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Dermatologia

Infezioni cutanee: dalla diagnosi ai nuovi approcci nel trattamento topico

29 Mar 2018

Una guida pratica, ultima monografia della collana Disease Management SIMG, fornisce un quadro completo per diagnosticare le infezioni cutanee superficiali e utili informazioni per il loro trattamento.

Il medico di medicina generale è chiamato spesso a diagnosticare e trattare le infezioni cutanee superficiali, sia che si sviluppino su cute sana, come ad esempio impetigine, piodermite, follicolite, sia che si sviluppino su cute patologica, come ad esempio dermatite atopica, dermatite eczematosa irritativa o allergica, oppure che si manifestino come complicanza di altre patologie, come ad esempio varicella, punture d’insetto, parassitosi escoriate, ecc.

Nel trattamento di questa problematica, così come nella prescrizione di un antibiotico sistemico, si devono rispettare indicazioni, posologia giornaliera e durata della terapia nella totale consapevolezza che il fenomeno dell’antibiotico-resistenza costituisce un vero pericolo.

Nella monografia sono trattate le seguenti infezioni cutanee, delle quali riportiamo le principali caratteristiche. Per saperne di più clicca qui e scarica la monografia “Infezioni Cutanee dalla Diagnosi al Trattamento”.

Impetigine

Si tratta di un’infezione superficiale della cute causata da stafilococchi e/o streptococchi che costituisce il 10% di tutte le dermatiti dell’infanzia. Ne sono colpiti soprattutto i bambini di età compresa tra 4 e 8 anni, in particolare durante l’estate. La malattia è contagiosa soprattutto tra i neonati e i lattanti: infatti, non è raro osservare piccole epidemie negli asili.
Con il termine di impetigine si intendono in realtà due forme distinte dal punto di vista eziopatogenetico e clinico:

Impetigine volgare

che può essere causata da stafilococchi o da streptococchi o da entrambi ed è caratterizzata dalla comparsa di piccole vescicole rotondeggianti, a contenuto sieroso, circondate da un alone eritematoso. Queste vescicole si possono rompere, esitando in erosioni, oppure si mantengono integre: il liquido diventa purulento, con formazione di una pustola. In seguito, sia le erosioni sia le pustole si seccano, trasformandosi in squamo-croste: queste sono scarsamente aderenti, presentano un caratteristico colore giallastro (croste mieliceriche) e sono circondate da un alone eritematoso; il loro distacco evidenzia una superficie sottostante eritematosa-erosiva, umida, di colore rosso vivo (Figg. 1-3). Sono colpite soprattutto le aree scoperte, in particolare il naso, le guance, le labbra e il mento

Impetigine bollosa

la quale è sempre causata da Staphylococcus aureus e che si presenta con vescicole e/o bolle diffuse al tronco e alle pieghe. Queste lesioni sono rotondeggianti, spesso di notevoli dimensioni (anche alcuni cm di diametro), flaccide, con tetto sottile, a contenuto dapprima sieroso, quindi purulento, circondate da eritema molto modesto o del tutto assente. La rottura del tetto mostra erosioni umide che esitano in croste di colore giallo-bruno. In entrambe le forme di impetigine le condizioni generali si mantengono buone: rare sono infatti le manifestazioni sistemiche (febbre, linfangite, linfoadenopatia regionale).

Malattie infettive e parassitarie

Scabbia

La scabbia è un’ectoparassitosi estremamente contagiosa e pruriginosa endemica nei Paesi in via di sviluppo, mentre nei Paesi Occidentali si presenta spesso in forma di piccole epidemie in ambienti comunitari (case di cura, case di riposo, scuole, carceri, etc.).
Responsabile della scabbia è l’acaro Sarcoptes scabiei hominis che si nutre di cheratina ed è invisibile a occhio nudo; un ectoparassita umano obbligato e ospite-specifico che attua l’intero ciclo vitale di 4-6 settimane nell’epidermide.
La scabbia si trasmette per contatto diretto, con i rapporti sessuali e tramite indumenti o effetti letterecci; l’acaro sopravvive 24-48 ore fuori dalla cute. Un ruolo patogenetico importante, soprattutto nell’insorgenza del prurito, è svolto dalla sensibilizzazione nei confronti dell’acaro e dei suoi prodotti (uova e feci).

