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Alimentazione

“Cibi… a fior di pelle”, intervista alla Dott.ssa Chiarini

11 Apr 2017
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È appena uscito il nuovo libro della Dott.ssa Chiarini e del Prof Fabbri: “Cibi… a fior di pelle”, un volume che intende fornire al lettore risposte aggiornate e soprattutto fondate su solide evidenze scientifiche.

L’opera rappresenta una preziosa puntualizzazione su quali siano i veri rapporti fra alimentazione e patologie dermatologiche, argomento questo sul quale a tutt’oggi esistono purtroppo molte “leggende metropolitane” e poca informazione fondata su evidenze scientifiche.

Approfondiamo l’argomento con una delle autrici del libro.

 

Gentile Dott.ssa Chiarini, è uscito il suo nuovo libro “Cibi…a fior di pelle. Alimentazione e patologie dermatologiche”.
Da cosa è nata l’idea di questo libro? Possiamo ipotizzare che una delle motivazioni sia la crescente attenzione dell’opinione pubblica nei confronti di queste tematiche e la circolazione dei cosiddetti “falsi miti”…

Sicuramente questo tema riscuote l’interesse dei nostri pazienti e di recente è diventato un argomento di grande successo nei mass-media (quotidiani, riviste, programmi radiotelevisivi). Riteniamo tuttavia che tutto ciò che riguarda l’alimentazione nei suoi riflessi sulle malattie sia un ambito particolarmente fertile per l’approssimazione (se non per la disinformazione) dove trovano spazio presunti esperti che trasformano dati parziali e non verificati in verità acquisite. Abbiamo perciò deciso di affrontare questo argomento con un’unica preoccupazione: vagliare con equilibrio le evidenze della letteratura, astenendoci da considerazioni personali non documentate.

Il libro si apre con un capitolo sulla composizione degli alimenti e sulle alterazioni degli stessi in seguito a diversi metodi di cottura. A questo proposito, è consigliabile mangiare verdure crude per conservarne i principi nutritivi o non è sempre vero?

Non esiste una regola unica valida per tutti i tipi di verdure e per tutti i nutrienti. Se per esempio è vero che gran parte della vitamina C viene persa durante la cottura dei vegetali, per altri nutrienti avviene il contrario: il licopene (potente antiossidante e prezioso alleato della nostra pelle nella protezione dai raggi solari) dei pomodori in particolare aumenta la propria biodisponibilità in seguito alla cottura.

Inoltre bisogna sempre distinguere fra i diversi tipi di cottura: in generale quella al vapore sarebbe da preferire alla bollitura.

Infine è opportuno ricordare che non è importante il singolo alimento ma la dieta nel suo complesso: se vengono rispettate le 5 porzione di frutta e verdura consigliate dalla sana dieta mediterranea, le vitamine e i sali minerali persi dalle verdure cotte sono ampiamente compensati da quelli contenuti nella frutta fresca. Inoltre chi assume almeno 3 porzioni di verdura al giorno, solitamente consuma sia vegetali crudi che cotti.

Altro tema affrontato nel suo libro è quello di additivi, conservanti e coloranti usati dall’industria alimentare. Sono necessariamente dannosi per la salute? Quali sono i limiti?

Gli additivi (che comprendono conservanti e coloranti) sono sostanze che vengono aggiunte agli alimenti, soprattutto industriali, per preservarli da contaminazioni microbiche e irrancidimento e per migliorarne l’aspetto e la consistenza. La grande maggioranza di essi è innocua per la salute e comprende vitamine, aminoacidi, antiossidanti naturali come licopene e antocianine e addensanti come la pectina.

Invece i nitrati e i nitriti, utilizzati soprattutto nella conservazione della carne e degli insaccati, possono subire delle modificazioni chimiche che li trasformano in nitrosammine, molecole classificate dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AIRC) come “probabilmente cancerogene per gli esseri umani”. Un consumo eccessivo e prolungato di nitriti è stato infatti associato ad un aumento del rischio dei tumori dello stomaco e dell’esofago.

