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L’evoluzione dell’aggiornamento e della comunicazione medico-scientifica

9 Giu 2022

In Medicina contenuti, stile e strumenti di comunicazione si sono evoluti parallelamente al progresso culturale e tecnologico e ai cambiamenti dell’organizzazione assistenziale nonché delle competenze e delle responsabilità professionali. Ripercorrere questo lungo e articolato excursus storico aiuta a comprendere e meglio soddisfare esigenze e aspettative dei medici di oggi nei riguardi dei mezzi di informazione scientifica, in uno scenario caratterizzato da un rapido susseguirsi di aggiornamenti delle conoscenze e, rispetto al passato, da un notevole ampliamento degli ambiti di interesse teorico e pratico.

Il 150° anniversario di attività di Pacini Editore, al di là dell’apprezzamento di un lungo impegno professionale, offre anche lo spunto per una riflessione su come si è evoluta la comunicazione medico-scientifica. Un excursus storico, per quanto sintetico, richiederebbe una disamina molto più analitica e documentata, ma questo articolo, che sarà più avanti integrato da un focus mirato alla Medicina generale e alla Pediatria. si prefigge il più modesto obiettivo di delineare, se pure in maniera sommaria, le principali dinamiche che hanno determinato i cambiamenti della ricerca clinica, ridisegnando il profilo di competenze e responsabilità tecniche, relazionali e giuridiche del medico e rinnovando necessariamente necessità, stile, strumenti e criteri di informazione professionale.

Qualcosa è cambiato

La portata e la rapidità del progresso della ricerca e della tecnologia impongono oggi al medico uno sforzo notevole per mantenersi costantemente aggiornato, e al tempo stesso richiedono ai professionisti dell’informazione la capacità di saper cogliere non soltanto gli spunti di innovazione ma anche, in senso quasi filosofico, il razionale scientifico che ha permesso di individuare nuove prospettive di studio e di approccio clinico. Il tutto in aggiunta alle complesse tematiche amministrative e gestionali che sono ormai indissolubilmente legate al know how clinico quali l’appropriatezza prescrittiva, la governance e la sostenibilità del sistema sanitario. In tale contesto la Medicina generale e la Pediatria, per il loro approccio virtualmente esteso a tutti gli ambiti clinici, esigono da tutti gli operatori uno sforzo ancora più gravoso. In sintesi, il medico attuale, oltre a essere consapevole della rapida obsolescenza della sua formazione, deve acquisire e armonizzare, solo per citare qualche esempio, intuito clinico, attitudini psico-relazionali, attitudini gestionali, conoscenza di farmaci sempre più selettivi e avanzati, capacità di dialogare con istituzioni, centri territoriali e mondo advocacy e dimestichezza con la tecnologia, tra computer, nuovi dispositivi indossabili e strumentazioni diagnostiche e di elaborazione dati. Va da sé che quanto più un mezzo editoriale sarà in grado di integrare e proporre tutti questi componenti tanto più potrà essere apprezzato e fattivamente utile alla crescita professionale.

