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Rischio cardiovascolare

L’Ipertensione nel giovane adulto: segnali, cause e rischi.

18 Ott 2017
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Un disturbo molto frequente, ma spesso poco tenuto in considerazione vista l’asintomaticità di molti casi. Abbiamo fatto alcune domande sull’ipertensione al Dottor Damiano Parretti Responsabile Nazionale dell’alta scuola SIMG, ecco cosa ci ha risposto.

Quale è l’età dove più si concentra il rischio di insorgenza nel giovane adulto?

Il rischio di insorgenza dell’ipertensione aumenta con il progredire dell’età. I dati provenienti dall’istituto di ricerca della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale) denominato “Health Search”, che si basa sull’osservazione di oltre 1.000.000 di italiani, indicano per i soggetti fino a 24 anni una percentuale di soggetti portatori di ipertensione arteriosa inferiore al 1%, che cresce al 2% circa nei soggetti fino a 34 anni, ed arriva al 6-7% nei soggetti fino a 44 anni

Esistono differenze di genere?

Esistono certamente: la prevalenza dell’ipertensione (percentuale di soggetti affetti rispetto alla popolazione generale) è superiore nel sesso maschile dall’adolescenza fino alla fascia di età 55-64 anni, mentre per le fasce di età superiori è maggiore nel sesso femminile. Negli ultimi anni la prevalenza dell’ipertensione arteriosa tra le donne, a differenza di quanto accaduto per il genere maschile, è diminuita, passando nella fascia di età tra 35 e 74 anni dal 44,3 al 37,2%, mentre negli uomini la prevalenza è rimasta invariata, intorno al 50%

Sappiamo che spesso il paziente non avverte specifici problemi, è vero?

È vero, spesso la pressione alta è del tutto asintomatica, e questo è particolarmente insidioso perché la persistenza di valori elevati di pressione arteriosa genera precocemente danni a carico damiano-parrettidel cuore e dei vasi sanguigni. A carico del cuore si può determinare l’ingrossamento del ventricolo sinistro (ipertrofia ventricolare sinistra) che rappresenta un pericoloso danno d’organo, preludio spesso di infarto del miocardio e di scompenso cardiaco; in questo caso non possiamo parlare più di ipertensione arteriosa, che di per sé non è una malattia ma un fattore di rischio cardiovascolare, ma di cardiopatia ipertensiva. Sono rilevanti poi i danni che una ipertensione asintomatica non trattata provoca a carico dei vasi renali, con insorgenza di insufficienza renale, e dei vasi cerebrali, con progressivo deterioramento delle cellule nervose e delle funzioni correlate, oltreché con aumento del rischio di ictus. È quindi necessario che ogni giovane adulto controlli la sua pressione arteriosa periodicamente, soprattutto in presenza di familiarità per ipertensione.

In altri casi quali possono essere i campanelli di allarme?

Alcune volte una ipertensione non conosciuta si manifesta con sintomi o segni clinici spesso aspecifici, quali cefalea, vertigini, disturbi visivi o sanguinamento nasale; questi quadri clinici sono espressione di valori molto elevati o elevati per molto tempo, senza che siano stati mai intercettati da misurazioni e valutazioni cliniche. In questi casi è necessario effettuare una rapida valutazione clinica generale che vada al di là della misurazione in sé della pressione, ma che valuti lo stato del cuore e dei vasi arteriosi, la funzionalità renale, o eventuali danni al microcircolo, come ad esempio danni alla retina.

Quali sono le cause più frequenti che alzano la pressione arteriosa?

Nel 90% dei casi l’ipertensione è una condizione familiare e non riconosce cause specifiche: in questo caso si parla di ipertensione essenziale. Nei restanti casi possono essere identificate cause specifiche, legate a condizioni cliniche particolari o a assunzione di farmaci o altre sostanze, e in questi casi si parla di ipertensione secondaria. Le principali patologie responsabili di ipertensione secondaria sono malattie renali (reni policistici, stenosi delle arterie renali) o malattie delle ghiandole endocrine, soprattutto delle ghiandole surrenali (iperaldosteronismo oppure la presenza di un tumore benigno surrenalico chiamato feocromocitoma). Alcuni farmaci assunti senza adeguato controllo possono a loro volta generare ipertensione: tra i maggiori responsabili ricordiamo gli antiinfiammatori, di cui spesso di abusa, e gli steroidi. Ricordiamo inoltre tra le varie cause anche l’utilizzo di sostanze stupefacenti come la cocaina. In ultimo deve essere considerato il ruolo del sale da cucina come fattore correlato ad aumento dei valori di pressione arteriosa: dovremmo assumerne con gli alimenti non più di 5-6 grammi al giorno, tra il sale aggiunto agli alimenti e quello naturalmente contenuto in essi.