Pediculosi

Si tratta di un’ectoparassitosi causate dal Pediculus humanus capitis (“pidocchio”) e dallo Phthirus pubis (“piattola”), responsabili rispettivamente della pediculosi del cuoio capelluto e della pediculosi del pube. La pediculosi del cuoio capelluto è di più comune riscontro nei bambini tra i 3 e i 12 anni, con una prevalenza dell’1-5% nella popolazione generale. Presenta predilezione per il sesso femminile a causa della maggiore lunghezza dei capelli che rende più facile il contagio. Più diffusa in condizioni socio-sanitarie scadenti e promiscue; frequenti sono le piccole epidemie nelle comunità chiuse, quali scuole e caserme. La pediculosi del pube è più frequente nei soggetti sessualmente attivi di sesso maschile.
Il contagio della pediculosi del capo avviene di norma per trasmissione diretta, meno frequentemente attraverso oggetti inanimati (pettini, spazzole, elastici, cappelli, ecc.). La pediculosi del pube viene generalmente trasmessa durante i rapporti sessuali

Varicella

La varicella è una malattia infettiva a carattere esantematico provocata dal virus varicella-zoster (VZV). Tipica dell’età infantile, colpisce prevalentemente soggetti di età compresa tra 5 e 10 anni. L’infezione è ubiquitaria e ha carattere epidemico con picchi d’incidenza nei mesi invernali e primaverili. L’uomo rappresenta l’unico serbatoio, per cui la trasmissione avviene solamente per contatto diretto attraverso le secrezioni rino-faringee (goccioline di Flügge) oppure attraverso il contatto con le lesioni vescicolose cutanee.

Punture e morsicature di artropodi

Si tratta di manifestazioni cutanee causate da puntura o morso di animali invertebrati, dotati di esoscheletro rigido e chitinoso, appartenenti al phylum degli Artropodi e in particolare alle classi di: Chilopoda, Diplopoda, Arachinida e Insecta. Le lesioni da artropodi maggiormente diffuse in Italia sono quelle provocate da insetti e aracnidi, che presentano una stagionalità molto marcata che si concretizza essenzialmente nei mesi primaverili ed estivi.
Numerosissimi sono gli artropodi responsabili, tra cui zanzare, api, vespe, pulci, cimici, zecche, ragni, ecc. È possibile riscontrare lesioni cutanee di tipo meccanico, reazioni tossico-irritative locali dovute all’inoculazione di sostanze attive quali istamina, serotonina, acido formico e chinine, e reazioni tossico-allergiche dovute all’inoculazione di sostanze allergizzanti quali fosfolipidi, ialuronidasi e antigene 5, cui fa seguito l’iperproduzione di anticorpi IgE allergene-specifici.
I sintomi sono solitamente riconducibili a prurito e/o dolore in sede di aggressione. I segni cutanei sono molto variabili e spesso aspecifici: lesioni eritematose, eritemato-papulose, pomfoidi, vescicolose, bollose, petecchiali, ulcerative, crostose e necrotiche (Figg. 8, 9). Questo ventaglio di possibili quadri clinici deriva dalla natura e dalla modalità di aggressione dell’artropode, dalla sede anatomica interessata e dalla reattività cutanea del soggetto colpito. Le lesioni, spesso multiple, si possono presentare raggruppate a intervalli irregolari. Se le lesioni sono numerose, o la reazione locale è particolarmente grave, possono manifestarsi febbre e malessere generale.

Dermatiti allergiche e irritative (atopica, irritativa e allergica da contatto)

La dermatite atopica (DA) e la dermatite da contatto irritativa (DIC) e allergica (DAC) rientrano nel gruppo delle dermatiti eczematose. L’elemento che accomuna queste patologie dal punto di vista clinico e istopatologico è la vescicola spongiotica.