Fra le patologie dermatologiche, gli additivi sono chiamati in causa in particolare come agenti etiologici scatenanti in alcune forme di orticaria.

Nel suo libro parla anche degli integratori alimentari, suddividendoli in diverse tipologie. Sono davvero utili per la salute o ritiene che si stia assistendo ad un abuso degli stessi?

Gli integratori rappresentano un valido aiuto in molte condizioni patologiche, anche della pelle, ma devono essere sempre consigliati e prescritti dallo specialista nelle dosi opportune. Se appunto vengono utilizzati nel loro ruolo di “integratori” alla dieta senza eccessi o abusi possiamo trarne i vantaggi auspicati in tutta sicurezza e senza rischi.

 

Il libro dedica ampio spazio al “microbiota intestinale” che, negli ultimi anni, ha destato l’interesse della comunità scientifica. Qual è la sua funzione e perché ha così tanta importanza?

Negli ultimi anni numerosi studi sono stati intrapresi per dimostrare il ruolo di questi microrganismi nel mantenimento dell’integrità funzionale dell’intestino e dell’equilibrio dell’intero organismo umano. La composizione e il metabolismo del microbiota intestinale sono stati associati a un’ampia varietà di patologie: malattie infiammatorie croniche intestinali, sindrome del colon irritabile, ma anche patologie metaboliche come l’obesità, il diabete, la sindrome metabolica, le malattie allergiche e immunologiche.

I microrganismi che compongono il microbiota abitano l’intestino in relazione simbiotica con le nostre cellule intestinali: con il loro metabolismo apportano benefici all’organismo in quanto concorrono alla digestione dei nutrienti, al metabolismo dei farmaci, prevengono la colonizzazione di microrganismi patogeni,  rafforzano la funzione barriera dell’intestino e influenzano la risposta immunitaria dell’ospite.

La seconda parte del libro è interamente dedicata alle principali patologie dermatologiche causate dall’assunzione di determinati alimenti, o tipologie di diete alimentari: orticaria, dermatite atopica, psoriasi sono solo alcune di quelle trattate. Quali sono le più comuni?

Sicuramente acne, psoriasi, dermatite atopica e orticaria sono le più comuni; tuttavia nelle varie patologie cutanee l’alimentazione può giocare un ruolo diverso: per alcune di esse è stato dimostrato il ruolo etiologico determinante di alcuni alimenti in tutti i pazienti, per altre dermatosi questa responsabilità è attribuibile solo a particolari categorie di pazienti affetti.

Infine, una domanda su una delle patologie più diffuse, l’acne, sulla quale circolano sul web una grande quantità di false verità. Esiste una reale correlazione fra alimentazione e sviluppo di forme acneiche?

Negli ultimi anni numerose ricerche condotte su casistiche particolarmente significative, ad opera di nutrizionisti e dermatologi, hanno dimostrato che esiste una reale correlazione etiologica fra acne e alimentazione.

In particolare è stato evidenziato che alimenti con elevato indice e carico glicemico sono in grado di determinare un aumento dell’insulinemia che, a sua volta, è in grado di influenzare alcuni meccanismi patogenetici dell’acne come l’ipercheratosi del canale infundibolare e l’aumentata produzione di sebo.

Tra gli alimenti della dieta “occidentale” maggiormente implicati in questo meccanismo vi sono il latte e i suoi derivati, in grado di indurre elevati livelli plasmatici di insulina e di IGF-1.

Alla luce di queste recenti acquisizioni riteniamo che una dieta ipocalorica, con un basso contenuto di alimenti ad elevato indice e carico glicemico, sia utile a tutti i pazienti con acne moderata-grave, con una particolare indicazione per quei pazienti con profili metabolici alterati, oppure con sindrome dell’ovaio policistico.

Inoltre, nella pianificazione della terapia, anche dietetica, di questi pazienti, riteniamo che l’assunzione di latte e di latticini debba essere congruamente ridotta.

 

Ringraziamo la dott.ssa Chiarini, vi invitiamo a consultare il suo blog per rimanere sempre aggiornati.

Vai alla scheda del libro per l’acquisto online

 

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