Quali sono i rischi?

I rischi dell’ipertensione sono rappresentati prima di tutto dai danni che si possono generale a livello del cuore e dei vasi sanguigni, e quindi a diversi organi bersaglio come i reni e il cervello. Gli eventi maggiori correlabili ad una ipertensione non trattata o non adeguatamente controllata sono eventi drammatici, quali infarto miocardico e ictus cerebrale.

Quali sono i valori pressori normali e quando deve “scattare l’allarme”?

Sono considerati normali valori di pressione arteriosa inferiori a 140/90 (valori numerici espressi convenzionalmente in millimetri di mercurio – mmHg). In soggetti anziani, soprattutto ultraottantenni, le ultime linee guida indicano come accettabili valori di pressione sistolica fino a 150. Valori superiori a questi indicati devono essere riverificati e, se confermati in successive misurazioni, presuppongono una valutazione clinica che individui:

l’eventuale presenza contemporanea di altri fattori di rischio cardiovascolare, come ipercolesterolemia, abitudine al fumo, obesità, sedentarietà (per una valutazione del rischio cardiovascolare globale);

• l’eventuale presenza di danni d’organo associati, come una ipertrofia ventricolare sinistra o un danno renale anche iniziale, valutabile con un semplice esame urine (microalbuminuria);

La presenza singola o associata di queste altre condizioni, unitamente ai valori riscontrati di pressione arteriosa, pongono il medico in condizione di stabilire per il paziente percorsi di trattamento individualizzato, che deve comprendere sia una serie di provvedimenti sugli stili di vita che la prescrizione di una terapia farmacologica. Se i valori di pressione riscontrati superano il limite di 180 di pressione sistolica o di 110 di pressione diastolica, o se si associano quei sintomi o segni clinici sopra riportati, si presuppongono accertamenti rapidi e una terapia farmacologica adeguata e immediata.

Parlando di stili di vita, quali sono i più indicati per la prevenzione il trattamento dell’ipertensione arteriosa?

Una alimentazione che comporti una assunzione di sale da cucina inferiore a 5-6 grammi al giorno, ricca di frutta e verdura e povera di acidi grassi saturi (grassi di origine animale) ha dimostrato di avere effetti benefici sui valori di pressione arteriosa (riduzione di circa 5 mmHg). Analogo beneficio è portato da una attività fisica regolare di tipo aerobico (nuotare, camminare o andare in bicicletta almeno 4-5 volte la settimana per 30-45 minuti. Infine, l’astensione dal fumo non determina una riduzione diretta della pressione arteriosa, ma riduce in modo significativo il rischio cardiovascolare globale.

Esistono farmaci da preferire o più efficaci di altri nella terapia dell’ipertensione arteriosa?

No, esistono numerose classi di farmaci, tutti efficaci, che possono essere scelti, da soli o in associazione, nella terapia individualizzata delle persone con ipertensione arteriosa. La scelta deve essere guidata sulla base delle diverse condizioni cliniche, visto che i diversi farmaci presentano meccanismi d’azione differenti con azioni modulabili: alcuni presentano una maggiore protezione renale, altri possono ridurre la frequenza cardiaca se troppo elevata, altri ancora possono equilibrare una ritenzione idrica, per cui la terapia appropriata deve essere ritagliata sul paziente singolo e sulle sue caratteristiche.

Il medico di famiglia dovrebbe essere il primo interlocutore per valutare correttamente l’entità del problema, ma questa fascia d’età consulta il medico o sfugge al controllo?

È vero, spesso le persone giovani che si sentono bene, e questo si verifica anche per soggetti con pressione elevata, tende a non effettuare controlli clinici. Il medico di famiglia deve mettere in atto una serie di azioni che favoriscano l’individuazione di situazioni a rischio, prima di tutto con una adeguata informazione ed educazione sanitaria alla sua popolazione di assistiti. Successivamente con interventi di tipo opportunistico o anticipatorio, che consiste nello sfruttare qualsiasi motivo di accesso in ambulatorio (richiesta certificati, ripetizione di ricette, piccoli disturbi stagionali) per effettuare alcuni controlli fondamentali alla prevenzione delle malattie: tra questi interventi ai primi posti dobbiamo porre l’importanza della misurazione della pressione arteriosa

Le informazioni che si trovano in questo sito si intendono per un uso esclusivamente informativo e non possono in alcun modo sostituire la consultazione con il proprio medico.

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