Medicina di Famiglia e Specialistica
Psichiatria

Atteggiamenti e percezioni sull’identità di genere nella popolazione generale italiana: uno studio pilota sperimentale

21 Lug 2022

da Journal of Psychopathology – Giornale di Psicopatologia

Elsa Vitale 1, Roberto Lupo 2, Chiara Clemente 3, Antonino Calabrò 4, Maicol Carvello 5, Maurizio Ercolani 6, Angelo Benedetto 7, Luana Conte 8-9

1 Centro di Salute Mentale Modugno, Azienda Sanitaria Locale Bari, Italia; 2 Ospedale San Giuseppe da Copertino, ASL Lecce, Italia; 3 Infermiera freelance; 4 Ospedale “Nuovo Ospedale degli Infermi”, ASL di Biella, Italia; 5 Ospedale Comunale di Brisighella, ASL Romagna, Italia; 6 ASL Marche, Area Vasta 2, Assessorato alla Salute Mentale, Italia; 7 Ospedale “Umberto I”, Siracusa, Italia; 8 Laboratorio di Fisica Biomedica e Ambiente, Dipartimento di Matematica e Fisica “E. De Giorgi”, Università del Salento, Lecce, Italia; 9 Advanced Data Analysis in Medicine (ADAM), Laboratorio di Ricerca Interdisciplinare Applicata alla Medicina (DReAM), Università del Salento e ASL Lecce, Italia

 

Introduzione

In un Paese come l’Italia, dove ogni giorno si verificano gravi episodi di omotransfobia, misoginia, discriminazione nei confronti delle persone con disabilità e femminicidio, non esiste ancora una legge che tuteli adeguatamente le minoranze. Si indagano le conoscenze, le opinioni e gli atteggiamenti della popolazione italiana nei confronti dell’identità di genere e della sessualità, analizzando quanto lo stigma si radicalizzi nella quotidianità della realtà italiana.

Materiali e metodi

Da marzo ad agosto 2021 attraverso i social network è stata condotta una ricerca online a livello nazionale che ha coinvolto la popolazione italiana.

Risultati

Un totale di 1532 soggetti ha partecipato all’indagine. La maggior parte dei partecipanti (64,8%) ha dichiarato di essere attratta solo da persone del sesso opposto al proprio. Inoltre, il 93,1% dei partecipanti ha dichiarato di aver sentito parlare di identità di genere e il 93,3% dei partecipanti ha definito “identità di genere” come: “un ruolo in cui l’individuo si identifica, sentendosi un maschio, sentendosi una femmina o sentendosi qualcos’altro che essi non riconoscono psicologicamente nel loro sesso biologico alla nascita”. Il 96,1% ha definito “sesso biologico” una “categoria anatomica di appartenenza”. L’89,2% ha definito il “ruolo di genere” come “comportamenti o aspettative socialmente definiti come maschili o femminili”. Il 55% ritiene che non sia possibile scegliere il proprio orientamento sessuale. Il 94,7% conosce direttamente le persone LGBT e il 25,4% ha affermato che nella propria famiglia ci sono membri LGBT. Sono state rilevate differenze statisticamente significative tra gli atteggiamenti dei partecipanti per le situazioni proposte in base alla loro conoscenza personale dell’identità di genere (p <.05).

Conclusioni

L’identità personale non è qualcosa di unitario e stabile nel tempo e nelle diverse situazioni.

 

Parole chiave: atteggiamento, identità di genere, popolazione generale, percezione

 

 

