Medicina di Famiglia e Specialistica
Psichiatria

Danzare con la schizofrenia. La coreografia come risorsa per la guarigione della psicosi

19 Feb 2024
ballerina

da Journal of Psychopathology – Giornale di Psicopatologia

 

Riassunto

Questo documento scritto congiuntamente discute le strategie per affrontare la schizofrenia. Per Helene Cæcilie, esperta per esperienza, la danza è servita come valvola di sfogo artistica per la schizofrenia, permettendole di lavorare e di esistere nel mondo. Attraverso l’atto della scrittura automatica durante la psicosi, Helene Cæcilie ha trasformato il mondo sconcertante della sua mente in coreografia. Le coreografie sono state una mappa della memoria capace di tracciare il suo stato mentale nel corso degli anni. La sua esperienza mostra la dialettica di disintegrazione e reintegrazione che caratterizza l’esistenza di una persona schizofrenica. Nella sua storia, questa dialettica trasforma la sua esperienza di disintegrazione (un “luogo molto tetro”) in qualcosa di “vivificante” attraverso la coreografia. Le spiegazioni deliranti, la creazione di prodotti artistici e la danza sono ricondotte in questo lavoro a un processo di Gestaltung – un termine tedesco che in inglese può essere reso come “form in formation” – l’atto di dare forma all’esperienza dell’informe. Troviamo la Gestaltung all’opera nel chiasmo che collega il momento della disintegrazione e quello della reintegrazione nel corso dell’esistenza schizofrenica. È stato sostenuto che la maggior parte degli sforzi della persona schizofrenica sono diretti a compensare questa disintegrazione – mettendo insieme e riassemblando ciò che è disperso. Nei confronti del Sé e dell’esperienza del mondo di Helene Cæcilie, altrimenti disintegrati, la danza opera una Gestaltung incarnata che ripristina la continuità e la coerenza temporale del Sé, l’individualità e i confini nello spazio, l’unità e la struttura del corpo, la sintonia con gli altri corpi in movimento e allo stesso tempo la delimitazione rispetto ad essi.

Parole chiave: schizofrenia, psicosi, danza, coreografia, informe, identità, presa di posizione

 

Introduzione

Questo articolo nasce dalla collaborazione tra Helene Cæcilie Mørck, esperta per esperienza e coreografa professionista, e Giovanni Stanghellini, psichiatra con formazione in fenomenologia. In questo contesto, per esperto per esperienza si intende una persona che ha una conoscenza diretta della malattia mentale. Si tratta di un lavoro co-scritto, il che significa che si basa sulla condivisione di prospettive e significati sull’esperienza della crisi, del recupero e del processo di guarigione. La co-scrittura può essere definita come la pratica in cui i clinici o i ricercatori e gli individui che vivono l’esperienza di un disturbo si impegnano reciprocamente a scrivere congiuntamente una narrazione relativa a una determinata condizione. Rappresenta un approccio innovativo che può favorire nuovi progressi nella ricerca psicopatologica. La scrittura collaborativa deve affrontare la sfida di mantenere la dizione e lo stile narrativo di ciascun soggetto senza catturarlo o formattarlo in modelli narrativi prestabiliti.

Questo articolo è nato da una conversazione sulla presa di posizione nei confronti della schizofrenia che ha fatto seguito allo scambio di articoli pubblicati o curati separatamente dai due autori di questo documento. Ciò ha portato a interrogarsi sulle strategie per affrontare la schizofrenia e a chiedersi quali prese di posizione siano efficaci a questo proposito, in particolare quella sviluppata da Helene Cæcilie, cioè la danza. Per “presa di posizione” (Stel-lungsnahme), seguendo Husserl, intendiamo una classe di atti intenzionali che implicano un orientamento attivo e, in una certa misura, libero verso una determinata esperienza. La presa di posizione include posizioni teoriche (come la consapevolezza della malattia, o la costruzione di una narrazione della propria malattia, o l’elaborazione di una spiegazione delle proprie esperienze perturbanti attraverso la strutturazione di un’illusione, ecc.) e comportamenti pratici (come le azioni motivate e dirette a un obiettivo, come la creazione di manufatti artistici o la danza stessa). Per Helene Cæcilie, la danza è servita come sfogo artistico per la schizofrenia, permettendole di lavorare ed esistere nel mondo.

 

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