D status & associations with inflammation in older adults. PLoS ONE 2023;18:e0287169. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0287169
  5. Sha S, Gwenzi T, Chen LJ et al. About the associations of vitamin D deficiency and biomarkers of systemic inflammatory response with all-cause and cause-specific mortality in a general population sample of almost 400,000 UK Biobank participants. Eur J Epidemiol 2023;38:957-971. https://doi.org/10.1007/s10654-023-01023-2
  6. El-Sharkawy A, Malki A. Vitamin D signaling in inflammation and cancer: molecular mechanisms and therapeutic implications. Molecules 2020;25:3219. https://doi.org/10.3390/molecules25143219
  7. Zabihiyeganeh M, Kadijani AA, Akbari A, et al. Association of serum vitamin D status with serum pro-inflammatory cytokine levels and clinical severity of fibromyalgia patients. Clinical Nutr ESPEN 2023;55:71-75. https://doi.org/10.1016/j.clnesp.2023.03.006
  8. Kadijani AA, Bagherifard A, Mohammadi F, et al. Association of serum vitamin D with serum cytokine profile in patients with knee osteoarthritis. Cartilage 2021;13:1610S-1618S. https://doi.org/10.1177/19476035211010309
  9. Fassio A, Gatti D, Rossini M, et al. Effects on serum inflammatory cytokines of cholecalciferol supplementation in healthy subjects with vitamin D deficiency. Nutrients 2022;14:4823. https://doi.org/10.3390/nu14224823
  10. Adami G, Rossini M, Bogliolo L, et al. An exploratory study on the role of vitamin D supplementation in improving pain and disease activity in rheumatoid arthritis. Mod Rheumatol 2019;29:1059-1062. https://doi.org/10.1080/14397595.2018.1532622
  11. Berlanga-Taylor AJ, Plant K, Dahl A, et al. Genomic response to vitamin D supplementation in the setting of a randomized, placebo-controlled trial. EBioMedicine 2018;31:133-142. https://doi.org/10.1016/j.ebiom.2018.04.010
  12. Liu MC, Weng PW, Chen SC, et al. Immunologic, anti-inflammatory, and anti-muscle damage profile of supplemented vitamin D3 in healthy adults on strenuous endurance exercise. Biology (Basel) 2023;12:657. https://doi.org/10.3390/biology12050657
  13. Autier P, Mullie P, Macacu A, et al. Effect of vitamin D supplementation on non-skeletal disorders: a systematic review of meta-analyses and randomised trials. Lancet Diabetes Endocrinol 2017;5:986-1004. https://doi.org/10.1016/S2213-8587(17)30357-1
  14. Corrado A, Rotondo C, Sanpaolo ER, et al. 1,25OH-Vitamin D3 and IL-17 Inhibition Modulate Pro-Fibrotic Cytokines Production in Peripheral Blood Mononuclear Cells of Patients with Systemic Sclerosis. Int J Med Sci 2022;19:867-877. https://doi.org/10.7150/ijms.70984
  15. Walawska-Hrycek A, Galus W, Hrycek E, et al. The impact of vitamin D low doses on its serum level and cytokine profile in multiple sclerosis patients. J Clin Med 2021;10:2781. https://doi.org/10.3390/jcm10132781
  16. Kopp L, Schweinlin A, Tingö L, et al. Potential modulation of inflammation and physical function by combined probiotics, omega-3 supplementation and vitamin D supplementation in overweight/obese patients with chronic low-grade inflammation: a randomized, placebo-controlled trial. Int J Mol Sci 2023;24:8567. https://doi.org/10.3390/ijms24108567
  17. Beilfuss J, Berg V, Sneve M, et al. Effects of a 1-year supplementation with cholecalciferol on interleukin-6, tumor necrosis factor-alpha and insulin resistance in overweight and obese subjects. Cytokine 2012;60:870-874. https://doi.org/10.1016/j.cyto.2012.07.032

 

LEGGI L’ARTICOLO IN PDF

 

Le informazioni che si trovano in questo sito si intendono per un uso esclusivamente informativo e non possono in alcun modo sostituire la consultazione con il proprio medico.

Pacini Editore Srl
via Gherardesca 1, 56121 Pisa • cod.fisc, p.iva, reg.imp.prov.pi 00696690502 • Cap.soc.iv. 516.000 euro
Copyright © 2015. All Rights Reserved.
Cookie Policy | Privacy policy | Politica della Qualità Ambiente e Sicurezza