Introduzione

Nel corso della storia, ci sono state numerose controversie e dibattiti sull’orientamento sessuale e l’identità di genere; molti concetti e definizioni hanno subito modifiche e spesso i termini usati in passato sono ormai obsoleti o addirittura offensivi. Nel tempo, l’introduzione di una legislazione aggiuntiva a tutela dei diritti umani, la depatologizzazione da parte del mondo psichiatrico dell’identità di genere e la maggiore presenza di persone transgender nei media hanno contribuito a una maggiore consapevolezza da parte della società di questa complessa realtà 1. Le diagnosi sull’identità di genere risultano inserite per la prima volta all’interno del Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM) nel 1980, con la terza edizione del manuale (DSM-III) in cui i criteri diagnostici per definire il transessualismo sono presentati nella sezione dedicata ai disturbi psicosessuali 2. La versione aggiornata del 2013, il DSM-5, introduce il termine Disforia di genere come categoria a sé stante. In un tentativo di depatologizzazione delle identità di genere, nella più recente edizione dell’ICD (International Classification of Disease) – ICD 11, presentato all’Assemblea Mondiale della Sanità nel maggio 2019 ed in vigore dal 1 gennaio 2022, la diagnosi di Incongruenza di Genere sostituisce le diagnosi passate in un nuovo capitolo chiamato “condizioni relative alla salute sessuale” 3. Nonostante ciò, sono in aumento gli episodi di discriminazione, stigma ed esclusione sociale 4 che espongono persone appartenenti alla comunità LGBTQ (acronimo italiano di: Lesbica, Gay, Bisessuale e Transgender) a maggior rischio di disagio psichico e abusi fisici e verbali più o meno istituzionalizzati e ben radicati nel “buon senso”. Soprattutto nei paesi ad alto stigma, nascondersi protegge parzialmente dalla discriminazione, dalla vittimizzazione e persino da una soddisfazione di vita inferiore rispetto a quella che si proverebbe se un individuo di una minoranza sessuale vivesse senza censure in quei paesi 5. Gli studi condotti sui fenomeni di violenza, discriminazione, prevaricazione e molestie subite dalle persone transgender riportano alcuni dati molto allarmanti.Uno studio che ha analizzato un campione di 402 persone transgender provenienti da tutto il mondo, riporta che il 59,5% ha subito violenze e abusi (il 26,6% ha subito un incidente violento, il 14% uno stupro o tentato stupro, il 19,4% un’aggressione senza armi, il 17,4% insulti e il 10,2% aggressione con un’arma), il 37,1% ha subito discriminazioni economiche 6. Su un campione di 149 italiani della comunità LGBTQIA+, i ricercatori hanno riscontrato che le forme più frequenti di stigma sono l’abuso verbale (86,6%), problemi a trovare lavoro (66,4%), maltrattamenti fisici (57%), problemi di accesso ai servizi sanitari generali (38,9%), abusi sessuali (31,5%), problemi ad affittare casa (28,9%), licenziamenti (24,2%), rapine (21,5%) e sfratto (15,4%) 7. Questa violenza e discriminazione sembra avere un effetto a catena sui tentativi di suicidio. In un ampio campione di 392 individui “Male to Female” (MtF) e 123 “Female to Male” (FtM), il 32% ha tentato il suicidio 8. La discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere è ancora un’emergenza in Italia, in quanto mancano adeguate disposizioni legislative per combattere i crimini ispirati dall’odio. Il lento progresso dell’Italia rispetto ad altre nazioni europee è dovuto in parte al background religioso del Paese. Ci sono prove coerenti che l’autoidentificazione come “religioso” o come cristiano (e, in misura minore, essere musulmano) è associata a un aumento del pregiudizio trans rispetto all’essere non religioso 9. Il rispetto dei diritti delle persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, è uno dei criteri principali per il rispetto dei diritti umani in generale. La Dichiarazione universale dei diritti umani e i trattati concordati richiedono che i diritti umani si applichino a tutti e che nessuno debba essere escluso. Pertanto, tutelare i diritti umani delle persone con differenti orientamenti sessuali non significa introdurre nuovi diritti, ma garantire che questi siano garantiti a tutti, senza pregiudizi di alcun genere. La cultura del Paese è cambiata radicalmente in seguito all’introduzione delle unioni civili. Uno studio del 2014 sulla popolazione omosessuale italiana ha mostrato che il 92% dei partecipanti “non si sentiva protetto dallo Stato” e il 40% sentiva di essere vittima dell’omofobia in ambiente lavorativo o scolastico 10,11. Le barriere omofobiche, percepite o reali, rendono le persone LGBT riluttanti ad andare in ospedale e ad aderire alle raccomandazioni degli operatori sanitari, e la riluttanza a rivelare il proprio orientamento sessuale impedisce loro di ricevere cure specifiche. Gli stessi operatori sanitari (medici generici, pediatri, medici specialisti, psicologi, infermieri) spesso non hanno una formazione specifica in materia di salute transgender. Infatti, gli utenti che accedono ai servizi sanitari denunciano l’uso da parte degli operatori sanitari di terminologia inappropriata, curiosità inappropriata e mancanza di sensibilità ai bisogni di salute 12. D’altra parte, la mancanza nella letteratura infermieristica delle problematiche dei pazienti LGBT è significativa come dimostrato da uno studio condotto tra infermieri italiani, in cui è evidente un livello di conoscenza inadeguato 13. Lo scopo di questo studio è indagare le conoscenze, le opinioni e gli atteggiamenti della popolazione italiana nei confronti dell’identità di genere e della sessualità, analizzando quanto lo stigma si radicalizzi nella quotidianità della realtà italiana, cercando di colmare la lacuna della letteratura su questo tema.

 

 

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