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Fake news e salute: il binomio tra diabete e alimentazione

6 Feb 2020

A differenza delle fake news condivise sui social network o su blog che trattano temi politici o di gossip, la disinformazione in tema salute è molto più curata e quindi pericolosa: si sviluppa con testi estensivi e siti curati fin nei minimi dettagli, al fine di intrattenere il visitatore per lungo tempo e dando credibilità alle notizie riportate.

Questo è un grave problema, da un lato perché spesso l’utente non possiede le competenze necessarie alla valutazione della veridicità di un argomento medico, e dall’altro perché l’interesse verso alcuni argomenti (es. alimentazione e diabete) è talmente elevato che sono direttamente gli utenti a ricercare informazioni a riguardo, e lo fanno tramite una ricerca generica che li porta a fruire informazioni da siti poco attendibili.

Riportiamo alcune delle domande che la rivista GIDM ha rivolto alla Dott.ssa Chiara Molinari sul fenomeno:

 

Dieta chetogenica

Togliere l’insulina a un diabetico. Un sogno che, per chi soffre di diabete mellito tipo 2, può diventare realtà, anche per pazienti che prendono i farmaci orali antidiabetici. Togliere l’insulina sembrava impossibile, laddove tutti i farmaci hanno fallito, la dieta chetogenica può vincere una battaglia importante per i malati di tutto il mondo”.  Campeggia su uno dei molteplici siti che postano temi al riguardo – esteticamente ben fatto e che conta su articoli correlati e medici a supporto della veridicità dell’articolo.

Qual è il vero ruolo della dieta chetogenica nella gestione del diabete di tipo 2?

“Da un punto di vista strettamente fisiopatologico, essendo i carboidrati la principale fonte di glucosio, ridurne l’assunzione potrebbe portare a una riduzione del fabbisogno insulinico, un miglioramento della sensibilità insulinica e una riduzione della glicemia post-prandiale, rappresentando un’opzione nella gestione delle patologie metaboliche, tra cui il diabete tipo 2, e l’obesità. I regimi alimentari chetogenici (ketogenic diet, KD), le diete a basso o molto basso contenuto di carboidrati (low-carb diet, LCD and very-low carb diet, VLCD) si sono dimostrate effettivamente efficaci nel ridurre il peso corporeo e migliorare il compenso glicemico (che non significa necessariamente eliminare la terapia insulinica…) .

Tuttavia, questi regimi alimentari, sbilanciati a favore di lipidi e proteine, non sono appropriati per tutti i pazienti con diabete (e certamente non per “i malati di tutto il mondo”). Nei pazienti con diabete tipo 2 è necessario bilanciare il potenziale beneficio con un possibile aumento del rischio cardiovascolare dovuto al peggioramento del profilo lipidico; nei soggetti con malattia renale, un aumentato apporto proteico è dimostrato essere controproducente. In pazienti che assumono particolari terapie orali per il diabete (SGLT inibitori), vi è un rischio intrinseco di chetoacidosi diabetica euglicemica e l’eliminazione o la forte riduzione di carboidrati rappresentano uno dei fattori scatenanti questo grave e potenzialmente fatale effetto collaterale.

Le raccomandazioni nutrizionali nella gestione del diabete tipo 2, del pre-diabete e dell’obesità non indicano un unico schema alimentare per tutti i pazienti con diabete, ma piuttosto suggeriscono un approccio individualizzato, che consideri le specifiche necessità in termini di macro- e micronutrienti, valutando le preferenze del paziente e gli obiettivi metabolici prefissati.”

 

Dieta del gruppo sanguigno

Guarito dal diabete tipo 2 con la dieta del Dott. XYZ. Questa è la storia di Tizio, gruppo sanguigno A, che ci dimostra come costanza e coraggio siano elementi indispensabili per ritrovare la salute”.

Perché la dieta del gruppo sanguigno e le sue promesse sono false?

La dieta del gruppo sanguigno è stata proposta dal naturopata Peter J. D’Adamo nel 1996, intitolato “Eat Right 4 Your Type”, e propone che ogni individuo debba seguire una dieta specifica in relazione al proprio gruppo sanguigno, eliminando alcuni (molti) alimenti. È proprio l’estrema selettività di questi regimi alimentari, poco bilanciati e arbitrari, che porta a una dieta di fatto ipocalorica, riducendo il “cibo spazzatura” e preferendo alimenti freschi e poco trasformati. È pertanto verosimile che seguire questo tipo di alimentazione nel breve periodo porti a un complessivo miglioramento di alcuni parametri metabolici. Tuttavia, l’esclusione completa di alcuni gruppi di alimenti potrebbe non assicurare la dose giornaliera raccomandata di macronutrienti e micronutrienti.

Non esiste alcun razionale scientifico a supporto della dieta del gruppo sanguigno. Vi sono evidenze che suggeriscono un aumento della vulnerabilità di alcuni tipi di sangue a particolari malattie e altre che mostrano un’associazione tra alcune varianti genetiche e la risposta a diete specifiche, ma non ci sono prove che l’aderenza alla dieta del gruppo sanguigno fornisca benefici per la salute. L’aderenza a determinate diete “di tipo sanguigno” è stata associata a effetti favorevoli su alcuni fattori di rischio cardiometabolico, ma queste associazioni appaiono indipendenti dal genotipo ABO dell’individuo, scardinando di fatto l’ipotesi alla base delle teorie di D’Adamo e seguaci. Riportare per altro il successo di singoli individui non testimonia il valore scientifico della teoria e dell’intervento.”

 

I rischi

Ma quali sono i rischi per il paziente?

L’impatto emotivo del diabete e della sua terapia sui pazienti è elevato. Suggerire soluzioni apparentemente definitive, promettere bacchette magiche e presentare casi di singoli individui che “ce l’hanno fatta” fa leva proprio su questa fragilità. Chiunque di noi sarebbe contento di risolvere una grossa preoccupazione con pochi e semplici accorgimenti (anche se regimi alimentari così restrittivi si dimostrano di difficile aderenza nel lungo periodo). In queste narrative, si fa spesso riferimento a soluzioni e rimedi naturali, ipotesi suggestive volte a motivare i pazienti a rinunce e limitazioni altrimenti difficilmente sopportabili.

I risultati vengono descritti come miracolosi, raggiungibili in breve tempo, ma spesso non viene fatta menzione su quel che succede a medio e lungo termine, né in termini di efficacia, né in termini di sicurezza.

Per l’applicazione di questi regimi alimentari, così come l’assunzione di alimenti funzionali, prodotti erboristici e integratori alimentari, il paziente è tentato dal fai-da-te, senza sorveglianza medica, con rischio di carenze nutrizionali e potenziale tossicità.

In queste divulgazioni dovrebbe essere chiarito che, fino a quando non saranno disponibili sicure evidenze, i teorici benefici di questi regimi alimentari non sono supportati da prove scientifiche.

Questo genere di fake news o “pubblicità ingannevole”, oltre a essere profondamente irrispettosa per chi vive la malattia sulla propria pelle quotidianamente, spesso si associa anche alla vendita web di libri, corsi e prodotti altrettanto “miracolosi”, dal contenuto “naturale” e misterioso, creando un giro d’affari anche rilevante.”

 

Approfondisci l’intervista su GIDM

Le informazioni che si trovano in questo sito si intendono per un uso esclusivamente informativo e non possono in alcun modo sostituire la consultazione con il proprio medico.

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