Dermatite atopica

La dermatite atopica è una malattia infiammatoria cutanea che rientra in un quadro clinico più complesso, definito “atopia”, che include manifestazioni cutanee, respiratorie, oculari, gastrointestinali. Le manifestazioni dell’atopia possono comparire in modo indipendente e in diverse età. L’incidenza della dermatite atopica è massima nei primi due anni di vita; più raramente esordisce in età adolescenziale-adulta.
La patogenesi della DA include primariamente un difetto della barriera cutanea su base genetica, su cui intervengono fattori ambientali come l’esposizione ad allergeni alimentari, inalanti, irritanti e alle infezioni. Il quadro clinico presenta aspetti diversi nelle varie età della vita: la forma del lattante compare dopo il terzo mese di vita e si attenua verso i due anni. Le lesioni eritemato-vescicolari e crostose sono localizzate prevalentemente al centro del volto, con risparmio delle aree orifiziali; successivamente possono diffondersi a tronco e arti. Il bimbo è irrequieto, insonne e disappetente a causa dell’intenso prurito. La forma dell’infanzia (dopo i 2-3 anni di vita) si caratterizza per una minore intensità dell’eritema e dell’edema e localizzazione delle lesioni alle pieghe flessorie, all’area labiale, perioculare e retroauricolare. Il prurito è un sintomo costante e intenso.
La forma dell’adolescente e dell’adulto si caratterizza per lesioni confinate alle pieghe e in sede periorifiziale, sempre molto pruriginose. La cute è diffusamente secca e desquamante. L’esordio della DA è rara in età adulta; più spesso si tratta di recidive di forme insorte in età pediatrica.

Dermatiti da contatto

Le dermatiti da contatto sono reazioni cutanee infiammatorie indotte dal contatto con agenti ambientali. Molto diffuse in ambito lavorativo (80-90% delle dermatosi professionali), colpiscono prevalentemente soggetti di età compresa tra i 30 e i 50 anni.
La dermatite da contatto è distinta in due forme dal punto di vista patogenetico e clinico:

  • la forma irritativa (DIC), la forma più comune di dermatite da contatto causata dal contatto con agenti chimici, fisici o biologici che provocano un danno diretto, senza intervento dei meccanismi immunologici, nella sede esposta alla sostanza irritante. Clinicamente si distingue una forma acuta, conseguente a un singolo contatto o a più contatti di breve durata, caratterizzata da lesioni eritematovescico-bollose, con cociore/bruciore, e una forma cronica, conseguente a contatto prolungato o ripetuto, con xerosi, desquamazione, ipercheratosi e ragadi. Nella DIC il danno cutaneo è localizzato nell’area del contatto e le lesioni tendono ad avere margini netti.
  • la forma allergica (DAC) mediata da un meccanismo di ipersensibilità ritardata cellulo-mediato. Gli apteni sono captati e presentati ai linfociti T durante la prima fase di sensibilizzazione, inducendo la formazione di cellule T della memoria. La seconda fase inizia con una nuova esposizione all’aptene, seguita dall’attivazione dei linfociti di memoria e dalla comparsa delle lesioni cutanee eczematose nelle 24-48 ore successive. Le manifestazioni della DAC possono presentarsi in forma acuta, subacuta e cronica, anche se spesso le tre fasi tendono a sovrapporsi, soprattutto quando i contatti con l’allergene sono ripetuti. Nella forma acuta le lesioni più frequenti sono l’eritema, l’edema e la vescicolazione, che può esitare in ampie erosioni; nella forma subacuta prevalgono le lesioni squamocrostose, mentre le forme croniche sono caratterizzate principalmente da placche infiltrate, ipercheratosiche, con fissurazioni e ragadi. Tipico di tutte le forme è il prurito intenso.

Clicca qui per scaricare la monografia completa “Infezioni Cutanee dalla Diagnosi al Trattamento”

 

 

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