Studi clinici, big data e dintorni

Senza scomodare i trattati di storica memoria, un’esperienza senza dubbio paradigmatica e formativa che ciascuno può provare consiste nel recuperare uno studio clinico anche soltanto degli anni 50 e di metterlo a confronto con uno odierno. A prescindere dall’evoluzione delle tecniche, oggi caratterizzate da indagini sofisticate, il principale elemento che traspare è il criterio di valutazione dei risultati: non solo per quanto riguarda l’analisi statistica ma anche e soprattutto per i risvolti pratici. La Medicina dell’evidenza, infatti, impone rigore diagnostico – va da sé che criteri e sistemi di scoring si sono affinati nell’ultimo mezzo secolo – e attenzione agli outcome, anch’essi trasposti, per quanto possibile, in parametri o biomarker quantitativi. Altre due componenti oggi prioritarie sono la sicurezza di una terapia, che in passato risultava collocata in un piano di minore rilevanza, e il suo impatto sulla qualità di vita. Va in effetti osservato che se il medico del Novecento si doveva interfacciare per lo più con malattie acute, quello odierno è chiamato soprattutto a gestire le cronicità – senza peraltro perdere di vista le malattie rare, in cui la ricerca è molto attiva e promettente – e a massimizzare i propri sforzi nella prevenzione. Ecco, quindi, che, così come si sono evolute le riviste internazionali, anche gli articoli scientifici divulgativi hanno assunto connotati nuovi: il caso emblematico o straordinario non tramonterà mai, ma all’esperienza personale, peraltro in molti casi legata, più che ad abilità intuitive, a risorse o mezzi diagnostici particolari, si è gradualmente sovrapposto l’interesse per un’équipe di ricerca o una Medicina di comunità, caratterizzata da standard assistenziali e da casi a più elevata complessità (o fragilità), meritevoli di un approccio selettivo e spesso gravato da tortuose procedure burocratiche. La comunicazione di oggi, inoltre, soprattutto per quanto riguarda la ricerca e la gestione clinica, non può ignorare la voce dei pazienti, sia essa espressa da esperienze dirette oppure da associazioni, come pure non può sorvolare su limitazioni di carattere etico o imposte dalla regolamentazione sulla privacy, senza poi contare, per quanto riguarda alcuni mezzi specifici, un supporto bibliografico che in alcuni casi, contemplati dalla normativa, prevede una raccolta organizzata della documentazione di riferimento. Anche il lettore odierno, di conseguenza, ha maturato un più marcato spirito critico e presta maggiore attenzione alla qualità (per esempio all’impact factor della rivista) e al grado di aggiornamento delle referenze citate. Non va poi dimenticato che raccomandazioni, linee guida, direttive locali e PDTA (piani diagnostico-terapeutici) restano un riferimento ineludibile e delineano un territorio al cui interno l’informazione viene opportunamente circoscritta. Un’ulteriore riflessione, rimanendo nell’ambito dell’approccio al paziente, riguarda anche le aree terapeutiche: la genomica e la medicina personalizzata e di precisione, solo per menzionare parole chiave di attualità, a cui si aggiungono doverosamente big data e intelligenza artificiale, hanno preso il sopravvento, come pure la farmacologia tradizionale ha dovuto fare spazio al vasto campo degli integratori alimentari, dei fitoterapici, dei medicinali omeopatici, dei nutraceutici e delle altre proposte delle medicine complementari. Questa progressiva apertura in senso “olistico”, se da un lato è motivata dalla disponibilità di nuove opzioni che il medico non può permettersi di ignorare per dialogare con un interlocutore più informato (quando non condizionato da fake news), dall’altro riporta ancora una volta a una visione assistenziale centrata giustamente sul paziente e non più sulla malattia, con uno sguardo puntato anche ai possibili risvolti di medicina legale e a valutazioni di farmacoeconomia.

Dalla carta ai web content

Se finora si è parlato di contenuti dell’informazione, non meno importante è esprimere qualche considerazione sulla forma. Innanzitutto va precisato che l’aggiornamento delle conoscenze segue ormai ritmi vertiginosi: pochi decenni fa i ricercatori e i clinici più agguerriti erano in trepida attesa di ricevere il nuovo numero delle classiche riviste che costituivano il faro della Medicina: una sorta di estensione in progress dei capitoli dei voluminosi trattati sempre più dimenticati sugli scaffali delle librerie. Oggi la divulgazione è immediata, al punto che i tempi di stampa e l’aggiornamento dei dati sono “bruciati” dalla pubblicazione online. Il medico, dal canto suo, è penalizzato dal tempo e da una mole di lavoro in cui deve riuscire a conciliare ascolto del paziente, visita, prescrizione o analisi di esami e carichi amministrativi. Non solo: non bisogna dimenticare che ogni giorno, tra notizie di cronaca, mail, servizi di messaggistica e news, ogni professionista è bersagliato da una valanga di informazioni, quantificabile nell’ordine di alcuni Gigabyte. Ne consegue che lo spazio e l’attenzione che può dedicare alla lettura sono ridotti: da qui l’esigenza di testi brevi, puntuali, possibilmente schematici e calibrati sulle problematiche dell’attività quotidiana. Informazione e aggiornamento tendono perciò a convergere, e non a caso molte riviste, accanto ad articoli tradizionali, propongono anche corsi formativi e mettono a disposizione una piattaforma web complementare alla versione cartacea o magari integrata da servizi aggiuntivi. 

Quale futuro?

Se lo chiedono in molti, ma la rivista cartacea difficilmente potrà scomparire. È tuttavia opportuno identificare e modulare opportune strategie per integrarla sempre più con le risorse digitali – l’inserimento di QR Code è un esempio – e riformularla sulla base di nuovi paradigmi comunicazionali. La realtà attuale è alquanto ampia, eterogenea e tutt’altro che priva di ostacoli e contraddizioni, ma la sfida che ora si pone, anche a fronte del costante ricambio generazionale dei medici e della forte spinta alla digitalizzazione e alla telemedicina impressa dalla pandemia, può forse tradursi in due obiettivi prioritari per il mondo dell’editoria: un’attenzione costantemente mirata ai risvolti pratici delle nuove acquisizioni scientifiche da un lato e, dall’atro, una garanzia di autorevolezza e qualità dell’informazione, grazie alla quale il medico deve essere in grado di affinare le proprie conoscenze nello svolgimento di quel ruolo di riferimento unico e insostituibile per il cittadino.

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