Medicina di Famiglia e Specialistica
Geriatria

Diagnosi di COVID-19 in una paziente geriatrica ricoverata in ospedale per caduta con polmonite da aspirazione inizialmente mal interpretata

13 Feb 2023

da Journal of Gerontology and Geriatric the official journal of the Italian Society of Gerontology and Geriatrics (SIGG)

 

Premessa

SARS-CoV-2 è un virus più aggressivo nei pazienti anziani con malattie croniche associate all’età. Sebbene sia noto che il quadro clinico di COVID-19 sia già multiforme, si sa ancora molto poco sulla sindrome infettiva nei pazienti anziani. Presentiamo il caso di una paziente anziana ricoverata per caduta affetta da polmonite da COVID-19, in un primo momento erroneamente interpretata come polmonite da aspirazione.

Presentazione del caso

Descriviamo il caso di una paziente di 92 anni con malattie cardiache croniche, ricoverata per una caduta complicata da un trauma cranico. A causa della caduta è stata diagnosticata una polmonite da aspirazione, per cui è stata sottoposta a trattamento antibiotico. Nonostante quattro giorni di trattamento antibiotico, la paziente ha presentato febbre alta e tosse secca motivando in un contesto epidemico il test PCR nasofaringeo per la ricerca del SARS-CoV-2 che è risultato positivo.

Discussione e conclusioni

La polmonite da aspirazione conseguente a una caduta è un evento comune nei pazienti geriatrici, motivo per cui la diagnosi di COVID-19 è stata ritardata. La popolazione geriatrica mostra spesso una presentazione clinica alterata delle malattie, in particolare per quanto riguarda le malattie infettive. La corretta interpretazione di alcuni risultati sospetti, come i regolari esami del sangue, avrebbe portato più rapidamente a una diagnosi di polmonite non da aspirazione. I marcatori infiammatori e la conta dei globuli bianchi sono risultati nella norma. Inoltre, la linfopenia, considerata una delle caratteristiche biologiche di COVID-19, è stata l’unico tratto che è comparso una volta che il paziente ha iniziato ad avere i sintomi. La presenza di confusione come segno di persistenza dell’infezione in un paziente anziano non dovrebbe essere sottovalutata, espressione di un possibile coinvolgimento del sistema nervoso nell’infezione da SARS-CoV-2. La diagnosi comune di polmonite da aspirazione in ambito geriatrico, i segni e i sintomi aspecifici della malattia COVID-19, il quadro complesso del nostro paziente, dimostrano che in geriatria una diagnosi apparentemente semplice potrebbe invece essere insidiosa e complessa.

 

Parole chiave: COVID-19, SARS-CoV-2, malattie croniche legate all’età, caduta, polmonite da aspirazione, presentazione di malattia atipica

 

 

Premessa

Studi epidemici dimostrano che l’età e gli antecedenti polipatologici sono tra i maggiori fattori di rischio per lo sviluppo di sintomi gravi nei pazienti affetti da COVID-19 con conseguente aggravamento dell’infezione. Alcuni studi ipotizzano che il sistema immunitario si indebolisca con l’età, con il rischio di essere più suscettibili alle infezioni. I pazienti con malattie croniche legate all’età, come l’ipertensione da cardiopatia ischemica, il diabete di tipo 2 e le malattie polmonari croniche, sono a più alto rischio di sviluppare malattie gravi e complicazioni da SARS-CoV-2. Tuttavia, esiste un’ampia gamma di gravità dell’infezione, dall’assenza di sintomi alla polmonite grave fino alla morte, a seconda della risposta del sistema immunitario personale, della carica virale e delle condizioni patologiche legate all’età.

I pazienti geriatrici sono frequentemente soggetti a cadute, con lunghe permanenze a terra in posizione supina, spesso complicate da polmonite da aspirazione dovuta al passaggio di saliva e contenuto gastro-esofageo, motivo per cui in un contesto epidemico la diagnosi differenziale con la polmonite da COVID-19 non è sempre ovvia. Presentiamo il caso di una paziente anziana ricoverata per caduta affetta da polmonite da COVID-19, in un primo momento erroneamente interpretata come polmonite da aspirazione.

 

Presentazione del caso

Una paziente di 92 anni, con cardiopatia cronica in terapia anticoagulante con antagonisti della vitamina K, viene ricoverata nel nostro reparto di degenza breve per adulti anziani per una caduta complicata da trauma cranico. Tra gli antecedenti della paziente, vi erano un’ipertensione arteriosa non controllata, uno scompenso cardiaco ipertensivo e una fibrillazione atriale con disfunzione del nodo del seno (che ha richiesto la posa di un pace-maker). La paziente era nota per la storia di cadute ripetute negli ultimi mesi. È rimasta a terra per alcune decine di minuti. La TC cranica non riportava alcuna anomalia particolare, se non una sinusite mascellare cronica. L’esame clinico ha evidenziato un ematoma sottocutaneo frontale destro conseguente alla caduta, un ritmo cardiaco irregolare, la presenza di crepitii alla base del polmone destro e due adenopatie dolorose cervicali bilaterali. Presentava un picco febbrile isolato a 38,8°C regredito spontaneamente nei giorni successivi e picchi ripetitivi di ipertensione arteriosa a 200/110 mmHg, risoltisi dopo l’introduzione di un farmaco calcio-antagonista. All’analisi del sangue è stato segnalato qualsiasi tipo di anomalia, compresi i marcatori infiammatori. La terapia antibiotica con Amoxicillina e Acido Clavulanico 1000/125 mg tre volte al giorno è stata introdotta il giorno del ricovero per una diagnosi di polmonite da aspirazione.

Al secondo giorno di ricovero in terapia antibiotica, la paziente era apiretica, eupneica, con presenza di tosse secca e con la persistenza di crepitii alla base del polmone destro.

La paziente ha iniziato ad apparire in quel momento confusa con disorientamento temporale. Un test di deglutizione ha mostrato l’assenza di disturbi da aspirazione e di desaturazione durante il test alimentare. Al quarto giorno di ricovero, dopo quattro giorni di terapia antibiotica, la paziente presentava febbre a 39,3 °C associata a tosse secca con una SpO2 del 95%, che richiedeva ossigeno. All’analisi del sangue dello stesso giorno era evidente un piccolo aumento della PCR a 15 mg/L (NR 0,3-5 g/L) e una linfocitopenia a 0,52 g/L (NR 0-4 g/L). La radiografia del torace al quarto giorno di ricovero mostrava una polmonite interstiziale bilaterale.

Tutti questi reperti insoliti hanno motivato il test PCR nasofaringeo per la ricerca di COVID-19 che è risultato positivo, tanto che la paziente è stata trasferita al reparto di malattie infettive.

 

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