Medicina di Famiglia e Specialistica
Responsabilità medica

Al capezzale del malato: dialogo intorno ai familiari del paziente (incapace)

23 Gen 2023

Da Responsabilità Medica, Diritto e Pratica Clinica

 

Valter Giantin
Direttore U.O.C. Geriatria di Bassano del Grappa

Luciano Olivero
Professore nell’Università di Torino

 

LO: Caro dottore, nei codici deontologici medici del passato la famiglia appariva una protagonista indiscussa del rapporto di cura. Nel codice di Sassari del 1903, ad esempio, al medico che avesse rilevato gravi condizioni in un ammalato s’intimava anzitutto di avvisare i familiari, perché prendessero i provvedimenti del caso. Per i codici deontologici del ’58 e del ’78 una prognosi sfavorevole poteva essere taciuta al malato, “ma non alla famiglia”. E ancora nell’89, benché la volontà del paziente fosse ormai elevata a criterio direttivo dell’attività terapeutica, si consentiva di tenere un atteggiamento di opportuna reticenza verso il malato nei casi gravi, mentre ogni informazione andava comunicata ai “congiunti”.

Nel codice deontologico odierno, viceversa, famiglia e congiunti sono quasi spariti. Letteralmente e lessicalmente. Se un terzo si interpone nel rapporto medico-paziente, costui è quasi sempre indicato come il “rappresentante legale” del malato. Il familiare in quanto tale, che non rivesta anche i panni del rappresentante legale, sembra non contare nulla. Ma è davvero così? E prima ancora: quali sono le ragioni di questa “eclissi” dei congiunti dai testi della deontologia medica?

VG: Caro professore, no, la famiglia non è sparita dal rapporto di cura, almeno non nella maggioranza dei casi. Anche se potrei risponderle che molto dipende dalle condizioni del paziente e dai familiari…

LO: E anche dal medico, no?

VG: Certo: in base alla mia esperienza professionale sia come medico ospedaliero-universitario che territoriale, ma anche alla luce della mia partecipazione a diversi comitati etici per la pratica clinica, posso dirle che molto dipende anche dal medico coinvolto nel processo di cura, dalla sua sensibilità e dalla sua formazione. Così come molto dipende, più in generale, dalle situazioni ambientali e di sistema. Ma andiamo con ordine.

 

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