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Covid-Coronavirus

Covid-19 e cure primarie: speciale SIMG

3 Set 2020

Il 9 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiara ufficialmente che le autorità sanitarie cinesi hanno individuato un nuovo ceppo di coronavirus mai identificato prima nell’uomo, classificato in seguito con il nome di SARS-CoV-2.

Dalla Cina il virus si è progressivamente diffuso in tutto il mondo così rapidamente da cogliere impreparati i sistemi sanitari di tutti i paesi coinvolti. In Italia il Ministro della Salute, il 22 gennaio, ha riunito una task force per coordinare gli interventi nel nostro Paese affidando le operazioni di sorveglianza all’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Già dal 25 gennaio, la SIMG aveva costituito un gruppo di lavoro volto a identificare le fasi operative utili nella quotidianità ai MMG/ MCA per cercare di arginare la dilagante epidemia e per fungere da supporto agli stessi operatori sanitari, ai malati e ai contatti.

Questo numero della rivista ha la finalità non solo di fornire un elemento di orientamento e supporto per tutti i MMG/MCA italiani, ma anche di rappresentare la storia della Medicina Generale italiana in questi tragici mesi di pandemia.

La scoperta dei coronavirus nell’uomo

Il primo coronavirus fu scoperto nei polli negli anni ‘30 e a metà del 1960 fu identificato il primo coronavirus umano, ma solo recentemente, dal 2003, è emerso come un virus pericoloso per la salute umana, contagioso e capace di provocare anche pandemie su scala planetaria. I coronavirus si trovano in tutto il mondo e sono responsabili di circa il 10-15% dei raffreddori comuni, soprattutto durante l’inverno. Sono spesso rilevati contemporaneamente ad altre infezioni respiratorie prevalentemente batteriche. I coronavirus che inducono forme respiratorie lievi sono stati catalogati come: 229E, OC43, NL63 e HKU1.

Classificazione, origine e modalità di trasmissione dei coronavirus

Nell’uomo i coronavirus umani sono classificati in 7 tipi secondo la nomenclatura scientifica internazionale:

  1. 229E (alfa coronavirus);
  2. NL63 (alfa coronavirus);
  3. OC43 (beta coronavirus);
  4. HKU1 (beta coronavirus);
  5. SARS-CoV o SARS-Cov-Urbani (beta coronavirus che ha causato la SARS del 2003);
  6. MERS-CoV (beta coronavirus che ha causato la MERS nel 2012);
  7. SARS-CoV-2 (il nuovo coronavirus che ha causato l’attuale patologia clinica denominata “Coronavirus Infectious Disease” o COVID-19);

I coronavirus che causano malattie all’uomo originano in genere dai pipistrelli che sono i loro reservoir o ospiti permanenti. I virus poi vengono trasmessi dai pipistrelli ad altri animali, definiti “ospiti intermedi”. In alcuni casi i coronavirus negli ospiti intermedi fanno il cosiddetto “salto di specie” dando origine a un nuovo virus che ha la capacità di trasmettersi direttamente all’uomo. Esso poi si diffonde successivamente da uomo a uomo dando origine alle epidemie e pandemie come SARS-CoV, MERS-CoV e SARS-CoV-2. Nel caso di SARS-CoV la trasmissione all’uomo è dovuta al “gatto civetta” o zibetto e per MERS-CoV a cammelli o dromedari.

SARS-CoV-2 è probabilmente stato trasmesso all’uomo attraverso i pangolini (una specie di formichiere) venduti illegalmente nei  mercati cinesi dopo che essi sono stati infettati da pipistrelli.

Le epidemie da coronavirus prima di SARS-COV-2

Il  primo caso di epidemia da coronavirus risale al 2003, quando esplose un focolaio nella Cina continentale e a Hong Kong provocando una forma grave respiratoria acuta chiamata “Severe acute Respiratory Syndrome” o SARS-CoV o anche “SARS-CoV-Urbani”, in onore del medico infettivologo italiano Carlo Urbani che la evidenziò per primo, si contagiò e poi purtroppo morì poco dopo la sua scoperta.

