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Interviste

Immunoterapia in oncologia: la parola all’esperto

27 Set 2018

Oggi parliamo dell’immunoterapia in oncologia: uno nuovo pilastro nella cura dei tumori che sta destando l’attenzione e l’entusiasmo degli specialisti in oncologia, delle forme accademiche internazionali e delle case farmaceutiche per i suoi sorprendenti risultati.

Come spiega nell’intervista Patrizia Giannatempo, Oncologo Medico presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, “L’immunoterapia è arrivata 10 anni fa nel melanoma metastatico e ad oggi abbiamo pazienti lungo-sopravviventi con patologia tipo melanoma che erano dati per spacciati 10 anni fa. L’immunoterapia cross-patologia dà una percentuale di risposte intorno al 20%, ma di quel 20% dei pazienti che rispondono all’immunoterapia una buona percentuale sono lungo-sopravviventi; quindi anche pazienti con malattia metastatica che hanno già fatto tanti trattamenti, definiti incurabili tanti anni fa, ad oggi sono guariti”.

“La grossa problematica – prosegue P. Giannatiempo – è che l’oncologia si sta muovendo in modo molto veloce, i farmaci sono arrivati prima ancora che potessimo capire a chi darli e quindi la ricerca dei biomarcatori nell’identificazione dei pazienti sta in questo momento utilizzando tutte le energie dei ricercatori internazionali per l’individuazione dei biomarcatori efficaci”. 

Un altro grosso vantaggio dell’immunoterapia è la tossicità: meno del 10% dei pazienti riportano tossicità di cui la tossicità più frequentemente riportata è prurito e rash cutaneo, assolutamente maneggevole. Gli altri tipi di tossicità che possono essere tutti dovuti ad un iperstimolazione del sistema autoimmune quindi le problematiche di autoimmunità sono riportate nell’1-2% dei casi nelle diverse sotto-tipo di tossicità immunocorrelata e ad oggi sono gestibili e maneggevoli. Un paziente che fa l’immunoterapia spesso ritorna a noi dicendo che si sente rinato. Da qui nasce tutto l’entusiasmo con cui l’oncologia, le case farmaceutiche e tutte le forme accademiche internazionale stanno mettendo energia, forza e soldi per proseguire nella ricerca dell’immunoterapia. In questo quadro diventa sempre più importante la collaborazione con i medici di medicina generale nella gestione di quelle che possono essere le tossicità immunocorrelate, rare ma che esistono.”

Ma come agisce l’immunoterapia in oncologia?

L’obiettivo dell’immunoterapia è quello di sfruttare la specificità e la memoria a lungo termine della risposta immunitaria adattativa per ottenere una regressione tumorale duratura e una possibile cura.
Sono stati studiati diversi approcci all’immunoterapia che includono:

  • la somministrazione di citochine esogene o di vaccini terapeutici per aumentare la frequenza delle cellule T tumore-specifiche,
  • il trasferimento adottivo di cellule effettrici tumore-specifiche,
  • l’applicazione di una varietà di inibitori dei checkpoint immunitari e agonisti della costimolazione dei recettori per superare i meccanismi immunosoppressivi indotti dal tumore.

Alcuni approcci hanno avuto più successo di altri per ragioni che stanno diventando evidenti e queste osservazioni hanno portato a un eccitante risveglio nella ricerca clinica per sviluppare strategie immunoterapeutiche più efficaci.

Da tempo, infatti, sappiamo che il sistema immunitario e le cellule maligne coesistono spesso in un equilibrio dinamico, e la complessa interazione tra tumore in crescita e sistema immunitario può determinare il decorso della malattia. I tumori devono sviluppare la capacità di eludere il sistema immunitario per proliferare e metastatizzare.

La teoria della sorveglianza immunitaria suggerisce che il sistema immunitario è proattivamente in grado di eliminare le cellule anormali e prevenire la formazione del cancro nel corpo. Gli studi hanno dimostrato che i pazienti con funzione immunitaria compromessa o soppressa sono esposti ad aumentato rischio di sviluppare il cancro. Inoltre, anche se controverso, l’uso di agenti immunosoppressivi è stato associato a un aumento dell’incidenza di alcuni tumori. Chiaramente la risposta immunitaria adattativa è in grado di controllare la crescita di alcuni tumori, come evidenziato dall’osservazione che la presenza di linfociti infiltranti il tumore (TIL) spesso è associata a una sopravvivenza maggiore (OS) . Tuttavia, il sistema immunitario è reso meno efficace con la crescita dei tumori.

Le cellule tumorali, in risposta all’immunosorveglianza, avviano un processo dinamico chiamato immunoediting; può essere concettualizzato da un movimento alternato che bilancia la protezione immunitaria con l’evasione immunitaria . L’immunoediting del cancro comprende tre fasi:

  • eliminazione, in cui le cellule tumorali sono identificate e distrutte efficacemente dal sistema immunitario;
  • equilibrio, in cui il sistema immunitario non è in grado di eliminare completamente tutte le cellule tumorali, ma è in grado di controllare o prevenire ulteriori crescite.
  • fuga, in cui il sistema immunitario non è in grado di eliminare e controllare la crescita del tumore perché le cellule tumorali si sono evolute sotto la pressione selettiva del sistema immunitario e quelle cellule che hanno acquisito la capacità di sopprimere o eludere la risposta immunitaria continuano a proliferare e a diffondersi

Nell’approfondimento che puoi leggere cliccando qui, Patrizia Giannatiempo spiega in modo dettagliato tutte le caratteristiche dell’immunoterapia in oncologia.

Le informazioni che si trovano in questo sito si intendono per un uso esclusivamente informativo e non possono in alcun modo sostituire la consultazione con il proprio medico.

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