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Il riequilibrio del microbiota per combattere l’emicrania

4 Feb 2021

Gli studi epidemiologici segnalano una associazione tra la presenza di alcuni problemi intestinali e l’emicrania. Condizioni che trovano terreno comune nelle disfunzioni del microbiota intestinale e nel rilascio di citochine infiammatorie. Un ruolo da protagonista viene giocato dalla componente nervosa presente nel tratto gastroenterico. Ne deriva che gli specialisti dell’emicrania prestano una crescente attenzione all’asse intestino-cervello per ottimizzare la cura dei loro pazienti. Non senza prendere in considerazione specifici interventi di carattere nutrizionale o relativi allo stile di vita. Una buona occasione per fare il punto sullo stato dell’arte in materia è rappresentata da una recente review, pubblicata su The Journal of Headache and Pain.

Tra gli autori della review,  AP&B ha intervistato Simona Sacco, professoressa di neurologia presso l’Università dell’Aquila.

Di seguito riportiamo alcune domande:

La review evidenzia il ruolo dell’asse intestino-cervello anche nei pazienti con emicrania. Su quale meccanismo si basa tale riscontro?

Molte ricerche testimoniano l’importanza dell’asse intestino-cervello nella clinica di alcune patologie neurologiche, tra cui la sclerosi multipla, le malattie extra-piramidali, soprattutto il Parkinson, ma anche degenerative come l’Alzheimer. Non ultima l’emicrania di cui si occupa in modo specifico la review della letteratura di cui stiamo parlando. Ciò accade perché nell’intestino è presente una parte del sistema nervoso autonomo che rilascia neurotrasmettitori, in primis serotonina, dopamina, acido gammaamminobutirrico e neuropeptide CGRP (Calcitonin Gene-Related Peptide), giunto all’attenzione in tempi più recenti. Di fatto, le ricerche evidenziano come il microbiota intestinale, cioè l’insieme dei microrganismi simbiontici presenti nel tratto digestivo, sia in grado di modulare il rilascio dei neurotrasmettitori a livello del sistema nervoso gastroenterico con effetti che si esercitano anche al di fuori dell’intestino. Da considerare, inoltre, che, in presenza di alcune disfunzioni intestinali, si producono citochine, molecole infiammatorie che, entrando nel torrente ematico, possono esercitare un ruolo sfavorevole sui processi neuropatologici preesistenti.

 

Anche l’infezione da Helicobacter pylori appare coinvolta nell’emicrania: che cosa sappiamo al riguardo?

Diversi studi osservazionali hanno valutato la prevalenza dell’infezione da Helicobacter pylori (H. pylori) negli emicranici rispetto a soggetti senza emicrania. È emerso che l’emicrania si associa a una maggiore prevalenza. Altri studi, peraltro non ancora conclusivi, segnalano che le terapie di eradicazione di H. pylori determinano un miglioramento dell’emicrania. Si è ipotizzato che questa infezione sia uno dei fattori coinvolti nel peggioramento di questo tipo di mal di testa, con ripercussioni sulla frequenza e l’intensità degli attacchi. Sia chiaro che la presenza di H. pylori non è una condizione sufficiente per sviluppare emicrania, ma nei soggetti colpiti dal disturbo determina alterazioni generali che favoriscono il manifestarsi degli attacchi. I motivi dell’associazione osservata negli studi epidemiologici non sono ancora chiari: si ritiene che l’infezione induca alterazioni immunitarie, infiammazione, risposte vascolari, influenzando anche il rilascio dei neuropeptidi. Al momento, comunque, non c’è indicazione alla ricerca sistematica dell’infezione da Helicobacter negli emicranici.

 

L’associazione con l’emicrania è stata osservata anche per la Sindrome dell’intestino irritabile (Irritable Bowel Disease, IBS). Che cosa è emerso?

In questo caso il discorso è diverso. L’IBS ha aspetti clinici in comune con l’emicrania. Sono disturbi cronici ricorrenti e sine materia, nel senso che per entrambi non abbiamo un esame clinico, un biomarcatore, che ponga con certezza la diagnosi. Ci troviamo di fronte a quadri sintomatologici e su questi si fonda la diagnosi. Emicrania e IBS sono anche accomunate dall’importanza del fattore emozionale, dello stress, nello scatenamento dei sintomi. Non è escluso che ci sia un retroterra comune nella patogenesi o nel peggioramento del disturbo. Inoltre, le due patologie colpiscono soggetti giovani, soprattutto di sesso femminile. Un ulteriore elemento in comune è che i farmaci che modulano i recettori della serotonina possono risultare efficaci per tutte e due le malattie. Nella review si sottolinea che le alterazioni del microbiota, e le conseguenti ricadute sull’asse intestino-cervello, potrebbero spiegare l’associazione tra IBS ed emicrania, così come le allergie e le intolleranze anch’esse coinvolte nella genesi degli attacchi e nelle recidive della sindrome.

 

Sul web leggiamo a volte di diete portentose, in grado di risolvere il problema alla radice: possiamo affermare che esiste una “dieta ideale” per l’emicrania?

No, è un falso mito. Non ci sono sostanze in assoluto da evitare o da assumere. Non esiste alcuna “ricetta magica” che vada bene per tutti. La nutrizione va ritagliata su misura del singolo paziente, tenendo conto di fattori di suscettibilità individuale a determinati alimenti, del BMI, di eventuale infiammazione e delle comorbidità di cui abbiamo parlato. È altrettanto vero, però, che in alcuni pazienti certi alimenti possono scatenare l’attacco di emicrania: più di frequente il vino rosso, gli alcolici in generale, gli agrumi, i formaggi stagionati, il cioccolato o alimenti ad alto contenuto di glutammato di sodio, ad azione vasodilatatoria, come quelli presenti nei cosiddetti piatti del “ristorante cinese”. Infine, va precisato che spesso i pazienti si accorgono spontaneamente dell’associazione tra questi cibi e l’attacco emicranico e, di conseguenza, tendono ad evitarli.

Per ulteriori approfondimenti scarica il numero di AP&B

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