La SARS-CoV, probabilmente iniziata alla fine del 2002, si diffuse poi rapidamente in tutto il mondo e infettò circa 8.098 persone in 37 paesi e causò 778 decessi fino a scomparire poi nel luglio 2003. I sintomi di SARS-CoV erano molto gravi, quindi fu molto più facile identificare e isolare i pazienti circoscrivendo l’epidemia rapidamente. Il virus è poi tornato dopo pochi mesi dalla esplosione della patologia nel suo habitat naturale, cioè nel regno animale. Un altro evento epidemico si è verificato nel 2012, quando il Coronavirus ha causato la cosiddetta sindrome respiratoria del Medio Oriente “Middle East Respiratory Syndrome” o MERS-CoV, in particolare in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Repubblica di Corea. La trasmissione di MERS-CoV si è verificata principalmente in ambiente sanitario. Casi sporadici di MERS, soprattutto in viaggiatori provenienti dal Medio Oriente, si sono poi evidenziati in anni successivi. In totale si sono registrati 2.500 casi e 850 morti. La mortalità di SARS-CoV e MERS è stata, rispettivamente, del 10 e del 38%.In entrambi i casi, fortunatamente, i focolai sono stati contenuti e non hanno provocato pandemie con milioni di contagi e decessi grazie a una combinazione di rapido intervento umano e circostanze naturali ancora scientificamente non chiarite a tutt’oggi riguardo la differente dinamica rispetto a SARS-CoV-2.

L’epidemia/pandemia di SARS-CoV-2

Sembra ormai accertato che SARS-CoV-2 fosse già presente in Cina dal novembre 2019, soprattutto a Wuhan, capoluogo della provincia di Hubei, nella Cina Centrale. In quel periodo, le patologie polmonari (poi attribuite a SARS-CoV-2) venivano considerate come “polmoniti anomale”. Solo il 31 dicembre 2019 veniva data notizia ufficiale dei “numerosi casi anomali” da parte delle autorità cinesi. Il 9 gennaio  2020 era stato ufficialmente riconosciuto dal governo cinese che i casi anomali erano dovuti ad un virus della stessa famiglia di SARSCoV e MERS. Parallelamente venivano prese rigorose misure di contenimento a Wuhan e poi nel resto della Cina. In Italia, a Roma, venivano isolati due turisti cinesi all’Ospedale Spallanzani risultati contagiati da SARS-CoV-2. Sembrava che il focolaio fosse molto contenuto, invece a fine di febbraio 2020 è stato identificato il primo focolaio autoctono a Codogno, che poi si è progressivamente diffuso in tutto il Paese, soprattutto nelle regioni del nord Italia. Successivamente i focolai si sono estesi in tutta Europa, poi in tutti i paesi del mondo. L’OMS dichiara ufficialmente l’11 marzo la pandemia da SARS-CoV-2. È poi storia di ogni giorno l’evoluzione della pandemia che ha raggiunto quasi 5 milioni di casi nel mondo, più di 6.740.000, di cui quasi 33.800 in Italia. Il tasso di mortalità a livello globale, secondo le stime dell’OMS, non è comunque elevato e di circa il 3,4%.

Caratteristiche genetiche e meccanismo di diffusione di SARS-CoV-2

SARS-CoV-2 è un virus a RNA, a singolo filamento, con dimensioni del genoma di ~30 kb. Il genoma SARS-CoV-2 è simile ad altri coronavirus. Esso muta e cerca di cambiare aspetto per essere in equilibrio con il sistema immunitario dell’ospite. Le proteine di superficie del virus (chiamate ‘spike’ ), che vengono utilizzate per aggredire le cellule e moltiplicarsi, si sono modificate costituendo un nuovo virus. È stata proprio la mutazione delle proteine spike che ha permesso al virus di fare il salto di specie. SARS-CoV-2, mediante la proteina spike , è riuscito a legarsi al recettore ACE-2 che si trova nei polmoni, nel cuore, nei reni e nel tratto gastrointestinale, facilitando così l’ingresso virale nell’organismo umano. Il legame ad alta affinità della proteina spike di SARS-CoV-2 con il recettore ACE-2 umano sembra pertanto essere il risultato della selezione naturale del virus sul recettore umano o simil-umano. Questa è una prova evidente che SARS-CoV-2 non è il prodotto di una manipolazione intenzionale da laboratorio. 

 

Per ulteriori approfondimenti scarica gratuitamente la rivista SIMG 

 

 

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